Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

78 storia magica e misteriosa: un'anziana signora che vive con a fianco la presenza di una bizzarra piccola creatura. Ma le parole dei libri vanno lasciate riposare e poi rilette e cambiate molte volte. Bisogna scavare fow in fondo per trovare l'oro. Sulla fine di questo romanzo ancora sorw incerta, rwn voglio parlarne per non sciuparlo. Le parole scritte quando funzionano volarw, ma se le dici si possorw fermare per sempre, e poi è difficile ritrovarle. Il pratico è perennemente in agguato sulle nostre frasi. ~ sempre cosl, quando si cerca di vivere in una propria e personale dimensione di poesia senza curarsi della profonda volgarità del denaro e di chi lo. produce. I piccioni che vivono nel cortile della sua casa le tengono compagnia tubando al mattino presto. Qualcuno che vive in un appartamento di fronte al suo ha tirato un masso per vendicarsi di qualche briciola di pane. Un vetro rotto nel cuore della notte, un inutile grande spavento per due signore sole e indifese. Dove è nata lei? A Milano. È italiana? Non del tutto, dalla parte di mia madre vengono dall'Austria. Deve essere per quello che ha nei suoi occhi una pace curiosa, gli italiani puri hanrw una grande intelligenza e vivacità ma non quella pace. Apre, intanto, Silenzio a Milarw e sorride al libro, non a noi. La copertina mi piace molto. Grazie. Rispecchia il contenuto del libro, è bella, molto. Mentre parla con una voce profonda e leggermente roca, la mano piccola, ma dalle dita lunghe, accarezza il libro, i suoi occhi sono nascosti da un paio di occhiali da vista con le lenti marroni e una montatura anni cinquanta: ci dirà in seguito di esserseli fatti fare a Milano nel '53 e di non averli mai più cambiati. Laura, direttore editoriale de La Tartaruga, è emozionata come me per la gioia espressa da Anna Maria Ortese guardando il libro. Un cameriere ci accerchia nervoso, aspettando le ordinazioni. Si può fumare, o è già in vigore quel decreto legge...? Si accende una Nazionale col filtro. Aspira la sigaretta profondamente, da grande fumatrice. Insistiamo perché mangi qualcosa insieme a noi ma è irremovibile. Vuole solo un caffè, a mezzogiorno non fa mai colazione, mangia solo di sera e dorme pochissimo, tre ore per notte. Le offro un bicchiere di vino, cercando di tranquillizzarla a proposito del metanolo, ma ne assaggia solo un goccio per farmi piacere. Parliamo a lungo di problemi pratici, primo e vitale fra tutti la casa. VorBibliotecaGino Bianco rebbe una casa luminosa, affacciata su di una piazzetta, silenziosa. Per sua sorella più ancora che per lei è essenziale trovarla, questa casa, perché sia uno schermo protettivo dalla realtà dell'oggi, che può essere cosl paurosa e spietata. Quando si è giovani non si . riesce a pensare alla vecchiaia, è come se ci fosse un muro. Andando avanti nel tempo, si è poi sempre più soli e i problemi pratici diventano essenziali, come è essenziale vivere un'ora, un mese, un anno in più. Il problema di trovare un tavolo con un piano di formica bianco perché rifletta la poca luce dell'ambiente in cui è costretta a lavorare; un Lucignolo supponente, editore da "paese dei balocchi", da incontrare per difendere un lavoro artigianale che è il più difficile fra tutti i mestieri da praticare nel nostro paese, se si è onesti e solitari come è lei. Usciamo dalla "Antica Hostaria Rapallo" e andiamo verso il mare. Oso l'inoATTUALITÀDINOVENTA Giovanni Giudici "Noventa! Chi era costui?': quasi 10 stesso giovane e confuso Don Abbondio, devo qui rievocare il lieve moto d'ignoranza al leggere, credo nei primi mesi del 1948, non saprei dire su quale precisamente delle quattro pagine di cui era fatto (sorto dalle ceneri del cessato Partito d'Azione) un giornale intitolato a una utopica "Italia socialista", la firma di colui nel quale avrei dovuto riconoscere molti anni dopo un Grande Amico, un Maestro di poesia. Chi era questo Noventa dal cognome un po' strano per essere un vero cognome? Uno scrittore politico? Un filosofo? Diversi redattori del giornale erano sabile chiedendole il permesso di scattare delle fotografie. Mi dice subito di sl. Unica condizione è che io stia lontano da lei, che con Laura passeggia sul lungomare. Mentre ci avviamo spiega che a Rapallo sta bene, tranne nei mesi estivi che sono troppo rumorosi. Da qui rwn mi sono mai mossa, sorw stata una sola volta in Alta Savoia a Chambery dove ho degli amici molto gentili e carini che insegnano all'Università. Chambery è una piccola Milarw gentile. Milarw subito dopo la gue"a era una città deliziosa. Dopo una breve passeggiata, torniamo sui nostri passi fra il vento, in direzione della casa rossa Peccato che non abbiate più tempo. In un bel giardirw là dietro c'è un monumento all'emigrante, un uomo di pietra bianca sdraiato per te"a, una metafora del rwstro Paese. miei amici e credo di aver appreso proprio da qualcuno di loro che Noventa scriveva anche poesie in un dialetto veneto o veneziano talmente prossimo alla lingua da risultar comprensibile per tutti. Per un' giovane appena uscito da una frettolosa università e nell'inevitabile confusione dell'immediato dopoguerra, era già molto poter allineare nella nomenklatura del patrio Paniaso i tre o quattro nomi che tutti avevamo negli orecchi: Ungaretti e Montale, un Quasimodo che doveva gran parte della sua rinomanza a un titolo ben azzeccato come il famoso Ed è subito sera, un Saba la cui conoscenza non era poi da darsi per scontata a meno di non essere o essere o (nel mio caso) voler essere dei quasi "iniziati". Sl, altri nomi barlumavano nelle nostre menti: Cardarelli e Gatto, magari Sinisgalli, De Libero e, fra i giovanissimi, Luzi, un Sereni rétour d'Algérie, un Fortini che si annunciava con tanto di Foglio di via. Poi c'era un confuso sottofondo pre-ungarettiano, pre-montaliano, pre-ermetico, pre-tutto: i mitici "vociani", i Rebora e gli Sbarbaro, i Campana, i Jahier... Ma non corriamo troppo: ce ne voleva per arrivarci, partendo poi da certi punti come l'idea che i vecchi idoli imposti dalla scuola fossero tutti da gettare nella pattumiera o quasi: Carducci un vec-

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