Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

tagna, una volta era fuoco!' Ma prima la vedeva, la vedeva, questo è l'unico aspetto didattico del nostro lavoro. È sapere che cosa uno vede, sente, è avere gli occhi e le orecchie aperte ed essere capaci di sentire qualcosa con i propri sensi. Ho letto pochi giorni fa che, parlando con un amico di uno scrittore, Kafka gli diceva: 'Quello lì si è otturato ermeticamente!' (1) Perciò quello che scrive, che viene fuori da ciò che scrive, non può essere che una cosa micidiale, una cosa che uccide i sentimenti e che ottura le orecchie e gli occhi, non può essere che clichés, retorica, cose che non esistono. DH. L'altro aspetto didattico secondo me è non eliminare le contraddizioni: non eliminarle con uno strumento come il cinema, che dovrebbe appunto aiutare a guardarle. Anche nel periodo della rivoluzione russa, quando servivano i trattori perché erano una via per uscire dalla miseria contadina - lavoro che hanno fatto sia Ejzenstejn che Pudovkin che Vertov per convincere la gente che il trattore era il progresso - anche fi, malgrado il fatto che fosse necessario, sono stati spesso imprudenti, perché hanno eliminato le contraddizioni ... Parlo di loro perché ho amicizia per loro; non parlo della macchina per ammazzare che c'è in una parte dell'industria hollywoodiana e soprattutto oggi, che c'è nel Rocky IV ... Però - è triste dirlo - nonostante tutto direi che c'è qualcosa in comune. È imprudente eliminare le contraddizioni per convincere su un punto; invece il lavoro dovrebbe consistere nel dire: 'Guardate! È necessario adesso per tali ragioni ma, attenzione, ci sono anche rischi, pericoli ...' JMS. Vedete i rischi, vedere il pericolo dei trattori, vedete quello che si perde con quel progresso, però adesso ci sembra necessario. DH. La ragione per la quale tentiamo di correre sempre più rischi è che forse non l'unico ma uno dei mezzi per toccare la gente è proprio andare più avanti possibile in un'altra direzione, correndo il rischio di perdere molti per strada, è chiaro. JMS. È la ragione per la quale ci interessa che i nostri film siano trasmessi dalle diverse televisioni in Germania, in Italia ecc. DH. C'è la possibilità di sorprendere la gente che non c'è più nei cinema. JMS. Quelli che sono sorpresi e che rimangono lì come per forza, anche se non sono trasportati non so dove, sono colpiti da qualcosa di diverso, e basta. L'unico lavoro che si può fare è ... riprendiamo il vocabolario piccolo-borghese di Cézanne; lui diceva: 'Il mio lavoro consi&te nel materializzare le mie sensazioni'. E dicendo questo si fa il lavoro opposto a quello che i nostri colleghi più celebri fanno. Loro vogliono provocare delle sensazioni negli spettatori, sensazioni che loro, personalmente, come autori, non hanno mai provato e non hanno mai fatto il minimo per materializzare. È questo il problema! È qui l'unico aspetto didattico del nostro lavoro: bisogna fabbricare un oggetto che non provoca nessuna sensazione nello spettatore ma presenta una materializzazione di sensazioni. Nell'intervista pubblicata da "Il manifesto" (31/111986) Jean Marie ha detto che BibliotecaGino Bianco 89

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