Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Una scena di Dalla Nube alla Resistenza. DH. Allora sarebbe avvenuto come per Nich versohnt (Non riconciliati) in Germania; ma lì ci voleva una certa situazione politica che qui invece probabilmente non c'è, almeno a livello della borghesia. JMS. Ci sono anche delle ragioni più semplici, più esterne. Rapporti di classe è un film con un personaggio dall'inizio alla fine, chiamiamolo - io odio la parola che poi è una parola greca - protagonista o attore principale, non so; invece Dalla nubealla resistenza per esempio è un film dove non c'è un protagonista. Poi c'è un fatto più profondo, la lingua. Gli spettatori italiani non sono provocati da Rapporti di classe e invece sono provocati da Dalla nube alla resistenza perché sono provocati nella loro propria lingua. DH. E su questo punto sono molto più provocati da Dalla nube alla resistenza che da Fortini/Cani, dove c'è l'alibi dello scrittore che legge, dice i propri testi; e nel quale, quindi, malgrado tutto, c'è un alibi naturalistico. JMS. Vorrei finirla ora con questa storia di Dalla nube alla resistenza perchè non l'ho digerita e non la digerirò mai... Voi avete scrittoche Pavese è stato il più grande scrittoreitaliano contemporaneo e che su alcunipunti è più avanti di Brecht. DH. Quando un uomo è più avanti di un altro, è raramente merito di un uomo solo, è merito di una situazione che era diversa e che permetteva a Pavese di avere un piede là dove Brecht non lo poteva più avere, in una realtà contadina... JMS. Una civiltà contadina che in Germania era già distrutta. Pavese non era - come era Brecht - un Kind der Stiidte, un ragazzo delle città. Ma essere più avanti su quel punto particolare, non vuol dire essere necessariamente più avanti anche su altri punti. Il progresso non esiste e bisogna ripeterlo sempre. DH. Probabilmente il progresso è il più bell'inganno che sia mai stato inventato. QuindiPavese ha ancora un piede nella realtà contadinae questo lo distingue da Brecht. Ma quandovoifate il film su Pavese, la realtà italianasi è modificata. JMS. C'è una realtà storica ben precisa che è quella che lui descriveva ne La luna e i falò, da cui abbiamo preso dei frammenti facendone un film che è a suo modo storico, cioè un film che vuole descrivere una realtà. Il libro lui l'ha scritto credo nel '48 e il film tenta di suggerire la realtà di quell'epoca e non la realtà dell'anno 1978 quando l'abbiamo girato. Il film su Pavese... DH. Non è un film su Pavese, ma sulla gente che dice il testo! Arriva un momento che per noi un testo che ci interessa, che ammiriamo, che ci permette delle scoperte (che insomma è quello che si può chiamare un grande testo) ci interessa solo mediante quelli che poi lo dicono; e diventa un testo che non è più un testo scritto. JMS. Sì, questo è il passetto che tentiamo di fare, come se il signor Gutenberg non fosse mai esistito; tentiamo a nostro modo di dare un'idea di che cosa fosse la cultura prima dell'invenzione della stampa, cioè una piccola idea di una cultura orale, ai tempi ove la gente non aveva libri; stavano attorno al fuoco, si raccontavano delle storie... Dalla nube alla resistenza vuol dire che i problerrùdella civiltà contadina,anche se informa diversa,sono ancora tutti dentro la società di oggi che non è più unarealtà contadina? DH. Quello che a noi interessa e che tentiamo di trovare con lo strumento del cinema, sono le tracce nel presente di quello che c'era prima. È l'ossessione delle cose ancora uguali, che magari tanti non vedono più perché vivono in un mondo che chiude il passato e lo elimina per farli prigionieri... JMS ... dei numerosi ghetti nei quali si imprigiona la gente sempre di più. Ciascuno è prigioniero del proprio ghetto che il capitalismo gli fabbrica. DH. C'è un punto poi che mi ha molto toccata in Italia: è la volontà di non vedere quello che c'era prima, ad esempio il rapporto con gli animali. Questo mi terrorizza perchè per me è una volontà di eliminare il mondo da dove escono gli uomini, da dove vengono... Per me il dialogo col Lupo ne/ dialoghi con Leucò era molto importante anche in quella direzione. È un dialogo, lo so, che la gente spesso vede così e non capisce. BibliotecaGino Bianco 87

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