zione, contemporaneamente, a due specialisti affinché si rechino in luoghi adatti a cop~are o rubare ai guerriglieri afghani le amu necessarie, gli aerei e gli elicotteri che previa cancellazione del numero di matricola verranno consegnati al popolo che le ha già destinate al compimento di azioni eroiche e onesta ritorsione della ritorsione eccetera eccetera. Hai sentito cosa ho letto? Ecco la domanda: di che nazionalità sono i due specialisti incaricati di procurare le armi al Governo di Tripoli? Molto facile, facilissimo, la soluzione a pagina 8! Ammesso che gli specialisti siano Italiani, guarda che ti aiuto! e non israeliani... Franco non riesce a concludere perché il bar è pieno di gente. Entra una vecchia signora con bastone e un cagnolino fradicio di pioggia. Poi un uomo stanco e provato dalla vita, una bambina scalza e un bambino poco più alto di lei e con gli stessi capelli folti e neri. Questi tira il braccio della vecchia ma non s'avvede del ~arboncino che prende ad agitarsi e abbaiare. Strattona la signora, che perde l'equilibrio e la borsetta. La bambina l'afferra prontamente da terra e scappa via, il fratello alle spalle. L'uomo dalla faccia stanca grida "porca Madonna". La signora è caduta e il barboncino guaisce e le lecca gocce di sanguedalla gamba. Mancavano esattamente dieci minuti all'arrivo della Polizia. Ahmed Suri aveva confusamente avvertito la presenza dei bambini, udito le grida e visto la vecchia, il cagnolino e il sangue. Non voleva calpestare nessuno, il possibile contatto _con quel sangue lo riempiva d'orrore. Po1, fulmineamente, ha avuto la certezza che la bambina gli avesse rubato il fratello. Aveva alzato lo sguardo verso l'uscita e distinto la sagoma di un uomo d'altezza media.e di m~dia età, la faccia lentigginosa e 1 capelli rossi, che avanzava verso di lui. Afferra il bicchiere che ha i~ mano e glielo scaglia contro. Mi ha preso alla spalla. Ho pensato "non può essere vero", ma l'ho appen~ pensato che due mani ossute si sono lanciak: mi hanno stretto alla gola, e allora avrei voluto gridare, "un momento lei non sa chi sono io" nel senso mode;to e scorato dell'espressione: io sono una persona pacifica e bagnata. Ma non ce l'ho fatta ~ ho s?lo ruminato discolpe. Per fortuna 11nemico mi ha lasciato andare ed è scappato via. Il montone che ha acquistato . a poco prezzo in Tunisia è tutto macchiato, e dire che ero entrato nel bar perchè_~on volevo si bagnasse troppo. Un ~liZl~t~ si rigira un fez tra le mani. E il poliziotto più anziano, raccolto il basl<?n~della vecchia signora che due infernu~n stanno portando via, chiede tranquillamente a Franco: "Ma quello chi era?'' DAI LETTORI CERAMIATEATRO Sandro Onofri Vincenw Cerami, dopo quattro romanzi _eu~ ~bro ~i versi, ha fatto da poco uscire m librena, per le stuzzicanti edizioni di Theoria, un testo teatrali Sua Maestà. ' .In rea_ltàla rottura linguistica rispetto a1 lavon precedenti non è cosl radicale come si potrebbe pensare. Infatti, a parte le poesie di Addio Lenin, un connotato fondamentale di tutti i testi di Cerami (~ia come romanziere, sia come sceneggiatore) sta nella ricchezza e nella intensità dei dialoghi. Egli è come un attore che, nel momento in cui rappresenta, non recita ma è il suo personaggio, con una sua parlata personale e le relative omissioni e tic. Scrivendo Sua Maestà dunque Cerami deve essersi sentito pienamente a suo agio. 11risultato è un testo di una freschezz~ e viv?cità linguistiche non frequenti. S1 sente, msomma, che l'autore si è divertito a scrivere. E questo permette di divertirsi anche a leggere. La vicenda si svolge intorno a due personaggi principali, il re e il suo buffone, che naufragano insieme su un'isola