Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Robert Altman sul set di Follia d'amore. BibliotecaGino Bianco l'uso del neon. "Nostalgia da quattro soldi" o "bieco realismo"? Be', c'è lo stesso operatore, lo stesso impianto scenico, un uguale stile di ripresa. Sì, ci sono delle somiglianze, sebbene Streamers - che è un progetto di tutt'altro genere - sia stato girato in gran parte allo stesso modo. Le analogie tra Jimmy Dean e Follia d'amore le ho notate più in retrospettiva. Non me ne sono reso conto mentre giravo, ma oggi rivedendo il film ho qualche attimo di déjà vu. Alcuni hanno paragonato Follia, a Jmages, film che ho realizzato nel 1972 in Irlanda con Susannah York. Si trattava di un mio soggetto originale sulla schizofrenia e le visioni di una donna: il problema se quello che si vede c'è realmente o no, che è poi alla base di Follia d'amore. Quanto interviene sul lavoro degli attori? Il minimo indispensabile. Non suggerisco mai gesti o comportamenti, intervengo solo se mi sembrano eccessivi per dire "Non fare così". Ma non dico mai "Fa' così". È una cosa in cui credo ciecamente, perché dando l'imbeccata a un attore si escludono automaticamente molte altre possibilità, lo si costringe a lavorare in uno spazio. delimitato, mentre a me interessa abbattere ogni barriera. L'unica cosa che dico ai miei attori è di fare quel che sentono, con la massima libertà. Li costringo a fare il loro lavoro. Nell'articolo di Jack Kroll apparso su "Newsweek" e dedicato a Shepard, Sam diceva: "I registi cinematografici non s'intendono di recitazione". E si riferiva proprio a me. Quando aveva un problema di recitazione, infatti, sapeva di doverci lavorare da solo fino a trovare la soluzione. E aveva assolutamente ragione. Follia d'amore ha un ritmo molto lento. La preoccupa la cosa? Non teme che il film in certi momenti sia troppo difficile e oscuro per il grande pubblico? No, non mi preoccupa, tanto ormai non posso farci nulla. È quello che è. La lentezza è parte del tessuto stesso dell'opera. Intervenire sul ritmo narrativo non servirebbe a niente. Una volta fatto, un fùm sfugge al tuo controllo. È come fare un figlio. Dopo averlo partorito non puoi dire: "Questo non mi va, ne voglio uno più alto". E il suo successo nel mondo non dipende da te. È ovvio che vorrei che tutti i miei film avessero successo, proprio come desideriamo che i nostri figli ne abbiano. Vorrei anch'io che da grandi facessero tutti il medico e si comprassero la villetta nei quartieri residenziali, ma alcuni diventeranno spacciatori sulla Bowery. È inevitabile.

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