Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

88 Qui e nella pagina a fronte Christian Heinisch in Rapporti di classe. BibliotecaGino Bianco JMS.Capisconoancoradi meno il primo dialogoche è quellodi Nefelecon Issione, quellodei mostri. DH. Probabilmenteè stataquesta ancheuna delleragioni per le quali hannorifiutato all'epocail librodi Pavese,cioè/ dialoghi con Leucò. JMS. A parte altre ragioni personali, e il maccartismodell'epoca,la ragione secondo me maggioredel suicidiodi Pavese è il rifiuto, la rimozione(il rifiuto è unarimozione)del libro da partedei propri compagni.Lui non accettavadi appartenerea un partitoper il quale non era egualmenteimportantela storia dalla quale tutti veniamo, la storiadel mondocontadino,la storiaprimadella storia scritta.Lui sognavaun partito per il quale le due cose avrebberoavuto la stessa importanza,cioè il suo lavoro che altri chiamavanoneorealistico- la linea de La luna e i falò., "Siamo troppo ignoranti in questopaese. Comunistanon è chi vuole... Ci vorrebberodei comunistinon ignoranti,che non guastasseroil nome". DH. È un tremendodisprezzo... è imperdonabile!Perché il passatoin questopaese è ancora li, e si può toccare.Invece in Germanianon c'è più, tu arrivi a ritrovarlo stranamentequando l'hai scopertoqui. Cioè lì a noi è servito imparare;scoprire,vedere le cose qui. Abbiamo letto nella "sinossi" di Dalla nube alla resistenza: "Dalla Nube (ossia Nefele seduta su un albero all'inizio del film), vale a dire dalla comparsa degli dei o più esattamente dalla loro invenzione da parte degli uomini, sino alla resistenza - quasi immediata - di questi contro quelli, così come fino alla Resistenza al fascismo". È quindi un arco storico ampissimo che interessa il passato contadino e la sua attualità nel "vostro" Pavese. DH. Però c'è un'altra cosa che si aggiunge a Pavese: il fatto che quando prendi uno che fa il postino e un altro che lavora alla Piaggio - entrambihanno radici contadine -.eparlanocome parlano,è una provocazioneenormemetterlisulloschermoe far loro recitareun testo letterarioin quel modo; e questasi aggiungeallaprovocazionedi Pavese; ho visto quel che succede qualche volta: diventa una provocazionedoppia o una provocazionealla secondapotenza. Voi parlate molto di provocazione e sappiamo anche noi l'importanza della provocazione nell'arte. Però da Brecht abbiamo appreso l'importanza anche della didattica. JMS.La provocazionenon siamo noi a fabbricarla.La constatiamoquandoabbiamo fabbricato l'oggettoper... La scopriamodopo, succede dopo, non cerchiamomai di provocareper provocare,mai! DH. Sappiamo spesso i rischi che corriamo,non direi sempre ma quasi sempre; li corriamoperchè li vogliamocorrere. JMS.E questaè la differenzache cercavodi spiegareall'iniziotra sedurree sedurre sempre di meno. Noi cerchiamosempre il massimo del rischio e cerchiamosempre con ogni filmdi correreun rischio, alcuni rischi di più. Non per una provocazionefine a se stessa,ma per fare un passetto avanti.Siccome il lavoro che facciamoè un privilegio in questa società, si deve correre il massimodei rischi, altrimentinon vale la pena. Se è per imitare l'industriaculturale, e farlo bene o male, in manierapeggiore o come alcuni ritengonomeglio, ritorniamo alla seduzionee ai colleghi di cui parlavo prima,non ne vale la pena. Bisognafare diversamentequesto lavoro,se no... DH. L'unica volontàdidattica è di far usare gli occhi e le orecchiee far vedere i rapportiche ci sono tra questi e il cervello, perché è lì che cominciaogni coscienzae anchela coscienzapolitica.Se uno non è capacedi usare gli occhi e le orecchiein rapporto col cervello, non è capace nemmeno di ribellarsi, perchè è solo quando vedi le cose come sono e come potrebberoessere, che puoi ribellarti. Per questohai bisogno dei tuoi sensi; quel che è terribilenell'industriaculturaleoggi, è che distruggonoi sensi invecedi precisarlie di svegliarli. JMS. È molto semplice,fabbricanodei sentimentiche loro non provano.Fabbricano dei sentimenti finti, fittizi. Prima di mostraredelle cose, prima di esprimere, di suggeriredei sentimentie primadi mostrarequalcosa,bisognaguardare,bisognasapere. Loro sono ciechi e sordi e pretendonodi fabbricaredegli oggetti audiovisivi.Perchénon sonopiù capaci né di vederené di ascoltarené di sentire. Il primo lavoroconsistenel guardare,nel sentiresemprepiù a lungoe sempre con più pazienzasu se stessi e davanti alla realtà. Cézanne,una montagnaSainte-Victoire la guardavaanni, mesi, dieci anni, la dipingevae ridipingevae dicevaun bel giorno: 'Guardatequestamon-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==