Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Sacre Scritture,più raramente la letteraturagreca. Se vi aggiungiamo, ma in funzionepiuttosto secondaria,alcuni drammaturghi spagnoli ed alcuni poeti italiani, avremo il fondo comune di cui si nutrono, a occhio e croce, Ronsard come Racine, Montaigne comeVoltaire,e ancoraChteaubriandcomePascal. Questo fondo di culturacomune non impaccia l'originalitàpersonale, ma la mantiene in una linea, ne delimita il terreno con una serie di tabù indiscussi, quegli stessi tabù, per esempio, che Voltaire si spaventadi dover mettere in questione quando tenta di introdurre Shakespeare in Francia. La letteratura di quell'epoca, anche se nuova, fa corpo con ciò che sostituiscee di cui si nutre: la maestà e la lentezza delle opere classiche, lo si è detto, ha spessola natura degli icebergche dipendedall'essere in gran parte immersied invisibili. Ora, nulla di simile troviamo nella cultura di base della maggior parte degli scrittori attuali. Per noi tutti, che siamo passati in questa vecchia casa, è necessariouno sforzoper rendercene conto. Viviamo ancora nell'idea, tenuta viva dai programmi universitari e dai sommari dei manuali, che la nostra cultura cresca sempre su quella radice, molto lunga e insieme molto stretta, che affondain 3000 annidi tradizionegrecoromana fino all'epocaomerica. Conserviamoin noi quest'idea senza sottoporla a verifica;ma stiamo attenti,perché una rotturabrutale sta producendosiproprio nei tempi che attraversiamo.Come se lo spirito non potesse più portare questo peso di 30 secoli di letteraturamorta - riprendendo il mio paragone un po' arrischiato di poco fa - l'iceberg si rompe, e si rompe sotto i nostri occhi, senza che noi lo notiamo sempre chiaramente, proprio vicino alla superficie.Ricordo di avernepreso coscienza per la prima volta in seguito ad un giochettoal quale ci dedicavamo nel 1940 in un campo tedesco: era il gioco dell'isola deserta, che consistenel designare i venti libri che si vorrebbero avere tra le mani in un luogo del genere.Nell'isola deserta, per quanto riguardava i libri, ci stavamorealmente, e ciò dava alla nostra scelta un carattere più attendibile.Erano molto varie, le nostre preferenze, ma quello che colpiva, quasi come una regola, era che, a parte la Bibbia, le opere designatee anteriori al 1750 rappresentavanoquasi un'eccezione. Se guardiamo attorno a noi con occhi attenti, vedremodappertuttole tracce di questa rottura in profondità che si lascia alle spalle d'un sol colpo venticinquesecoli di letteratura.L'arte della citazione latina è stata per secoli una seconda natura per lo scrittore:un solo scrittore,Montherlant, la pratica ancora ai giorni nostri, e tale pratica cominciaad apparirestravaganteal lettore, comese qualcunocitasse in cinese. Vi sono stati in ogni tempo in Francia scrittori privi di cultura latina, ma, in pratica, mai dei poeti: ora, il gruppo surrealista, nato dopo il 1920, è senza dubbio la prima scuola in Francia in cui la grande maggioranzadei poeti non abbia mai imparato una parola di latino. È inutile, credo, moltiplicaregli BibliotecaGino Bianco DISCUSSIONE/GRACQ esempi. Tenderebberotutti a mostrarcicome la culturamoderna dello scrittore che affonda nel lontano passato soltantoper interpostapersona, e che, invece, ingloba ampiamente,in senso orizzontale,diverse letterature contemporaneetra loro connesse, inglese,tedesca,russa, sudamericana,comequestacultura, dicevo, da un lato vari grandementeda autore ad autore,e dall'altro si nutra soltanto più di opere non di cultura, ma di civiltà (nel senso preciso di Spengler),opere dello spiritopiù che dell'anima, opere di costruzione più che di espressione spontanea. In altri termini, quasi tutte le opere di cui realmente ci nutriamo sono opere già tardive,preoccupatepiù del controlloponderatoe del possesso dei propri mezzi che dellaspontaneità dell'elocuzione.In altri terminiancora, la nostra cultura riposa su opere già elaborate nella cura continua della tecnica: come stupirsi che la cura della tecnica sia divenuta ciò che è per la letteratura del nostro tempo, una preoccupazionecioè che tende a precederetutte le altre,e quasi un'ossessione? Credo infatti che l'ossessione della tecnica segni tutte le tappe della letteraturadi questi ultimi decenni, e non credosia necessario citare molti esempi perché tutti concordinosu questa verità. Tecnica, ovviamente, la scrittura automaticache segna l'avventodell'ultimadelle scuolepoetiche di rilievo, il surrealismo.Tecnica,e in gran parte prestito da una certa letteratura americana,il romanzo esistenzialistadella guerra e del dopoguerra.Tecnica,e si potrebbeperfinodire esclusivamentetecnica, l'apportodel nouveau roman: qui si direbbe talvoltache un'elisioneostinatadi tutto ciò che costituisce la presenzapersonale dello scrittore (il timbro, il tono, il movimento della frase) venga esercitataper mostraredell'opera, senza che ce ne sfugga il minimo ingranaggio, soltanto questo: come è fatta. L'opera di Sartre, con La nausea, si è fatta riconosceremolto prima che si iniziasse a parlare di romanzo esistenzialista,ma con il nouveauroman la volgarizzazionedella tecnica coincide esattamentecon la pubblicazionedelle opere, proprio comeun gioco di costruzioni viene venduto insieme alle istruzioniper l'uso. Non vorrei però che questo paragone privo di entusiasmorappresentasseuna prevenzionecontro una scuolachepersonalmentemiprocurapoche gioie,ma che non condanno,perché nessuna tecnica è condannabile. Noto tuttavia due cose: prima di tutto che di scuola in scuola,di nuovo romanzo in romanzo ancorapiù nuovo, la parte dedicata alle preoccupazioni tecniche aumenta a detrimento del registro lasciato al libero gioco della voce dello scrittore. In secondo luogo, che queste tecniche tendonoa divenire sempredi più, non tecniche di acquisizione,ma tecniche di privazione. La scrittura automatica aprivaancora in sostanzaun camponuovo - un oceanoriservato alla pesca miracolosa - e non ha mai impedito a nessun poeta surrealistadi scrivere anche, a modo suo, delle operepremeditate. Le ultime (in ordine di tempo) tecnicheromanzesche sono invece tecniche di espulsione, d'improverimento:espul61

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