Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

ILCIPPODELL'ABBONDANZA Mario Schettini Da provincia spopolata per le intermittenti carestie, seguite da processioni di briganti disoccupati, era da qualche parte più arsiccia e cipigliosa, con rupi screpolate dove l'erba gremita di spine pendeva disciolta e incastonata da grossi fiori ridenti che rilucevano come gioielli appiccicati e disseminati da qualche galantuomo che un giorno o l'altro dovesse tornare per raccoglierli non senza pentimento. Era una provincia del sud e il sole vi compariva con uno strepito festoso per molti mesi dell'anno. Ma da quella parte la provincia andava come smarrendo le sue strade chiuse dai pioppi o infilate nei campi con quella polvere più sottile dell'aria in cui il vento soffiava suscitando nugoli di fantasmi che correvano lungo la campagna. Le case della provincia e i paesi di pietra grezza, anneriti e scoscesi, erano sempre più rari; sotto un sole sgargiante che fioriva tra nuvole candide si susseguiva una terra scomposta e cespugliosa che sembrava uscita dalle brume, sporgendosi dalle groppe più alte e dalle conche subissate di erbacce con un tetro sconvolgimento che si ripeteva con gli stessi sassi e gli stessi arbusti da un punto all'altro fino ad imprimere al cielo come un riflesso di luce rigida e nebbiosa che fosse appena passata o prossima a comparire sulle alture scompigliate o dai fossati pietrosi. E quella natura che sapeva di grotte si arrostiva al sole stupefatta. Panozzo era un paese che doveva trovarsi alla svolta di un muro rupestre che andava lungo un filo di strada con le sue erbe spinose che pendevano dalla cima non troppo alta. E infatti un tronco di pietra sbrecciata e scurita annunziava il paese: Panozzo, a 4 miglia. Era una bella scritta scolpita e incorniciata da punte di scalpello come una lapide importante. Elisio, fu Nicola Corte e Maria Carratano, non appena la scorse sentì che tremava e un languore alle gambe lo spingeva a sedere in qualche parte con una dolce paura. Il cavallo sul quale aveva viaggiato e legato la roba, si mise a nitrire con una voce rintronante e spaventosa: Elisio per poco non scappò, gridando poi contro i denti del cavallo che non era quello il modo di lamentarsi né di chiamare e se proprio ne aveva bisogno non era il caso di sbraitare. - Siamo intesi? ... - concluse, come se invece di quella ramanzina avesse fatto delle raccomandazioni; ma egli ne aveva in mente parecchie ed era tentato a dirle e ridirle fino a che il cavallo non le avesse imparate a memoria per disporre quell'entrata austera e trionfale che doveva fare in paese, come durante tutto il viaggio era andato immaginando senza badare a quella natura desolata e stravolta. E forse ne aveva patito il cavallo, sospinto a inerpicarsi tra i sassi e i cespugli. Aveva brucato e si era riposato, ma quella natura ripida e spinosa che franava ad ogni dislivello come per mandare giù i viaggiatori proprio quando ne reclamavano il sussidio, era stata dura e accidiosa per tutto il percorso. Il cavallo si era infine spazientito, nitrendo a quel modo esasperato e percuotente. BibliotecaGino Bianco Elisio non si era accorto di nulla e mirava con occhi sbalorditi quella scritta sul tronco di pietra, come ci fosse sbattuto contro all'improvviso per un caso inusitato. Egli era partito dal paese quando non aveva che cinque anni e vi tornava quasi vecchio, con i capelli setolosi e ingrigiti, la faccia spremuta e rasciugata su cui l'aridità era già segnata dalle rughe; tornava dalle Americhe molto ricco, con la salute che si era disseccata sotto la pelle; aveva due stinche per gambe e tutta la corporatura slanciata e ridotta all'osso. Ma Elisio era agile e non avvertiva ancora la stanchezza. Saltò sul cavallo, aprì una bisaccia; e ne trasse gli abiti nuovi, una lunga giacca di panno chiaro, un corpetto a fiori, un tubino a larghe falde, un paio di stivali di cuoio giallo; cavò dal fondo la cinghia delle brache, soppesandola con un sorriso schernitore; vi era cucita da una parte una stoffa di seta in cui aveva riposto una fila di monete d'oro, ognuna fermata e sistemata come in un loculo; una tale perizia e accortezza, doveva apparire ai paesani una sognata spreconeria, una prodiga e noncurante ricchezza; annusò la lunga bisaccia dei bulbi e nell'odore di umida terra che ancora vi erarimasto intravide le piante e la frutta che nascevano nei deserti americani. Erano bulbi prodigiosi. Elisio si rivestì, parlottando da solo; rovistò ancora nei bagagli per cercare un piumino e quanto lo ritrovò dopo molte bestemmie, si accinse a spolverare il cavallo, tenendosi alla larga per non insudiciarsi gli abiti nuovi; depose il piumino e nella piega di una bisaccia prese una striglia e diede un'ultima passata alla pelle del cavallo, che riapparve lucente e vellutata come se fosse stata pitturata di fresco. - Solo i panni conservano le macchie! - disse Elisio soddisfatto e rallegrato. E non per nulla la pelle l'ha fatta il Signore e puoi rivoltarti nella mota o seppellirti nella polvere fino alla testa; non ci perdi neppure il neo che si nasconde sotto la coscia e che potrebbe anche andarsene senza disturbarti; non perdi e non prendi nulla; e basta una risciacquata nel fiume o nel mare per rimandarti pulito e lucente a casa. Noi abbiamo il miracolo addosso e non lo sappiamo - Elisio spatolò la coda del cavallo e poi la lisciò con la mano che aveva libera dalla striglia come per compensare con la dolcezza dell'una gli strappi forti che aveva fatto con l'altra, usando la striglia senza risparmio né compassione su quella coda fiorente. Quando finì, senza trarre un sospiro per riposare, montò sul cavallo e guardò con una fierezza sfrontata e ostinata i corpulenti e gravosi bagagli che pendevano alle due bande come un cavaliere antico che avesse contemplato il suo bottino di guerra; si aggiustò i panni addosso, si calò un poco la falda del tubino sulla fronte e ripartì; ma il cavallo non aveva fatto che pochi passi, quando Elisio si ricordò del segnacolo di pietra che si lasciava alle spalle; si levò sugli arcioni e fece una gran scappellata. Nell'ultimo tratto del suo viaggio, avrebbe voluto avere in mano uno strumento musicale, una tromba, una cornamusa, un'ocarina, per un'allegrezza inquietante e

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