sconosciuta. E ll, lontano dai giochi di potere e dalle responsabilità, dalle urgenze politiche e di decoro, i ruoli tradizionali dei due vengono a cadere. Non tanto per Tarallo, il buffone, anima che esclusa da 'ciò che conta' ("Sono un verme che ?on diventer~ mai farfalla..."), quanto per il Re, la cui corona e il bastone n in quel!' isola dove gli alberi hanno u~ odore troppo forte, sono. due oggetti vuoti di significato, fuori posto. E mentre a corte Tarallo riusciva a divertire il sovrano e lo riposava, ora gli fa paura. Nel palazzo dorato egli era comico perché era solo e diverso. Ma Il ogni cosa rigetta addo;so al Re l'alito del suo buffone, perché tutto è misero, sporco, affamato, solo e malato come lui. Ora è il Re a essere il diverso nella corte disgraziata del suo buffone. E gli comanda, con un senso di autorità timorosa, di non essere più comico e di fraternizzare. Il buffone, figura del!' alterità dell' arte, è l' oggetto della vicenda. Su lui si confrontano i personaggi, e sui modi della sua utilizzazione si disquisisce anche a corte. Per il Re Figlio - che credendo suo padre morto, lo sostituisce al trono - il buffone può surrogare il suo desiderio di poesia, intesa come ozio e sublime vaniBibliotecaGino Bianco tà ("Gongora è un buffone"). Per il Primo ~inistro, consigliere del sovrano, la fun21one del buf~one è assolutamente assogg~ttata ~Ile esigenze di equilibrio psicologico, d1 consolazione e di gioco del re ("Niente è stato creato al mondo che non serva ai potenti"). Per il Re Padre che .ha conosciuto l'isola, le capriole e i l~zz1 del buffone non sono gioco, né vamtà o rifugio: "La tua è una stirpe nobile come la mia! È la faccia nera del mondo". Ma c'è poi un terw personaggio, che non compare mai, ma è importante come i primi due: la Belva, che aggredisce Tarallo e, tramortendolo, causa prima la scoperta del suo inganno e poi la sua deformazione autentica. È lei che viene a rompere ogni equilibrio e che sovverte tutti i ruoli. Anche quando tutto sarà tornato alla normalità, le vecchie relazioni non potranno essere restaurate. La grande~ del buffone si perde con quell'aggressione. Da ora in avanti la sua sarà presenza menomata. Mi azzardereia definire Sua Maestà una tr~edia Discreta, dai toni non cupi e p_esantl, condotta con puntigliosa precis10ne, senza grandi salti o colpi di scena c~amo~osi.Non muore nessuno: ma peggio, s1 sopravvive. È vero che la struttura farebbe pensare di più a una commedia: semplificando, si può dire infatti che mentre la tragedia è una rottura della felicità, la commedia è il ritrovamento della felicità perduta: e Sua Maestà inizia con una situazione di perdita e si conclude con una ricostituzione della felicità. Ma è una ricostituzione amara. Tutto torna come prima, ma è successo quel qualcosa che pesa, soprattutto perché nessuno riesce a capire fino in fondo di cosa si sia trattato. La tragedia sta tutta in quel qualcosa che sta nel mezw, tra la rottura e la ricostituzione della felicità. È Il che Cerami ~ntinua a rivoltarsi e a scavare per tutto il testo. Sembra che, nello svolgersi della vicenda, non ci sia verticalità e che i protagonisti continuino a muoversi in un labirinto orizwntale, seguendo piste nuove e sempre uguali. Alla fine - e solo alla fine - ci si accorge invece, ali' improvviso, che quel labirinto era in realtà ~na spirale. E il vertice arriva di colpo e maspettato, senza grandi rumori, difficile da comprendere,ma definitivo. ------ • I• \ \ \ \ \ \ \ ~ \ \ \·\ "''' __ ) __ , _. -'~ ,"', Il \1\1\\, \\\\~\\,\,,\\\ \ \ \ \\\\\\\ ~ .\ \-1\\\.~\ \\ \\\ \\\ \\\\\ ,, __ I \ \ \ \ \ \ \ ,~\ ,-\ \.--\\ \~\- \\ \-\ \-\
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