Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

vero, che il radar del critico sia di grandeportata, ma ci piacerebbe ancheche sul suo schermoqualcosapermettessedi distinguere un'isola del tesoroda un iceberg.Ci diciamoqualchevolta che la nostra criticad'avanguardia, sotto l'effetto di una lunga vampa di febbre rivoluzionaria, vive un po' come quei primi cristiani che non avevanopiù occhi per il mondoe attendevano soltanto, di anno in anno, i segni della fine dei tempi: si direbbe che anch'essaattenda soltanto la parusia finale, l'opera che significheràinsiemela fine della letteraturae la fine del linguaggio, una restituzionedell'arte ad un silenziofinalmentericonquistato e più puro. Ma la letteratura scorre, e l'anno mille o, se si preferisce,il Libro in sé promesso da Mallarméche dovrebbe costituirneil termine finale, non arriva; i lettori leggono con piacere e nello stesso tempo le opere critiche di Blanchot che annuncianol'Apocalisse ed i romanzi della Saganche non la manifestano e, cosa curiosa, questi lettori sono, più spesso di quanto si creda, le stesse persone. Ed accade che in questa interessante attitudine del lettore colto a leggere, si direbbe, in due registrinello stesso tempo, scopriamouna seconda ragione dell'impossibilitàdi operarescelte dal vivo nellanostra letteratura: il fatto che da più di un secolo la Francia non ha più una letteraturama due - quasi estranee l'una all'altra - proprio come ha, in modo ancorapiù evidente,due pitturenello stesso tempo. 1-:'1 isogna che su questo punto mi faccia capire bene. In un lii certo senso, esistono, è vero, in ogni epoca due letterature simultaneamente- ma si tratta di letter~tureche possiamo chiamare senza esitazioni la letteratura alta e quella bassa: una letteraturadi creatori e una letteraturadi mestierantiche volgarizzano per i lettori ritardatari la produzione di moda qualche tempo prima. Non c'è in questo il minimo motivo di smarrimento da parte della critica. La novità, da un secolo a questa parte, è l'esistenza simultaneadi due letteraturedi qualità - da una parte, per cosl dire, di una letteratura dirompente (nel senso in cui si parla di un proiettile dirompente)in cui si collocano Rimbaud, Lautréamont,Mallarmé, Jarry, Claudel, il surrealismo, e dall'altrauna letteratura tradizionaleo di continuitàin cui sarebbero schieraticon altrettantaevidenza Flaubert, Anatole France, Barrès, Gide, Mauriac, Montherlant.Ora, in questa coesistenza che si prolunga nel tempo, una regola è stata violata: la regola storica per cui l'apparizione della prima annuncia a breve scadenza la morte della seconda. Per fare un esempio: Hernani vale quel che vale, però ha ucciso la tragedia classica. Ma, facciamo attenzione, quella fu l'ultima volta. A partire da quel momento,possonoessereintrodottinella letteratura gli esplosivi più violenti, che esploderanno magnificamente uno dopo l'altro, che produrrannograndi buche al sole, ma non annienterannopiù nessuno_:una letteratura parallela, che non ha ceduto nulla di essenziale rispetto alla tradizione BibliotecaGino Bianco DISCUSSIONEIGRACQ classica, e (lo ripeto) una letteraturadi qualità, che il pubblico colto non perde di vista, continua il suo corso sostanzialmente molto tranquillocome se nulla fosse. Quando queste due strade parallele sembrano incrociarsi per un momento, come nel caso curioso di Albert Camus, si direbbe che per un attimo vediamo aprirsi la prospettivadella fine di uno scisma, scisma che divide in due non il pubblico ma il gusto individualedi ogni lettore. È questo scismache ci costringe, se ci pensiamo bene, a passare costantementeper le nostre letture da una chiave ad un'altra, come fanno i musicisti: ce ne rendiamo conto in modo brutale se per esempio ci poniamo, a proposito della letteraturacontemporanea,domande assolutamente senza possibilità di risposta, come questa: chi vale di più (scelgo dei nomi un po' a caso): Sartre o Jouhandeau?Célineo Chardonne?Montherlanto Beckett?Butoro Mauriac?A una domanda del genere,naturalmente,ognuno risponderà con una scelta, saprà se un autore gli piace o non gli piace, ma nessunoconfonderà questa preferenza con un giudizio di valore che non è realmente formulabile. In poesia, ci sembra di vederepiù chiaramente,eppure ecco il caso singolare di Marie Noel che gli ingegni più raffinati non pensanocerto di dover disprezzaree per la quale l'evoluzione dellapoesia francese si è fermata a Lamartine.C'è d'altronde in tuttoquesto una singolaritàche mi pare propria della letteratura. Delledue pitture che erano coesistite anch'esseper un secolo, la pittura· accademicae la lunga stirpe rivoluzionariache va da Manet all'arte astratta, sappiamooggi che una ha avuto ragione dell'altra, voglio dire che non l'ha soltanto squalificata una voltaper tutte agli occhi della critica, ma l'ha anche espulsa completamente dal mercato.Nelle lettere, nulla di simile: come se, di fronte agli innovatori che le rinnovanodi continuo, rispuntassero ostinatamente dei Detaille, dei Bonnat, dei Bouguereau, dei CarolusDuran di genio, in grado, come si suol dire, di "fare da contrappeso",di mantenere in oscillazione l'asta dellabilancia. Ecco perché - tornando al nostro punto di partenza - ogni serioquadrocritico della letteraturamodernaè impossibile, o meglio la sua contabilità può essere tenuta soltanto in partita doppia: da un lato il manuale scolastico di cui parlavo poco fa, tutto chiuso nei valori tradizionali,dall'altro i panorami dei valori di rottura, di cui si potrebberocitare, in questiultimi anni, parecchiesemplari. Leggevoqualche tempo fa un articolodi politica, certopoco caritatevole,che s'intitolava, mi pare, Ci sono prove de/l'esistenzadi Debré? e mi dicevo che avrei ben potuto darecome titolo alla conversazionedi stasera Ci sonoprove de/l'esistenza di una letteraturacontemporanea? Perché,a ben pensarci,è una situazione davvero strana! Esiste un pubblico aperto come non mai alla novità, almeno formale, un pubblico che accorre senza difficoltàverso ciò che si presenta di più audace, di più rivoluzionario, ma questo pubblico non trae le conseguenze 59

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