Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

ASSESSORATIALCULTUR/GAME Piergiorgio Giacché Siamo al secondo "riflusso". Con in pià, stavolta, la beffa di non ricordarsi l'ondata. Eppure, a guardar bene il mare, capita sempre cosl. Che a ricoprire e a ripagare il rammarico della grande onda risucchiata all'indietro emerge, dilatata e tranquilla e bassa su tutta la costa, la schiumina invadente di una seconda onda fuori tempo. Stupida e appiattita com'è, non sfida gli scogli ma protende e pretende su tutta l'ampiezza possibile del litorale sabbioso, portando piò senso di bagnato che volume d'acqua, lambendo un po' dovunque e chiunque e soprattutto facendo parlare di sé... Ed è successo proprio tutto questo, quando incantati dalla delusione del Riflusso, si fingeva di qon vedere, ma intanto ci si confortava con la piccola larga marea stupida dell'onda di consolazione: la Cultura. Come tutti sanno c'è cultura e cultura: quella maiuscola e poi quella antropologica, quella alta e quella di base, e infine la cultura che prende il nome (e il coraggio) dall'assessore omonimo. E c'è una (piccola) storia su questa (bassa) ondata. Basta ricordare come gli effimeri culturali fiorirono quando finirono le iniziative di base, e quando la protezione della beneficenza dovette succedere allo stato di assistenza, pur di far continuare non tanto la distribuzione dei circensi o l'organizzazione dei consensi, come si crede, ma la situazione di quei tanti pochi che - prima costretti nelle liste, poi rinserrati in cooperative - cercavano di salvarsi dalla dissipazione, o dalla disoccupazione, giovanile. La ormai solita disoccupazione di quelli che sono stati promossi a scuola. E anche se di questo fatto loro possono per la verità non tener conto, i loro genitori non possono scordare quell'altra promozione sociale ottenuta - cosl sembra - nella vita. Che senso ha raggiungere in massa almeno il ceto medio, se poi i figli ti diventano al massimo camerieri? Dev'essere scattato come una sorta di tacito patto per ·una cassa integrazione a mezzadria: i genitori pensano al vitto e alloggio e le istituzioni provvedono a una integrazione parziale ma di prestigio, pagando a volte solo l'argent de poche, altre volte assumendone (a tempo) qualcuno. Meglio se si presentano al mercato in batteria. Ma sanno fare davvero qualcosa? hanno fatto scuole davvero decenti? son diventati tutti competenti? ci si chiede con un tono a metà tra l'allarme e il ricatto. Alla fine, per quanti mostrano una vocazione più solida della professione c'è il succedaneo della carriera religiosa di un tempo. Cosa, d'altronde, è fondamento religioso, da noi, più della "creazione"? Cosl si decise di incoraggiarli come artisti, ma al passo con i tempi: sempre meno artigiani e sempre più impiegati dell'arte. Nacquero allora gli operatori culturali, e gli oper-attori, gli oper-animatori, gli oper-organizzatori, ecc. Con una sola chiara rivendicazione posta a garanzia: la nuova definizione è assegnata allo scom- • parto statistico del ceto medio. Comincia BibliotecaGino Bianco per "oper'', ma finisce bene. Sembra una storia oramai cosl vecchia da parere sbagliata, ma se con infinita attenzione ci si ostina a osservare lo stagno oltre all'evidenza della sua immobile continuità, si arriverà a intravedere il succedersi di un impercettibile movimento: è proprio il momento del riflusso, anche per gli operatori, del chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro, dell'ultimo garantismo, o meglio delle ultime e stiracchiate promesse. Nemmeno quelle valgono più per tutti: soltanto per le "promesse" di successo, a loro volta. Ma più in generale, oltre alle non più giovanili questioni occupazional~ non c'è più fluidità anche in quel pasticcio di proposte-progetti-programmi che hanno fin qui costituito l'offensiva della cultura. A questo proposito sembra esserci molta meno selezione; forse perfino aumentate, ma sfacciate e ben conficcate, le iniziative culturali istituzionalizzate sembrano stare in secca. Il secondo riflusso le ha lasciate anche troppo impudiche e un tantino inquinanti: tanto più perché non sembrano aver subito danni dall'ondeggiamento all'indietro. Il fatto è che un'onda bassa e di riporto non rifluisce ma se ne va semplicemente scemando, svanisce in alto e in basso, per assorbimento ed evaporazione. E se l'evaporazione culturale gratifica la respirazione di tutti, l'assorbimento istituzionale garantisce definitivamente la regolarità e la qualità del consumo. Altro che lo sciagurato e dispersivo Effimero di quando l'onda bassa era alta! Allora si dovevano inseguire le occasioni rischiando di fare un buco ne~ l'acqua: talvolta c'era troppa confusione, tal'altra c'era soltanto illusione. Adesso è tutto più ordinato e coordinato, regolarmente erogato e assicurato contro il rischio di quel precedente modo di sognare, pericolosamente inutile. Era giusto che lo spensierato Effimero, come dice la parola stessa, non dovesse durare ... ma era anche giusto che il responsabilizzato Assessore, come indica la postura celata nel nome, dovesse invece insistere. E cosl, con buona pace di Nicolini - checché se ne sia detto l'unico assessore cosl innamorato dell'effimero da perdere il posto (e dunque sia lodato per questo, anche fuori dall'ironia) - il fortunato binomio si è tradotto in disgraziato matrimonio. E si sa bene chi porta i calzoni, e il portafogli! Proprio sul piano del denaro sembrano avvenire le modifiche più sostanziali del riflusso: tanti avvertono infatti un esclusivo significato finanziario quando convengono su questa parola. Fra i tan~ però, anche gli assessori, e il fatto è so67

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