un errore della mano del maestro, che ha tremato (e non può forse tremare la mano anche al più grande dei maestri?), o la forza del tempo - infallibilmente distruttrice. Pianga pure il pubblico sugli errori e sul tempo, ma non dobbiamo piangere noi, artisti, che abbiamo "l'età dell'oro in tasca", noi cui più caro è che Venere sia stata trovata nel marmo e non che esista la sua statua. La creazione sarebbe sterile se la fme di un'opera dipendesse dal barbaro-tempoo dal barbaro-uomo. Ecco una tessera del mosaico della leggenda di Vrubel'; qui è la testa del Demone, là la curva del corpo di un apostolo nella Discesa dello Spirito SanJo, e là ancora il racconto su una certa Inglese del caffè-concerto, e cosl via: i sogni di Vrubel', il suo delirio, i suoi discorsi, le sue confessioni... Per noi tutto è frammentario, incompleto; quei mondi che egli vide, noi non li abbiamo ancora visti interamente, e perciò la nostra sorte è per gli uni ridere, per gli altri trepidare, pronunciando la povera parola "genio". Che cos'è un genio? Cosl ci domandiamo e sognamo tutti i giorni e tutte le notti; e tutti i giorni e tutte le notti ci investe il vento remoto di quei mondi, ci porta frammenti di sussurri e di parole in una lingua sconosciuta; e cosl noi non sentiamo l'essenziale. Geniale, forse è colui che attraverso il vento ha colto la frase intera, ha messo insieme le parole e le ha trascritte; non conosciamo molte di queste frasi trascritte, e il loro significato è pressappoco identico: sia sul monte Sinai, sia nella luminosa stanza della santa Vergine, sia nello studio del grande pittore risuonano le parole: "Cerca la Terra Promessa". Chi ha inteso non può più ignorare il comando, sia il suo destino di morire sul confine o di vedere il Figlio innalzato sulla croce, o di bruciare sul rogo della propria ispirazione. Egli cammina sempre, perché "le noiose canzoni terrene" ormai non possono sostituire "i suoni celesti". Egli si allontana sempre di più e noi, rimasti indietro, lo perdiamo di vista, e perdiamo anche il filo della sua vita, perché lo ritrovino le generazioni successive, salite più in alto di noi, rosseggiante sopra il loro stesso capo giovane e ricciuto. Il filo della vita di Vrubel' non l'abbiamo affatto perduto quando egli "impazzi", ma assai prima: quando egli creava il sogno della sua vita, il Demone. Uno straordinario tramonto indorò straordinarie montagne blu-lilla. Cosl soltanto possiamo definire quei tre colori dominanti che sono ancora "senza nome" e che sono solo il segno (il simbolo) di ciò che nasconde in sé il Caduto stesso: "E il male gli venne a noia". La grandezza dell'idea lermontoviana è racchiusa nella grandezza dei tre colori di Vrubel'. Il Caduto ormai non ha più corpo - ma l'aveva un tempo, di una bellezza mostruosa. Un giovinetto nel languore della Noia, quasi sfinito da abbracci cosmici; le braccia spezzate, le ali distese; e l'antica sera continua a versare oro nelle voragini blu; ecco tutto ciò che è rimasto; laggiù, chissà dove, balena forse, appena percettibile, l'inutile velo di Tamara, cosl lontana ormai, terrena. Era simile a una chiara sera - BibliotecaGino Bianco ·sTORIE/BLOK Né giorno né rwtte, né tenebra né luce. Dal basso striscia l'oscurità blu della notte e tarda a sommergere l'oro e la madreperla. In questa lotta dell'oro e del blu già traluce qualcosa di diverso; nell'artista si schiude un cuore di profeta; solo nell'universo, incompreso da tutti, egli chiama il Demone stesso a esorcizzare la notte con lo splendore dei suoi occhi tristi, con la luce meravigliosa del volto, con lo scintillio di pavone delle ali - con la sua noia divina, infine. E l'oro arde, senza consumarsi: non per nulla maestro di Vrubel' fu il dorato Giovanni Bellini. L'angelo caduto e il pittore-esorcista: è tremendo stare con loro, vedere mondi straordinari e coricarsi sui monti. Ma solo da là si misurano i tempi e i termini; non abbiamo, per ora, altri mezzi che l'arte. Gli artisti, come i messi delle tragedie antiche, da là giungono a noi, nella vita misurata, col marchio della follia e del fato sul volto. Vrubel' giunse col volto folle ma beato. Egli è un messaggero, e il suo messaggio è che il blu-lilla della notte universale è screziato dall'oro della sera antica. Il suo Demone e il Derrwne di Lermontov sono simboli dei nostri tempi: Né giorrw né rwtte, né tenebra né luce. Noi, come angeli caduti di una chiara sera, dobbiamo esorcizzare la notte. L'artista ha perso il senno, l'ha sommerso la notte dell'arte e poi - la notte della morte. Egli camminava, perché i "suoni celesti" non si dimenticano. È lui che un giorno dipinse una testa d'inaudita bellezza: forse quella che non riuscl a Leonardo nell'Ultima cena. Sl, dev'essere in quel Paradiso di cui cantava: Cantò la beatitudine degli spiriti puri Sotto le fronde dei giardini del paradiso. antò la grandezza di Dio. E la sua lode era sincera. (Aprile-maggio 1910) ' (traduzione di Emanuela Guercetti) 51
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