Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

NÉSOGNINÉREALTÀ EALTRISCRITTI Aleksandr Blok NÉSOGNI,NÉREALTÀ Riunita sotto i tigli, al tramonto, la nostra famiglia prendeva il tè. Oltre i lillà già la nebbia si alzava dal burrone. Cominciammo a sentire che affilavano le falci. I contadini del podere vicino uscirono a falciare il prato del mercante. Non urlavano, non imprecavano come sempre. Le falci cominciarono a strisciare sull'erba, si sentiva che erano una ventina. Improvvisamente uno di loro intonò una canzone. Fluì senza sforzo e subito riempì il burrone e il bosco e il giardino una potente e argentina voce di tenore. Oltre il lillà, oltre la nebbia non si distingue nulla, riconosco dalla voce che chi canta è Grigorij Chripunov; ma non avrei mai pensato che il piccolo, corrotto Grigorij, che lavorava in fabbrica, avesse una voce così potente. I contadini si misero ad accompagnare il canto. E noi tutti ne fummo terribilmente turbati. Non conosco, non distinguo le parole; ma il canto continua a crescere. I contadini del vicino non hanno mai cantato così. Mi sento a disagio, mi pizzica la gola, ho voglia di piangere. Salto su e fuggo in un angolo lontano del giardino. Poi, tutto si ridusse in cenere. I contadini che avevano cantato quel giorno, portarono da Mosca la sifilide e la diffusero per tutti i villaggi. Il mercante di cui avevano falciato il prato si rovinò completamente a forza di bere, e in preda all'alcool diede fuoco ai fienili del suo stesso podere. Il diacono metteva al mondo figli illegittimi. Nell'izba di Fedot era crollato completamente il tetto, e Fedot non lo riparava. Da noi i vecchi cominciarono a morire e i giovani a invecchiare. Mio zio prese a dire stupidaggini, quali mai aveva dette prima. E anch'io il mattino seguente andai ad abbattere il vecchio lillà. Il lillà era centenario, aristocratico: i grappoli di fiori erano radi e azzurrini, e il fusto così robusto che l'accetta lo scheggiava appena. lo lo tagliai tutto, e dietro c'era il boschetto di betulle. Tagliai anche il boschetto, e dietro di esso c'era il burrone. Dal burrone ormai non vedo più nulla, a parte la mia casa, sopra la testa: ora sta esposta a tutti i venti e le bufere. Se volessi scavarvi sotto, crollerebbe e mi seppellirebbe. Un grande turbamento si è impadronito di tutti. Imperturbabile è rimasto solo il "politico", che ha continuato a vagare per le strade in bicicletta, illegalmente. Il poliziotto prendeva sempre la via di sotto, attraverso la palude, mentre il "politico" pedalava di sopra, sulla strada. Talvolta il poliziotto s'infilava nei cespugli con la sua carrozzella da corsa, bagnato di vodka come un pulcino; le lappole gli si erano appiccicate ai pantaloni e s'erano anche impigliate nei pedali della bicicletta. I cani non avevano più voce, agitavano la coda in una nuvola di polvere. E così noi tutti siamo finiti piuttosto male: "cambiarono presto, in un attimo, al suono dell'ultima tromba", come aveBibliotecaGino Bianco va predetto il diacono. Il ''politico", invece, qualsiasi cosa accada, resterà sempre "politico" e "illegale". Tale è la sua razza. Del resto, io ho sempre considerato fondamento della vita quel mondo che però, volontariamente e involontariamente, io stesso stavo distruggendo. Per tutta la vita abbiamo atteso la felicità, come persone che al crepuscolo aspettano per lunghe ore il treno, su una banchina scoperta, ingombra di neve. Sono accecati dalla neve e tuttavia aspettano che le tre luci appaiano alla curva. Ed ecco finalmente la locomotiva, alta e stretta; ma ormai non reca gioia: tutti sono così stanchi, fa così freddo che neppure nel vagone riscaldato ci si può rianimare. L'anima stanca si è accoccolata sulla soglia della tomba. È di nuovo primavera, di nuovo sui pendii fiorisce il mandorlo. Passano oltre Maddalena con il vaso e Pietro con le chiavi; Salomè porta la testa sul piatto; il suo abito lilla e oro è così ampio e pesante che le tocca scostarlo col piede. Anima mia, dov'è il tuo corpo? Il mio corpo vaga ancora sulla terra, cercando di non perdere l'anima, ma l'ha già persa da molto tempo. Più che mai incattivito il diavolo ha inventato il più crudele dei tormenti e manda la povera anima in Russia. L'anima, umile, acconsente. Gli altri diavoli applaudono il più vecchio per la sua mostruosa inventiva. L'anima affronta il martirio in Russia nel ventesimo secolo... Disgelo primaverile nella foresta. La neve è quasi sciolta, solo sotto i vecchi abeti c'è una grigia crosta di ghiaccio. Aria profumata. Fra gli abeti si è formata un'enorme pozza d'acqua; il mattino vi si riflette. Oltre la foresta c'è la pianura sconfinata. Sulla pianura c'è una folla sconfinata di contadini. Uno si allaccia il /apot; un altro si lava il viso con la neve sciolta; un terzo si rimbocca le maniche della camicia: si preparano ad andare chissà dove. Dalla grande fucina approntata alla svelta escono volute di fumo. I contadini portano aratri ed erpici a rifondere. E oltre i villaggi sulle colline si sono fermati i bogatyri: un baluginare di armature, non si distingue altro. Uno è avanzato, il cavallo ha piantato saldamente le - zampe a terra, il cavaliere ha teso il braccio, indica lontano oltre la foresta. Improvvisamente la folla si è mossa nella direzione indicata dal braccio del bogatyr'. I forconi sulle spalle, altri hanno strane spade antiche. I contadini vanno, affondano fino alle ginocchia nei laghi formati dal disgelo, e tutta la foresta è piena del fruscio dei lapti.

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