Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

realismo- che non sta più molto bene: tra il pubblicoche non la legge affatto,e tra i poeti, dei quali i veramentevalidi,ai nostri giorni, si possonocontare sulle dita di una mano.Non c'è davveroda stupirsene.Non c'è e non c'è forsemai statogrande poeta (ed è questala ragioneper cui le religioni della salvezza in fondonon li amanoaffatto)in fondoal quale,per quantocupo e disperatoegli potesse essere, non si trovasseil sentimento della meraviglia,della meravigliaassolutadi aver vissutoin questomondoe innessunaltro.La poesiavibraproprioin questo sentimentodel sl "portatoal sommodi un istanteattraversato da brividi,battitid'ali" (JulesMonnerot),e si trattadi una sensazionedi cui la nostra epoca, l'abbiamovisto, è più avara di altre. Di qui quella strana poesia tipica del nostro tempo, poesiadi cattivacoscienzae di cattivafede,poesiadi cui si direbbe che abbia qualcosada farsi perdonare,e che si sente in obbligo di ingannare,poesia critica, come è stato detto, come quelladi Michauxo di Queneau,poesiache si trasformain critica della poesia, in contestazionedel suo stessodiritto ad esistere. Ciò che mi piace in Breton, ciò chemi piace, in un'altra dimensione, in René Char è quel tono rimasto maggioredi una poesia che si esimeda qualsiasiscusa, che non deve giustificare la propriaesistenza,essendoappuntoe prima di tutto ciò per cui ogni cosa si trova giustificata.Ma anche il loro tono ha preso qualcosadi insolito,e d'altronde,al loro fianco,ne vedo ben pochi. E vengoal romanzoche è, ancorae sempre, la grandecostruzionedellaletteraturadi questonostrotempo.Nonneparlerò forsecon il distaccoche si convieneallacattedrache occupo in questo luogo,ma non faccio un corsoobiettivodi letteratura e dopo tutto mi sento un po' giudice e parte in causa. Se diamo uno sguardoall'ultimoquartodi secolo, limitandocialle sole opere vive ed operanti, possiamo dire che tre influenze successivesi sianoesercitaresu di esso: quella dei romanzidi Malraux,quelladell'esistenzialismoc, ioèsoprattuttoquelladelle opere di Sartre, al quale per un malintesosi è associataper uri momento l'opera di Camus, e da ultima quella di ciò che viene chiamato,per mancanzadi un criteriopiù chiarodi classificazione,il nouveau roman. Quello che mi colpiscenell'espressionedell'uomoche ognunadi queste scuoleci dà, è che essa costituiscaimmancabilmenteun ripudioparzialedei suoi poteri naturali, un'immaginemutilata, attraversoun'operazione chirurgicaviolenta,di ciò che uno di questi romanzieriha giustamentechiamatola condizione umana. IJ questauna letteraturache i prossimianni sarannochiamati a giudicare. È probabileche essendo stata con forza, avendo senza dubbio risposto all'enormetrauma affettivo dei due decennia cavallodi questametàdi secolo,essanonpotrà più essere ancoraper molto.La quantitàdi cose che ha gettato in mare, senzache per questo la nostravita di tutti i giorBibliotecaGino Bianco DISCUSSIONE/GRACQ ni se ne liberassee se ne disinteressasse,appare col tempo semprepiù schiacciante.Per quantoopprimentesia diventata la pressionedella storia sulla nostravita, molto circoscrittialla sua superficierestano ancora i punti d'impatto attraversoi quali essa ci raggiungee ci penetra I nove decimi del tempo da noi vissuto,di quel tempo di cui nulla dopo tutto è privo di interesseper la letteratura, si svolgonoin un mondosenza passatoe senzafuturo,nel mondodi ciò cheEluardha chiamato la Vita immediata, mondo che la storia intacca appena,su cui il pensierodell'azionee dell'impegnonon ha presa. Il mondo vastissimodel sogno, del sognoda dormienti e del sogno da svegli, sfugge a questa letteratura.E quello dei paesaggi. Quello, immensodelle religioni.Quellodell'amore,che rifiuta le costrizionidel tempo e dello spazio.E l'universofemminile quasiper intero,vale a dire la metàdel mondodellacoscienza: la donna in generalenon si senteaffattonella storia;cercare di introdurlain un'opera cosl completamentefemminilecome quella di Colettesignifica cercareuno spazio libero in un uovochiusoe levigato. E poi, leggendoquei romanzisoffocantida cui sonoesclusi l'aria libera e il mondo esterno, pieni zeppi di un'umanità acidaed esasperata ed in cui si penetraa voltecome in unacarrozza della metropolitanaalle sei di sera, ciò che mi colpisce è un'esclusionedeliberatae sistematica L'esclusionedi quella specie di matrimonio,matrimoniod'amore altrettantoe forse più che di necessità,matrimoniofiducioso, indissolubileche suggellaogni giorno ed ogni minutol'unione dell'uomoe del mondo che lo sostiene,e che fonda ciò che io ho chiamatola piantaumana.Non c'è posto per questapianta umananellaletteraturadel nostro tempo, e si direbbeche di tutto essa ci abbia parlatoriguardo all'uomotranneche di una cosa essenziale: di quellabollaincantata,di quellospazio,in fondoamichevole, d'ariae di luce che s'apre attornoa lui e in cui, nonostante tutto, attraversomille pene, egli vive e rifiorisce. Il mondo non ha mai potuto esserci avverso, chiuso, irriducibilmente estraneocomesi pretende,perchéci sono semprestati deipoeti. Una paginadi Tolstoj - che Dostoevskynon ha uccisocome vorrebberofarci credere - e scelgo il solo Tolstoj tra altri scrittoriqualeesempiodi quelli che io chiamoi grandi vegetativi, una sua pagina, dicevo, basta a renderci il senso perduto di una linfa umana profondamenteaccordatacon le stagioni, con i ritmi del pianeta, linfa che ci irriga e ci ricaricadi vitalità, ed attraversola quale, forse più che attraverso lo stimolo dellapiù prontalucidità,comunichiamotra di noi. I tempi che viviamo, non ho paura a dirlo, troppocarichi delle tensioni e delle angosce che pesano sull'uomoperfettamente lucidoe sveglio,eccessivamente sensibilealla tragicità di un mondolanciatocome una locomotivaimpazzitain quella "battagliad'uomini"denunciatada Rimbaud, questi nostri tempi provocanospesso in noi nostalgiaper quell'età dell'oro 63

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