Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

FUMO ALFEMMINILE Grazia Cherchi "Che la fede nella salute sia diventata un surrogato della religione? Non fumare. Non consumare alcool in eccesso. Mantieni il tuo fisico in allenamento...", scriveva nel suo bellissimo diario del 1981 lo svizzero Peter Noll (Sul morire e la morte, Mondadori). È una tesi sempre più sostenibile, cosl come sempre più imperioso si va facendo il comandamento:"Non fumare". "Fumare diventa sempre più volgare, perché è segno di raffinatezza preoccuparsi della propria salute", ci conferma Umberto Eco discettando sulla radicale posizione antifumo assunta dalle classi alte americane dove fumare "è segno di maleducazione e di incultura". E la campagna americana contro il fumo, oltre ad avere contenuti igienico-sociologici, sta colorandosi anche di risvolti razzisti (come ci informa Renzo Ciafanelli sul "Corriere"): "Un crescente numero di aziende, nell'offerta di lavoro, specifica: 'Non fumatori"'. Di qui la protesta dei leader dei movimenti per i diritti civili: dato che tra i venti milioni di neri americani ci sono molti fumatori, "il divieto di fumare come condizione dell'impiego può essere una forma di discriminazione mascherata". Anche qui da noi, in colonia, si è scatenata, com'è noto, la crociata antifumo, con crociato capo il ministro della Sanità Degan. Che ci ammannisce anche lui, a 'tutto spiano, l'esempio statunitense, dove chi fuma è esposto al pubblico ludibrio: "È un poveretto che per la strada viene segnato a dito". Nonostante le miriadi di articoli sul fumo c'è un aspetto che non mi pare sia stato finora sufficientemente sottolineato. E cioè che, qui da noi, a fumare siano soprattutto le donne. In attesa dei mezzi pubblici, appena se ne scende, nei bar, per la strada, dappertutto si vedono fumare quasi solo donne (nei treni, poi, il fenomeno è macroscopico: gli scompartimenti per fumatori sono occupati pressoché solo da donne, e la minoranza maschile che vi approda esprime la sua insofferenza con gesti e parole da "donnette isteriche" per dirla a modo loro). Perché tutto questo fumo femminile? È indubbio che lo si nota di più perché è in calo quello maschile. Persona!- BibliotecaGino Bianco mente collego questo calo anche al calo dell'impegno politico (chi non ricorda la spessa coltre di fumo che avvolgeva assemblee, dibattiti, sezioni?) e all'aumentato edonismo cui corrisponde una diminuita "tensione morale" (espressione che si dice e si scrive ormai con qualche imbarazzo. Finirà con l'acquistare un altro significato? Già il grande Queneau diceva, a proposito di "umano": "Umano, parola che nel gergo contemporaneo significa 'fiacco', 'moscio', 'robetta che va alla deriva"'). Collego il calo anche alla maggior sensibilità maschile ai problemi della salute. Fino alla paranoia: si va dal Malato immaginario all'ultimo Woody Allen che non a caso ne fa oggi la caricatura. Resta comunque indubbio che noi donne fumiamo, e sempre di più. A parte che dobbiamo recuperare il tempo perduto (fino a pochi· 1ustrifa fumare - per strada, poi! - era ancora tabù), penso che le donne fumino di più da quando lavorano fuori casa. Il fumo è per noi "un piccolo piacere della vita", come ha capito benissimo Giorgio Bocca, che ha stigmatizzato "lo zelo rompiballe" delle nostre autorità sanitarie che avrebbero ben altro di cui occuparsi. La sigaretta è una compagnia, e in tempi come questi, di solitudine e di carenza di dialogo (tutti a parlare e nessuno ad ascoltare), è una compagnia da non trascurare, e cosl il suo piccolo rito: tirare fuori il pacchetto, estrarre la sigaretta e soprattutto accenderla (operazione che, come sosteneva con decisione Elsa Morante, si preferisce fare da sé. Ma ormai, a parte il crollo della galanteria, l'odio che circonda la fumatrice è tale che nessuno si sogna di far scattare l'accendino per lei...). Inoltre noi donne siamo forse più fataliste: "Di qualcosa si deve pur morire" ci vien fatto di replicare a chi ci pronostica una morte anticipata. Quanto all'argomento principe dei non fumatori, cioè che chi fuma danneggia anche la loro salute; sia pure a malincuore i medici hanno ammesso che non ci sono dati certi, anzi che gli studi a favore di questa tesi sono oggetto di contestazione. Con quel che è successo negli ultimi mesi (col ritmo di disastro cancella disastro), l'accanimento sul problema del fumo mi sembra risibile e un po' in malafede da parte sanitaria: "Che i devastatori dell'ambiente si ergano a protettori del medesimo è un fenomeno di routine politica. 'Per la mosca che non vuole essere spiaccicata' - dice Llchtenberg - 'il posto più sicuro è lo scacciamosche"' (H.M. Enzensberger). Meglio comunque, con l'aria che tira, fumare in casa propria, dato che lo stesso Degan ha ammesso che "Uno a casa sua può fare quello che vuole". Perfino fumare.

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