Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

BibliotecaGino Bianco GLIANNIDELLEMELE INCONTROCONROBERATLTMAN a cura di Katherine Dieckmann Sono passati dieci anni da Nashville e da allora il cinquantanovenne Robert Altman non ha più realizzato un film che si possa definire "di successo". Non che sembri importargliene molto, perlomeno finché non riuscirà a mettere insieme il budget per il suo progetto del momento: un adattamento di un monologo sul declino di Richard Nixon (Secrethonor, 1985); una versione pay-cable di The laundromat di Marsha Norman con Carol Burnett e Amy Madigan; un trattamento della denuncia del potere militare nell'America del pre-Vietnam di David Rabe, Streamers (1983); o una satira delle insulse commedie per il pubblico giovanile, com'è il caso di O.C. and Stiggs (1983) a tutt'oggi mai uscito nelle sale. Gli ultimi film di Altman - la maggior parte dei quali trasposizioni sullo schermo di pièces teatrali - sono seguiti da un pubblico di pochi fedeli, pronti a tutto e impregnati di cinefilia. Ma le cose sono cambiate con l'ultimissima fatica di Altman, Folliad'amore, che vanta un cast di tutto rispetto: Sam Shepard, Kim Basinger, Harry Dean Stanton e Rand:y Quaid. Nell'ufficio di New York, Robert Altman cura i propri affari tra un numero vertiginoso di specchi e una gigantesca insegna al neon, 5 andDirne. È questa la sua base americana, visto che si è trasferito da più di un anno a Parigi, dove si sta facendo tra l'altro costruire un sofisticato studio. Dopo aver diretto nella primavera del 1986 a Lione la sua versione di TheRake'sProgress di Strawinsky (l'opera debuttò cori successo nel Michigan lo scorso anno), si cimenterà in quello che egli stesso definisce il "seguito" di Nashville:Pret-à-porter. Abbandonato il mondo della country music per quello dell'alta moda, il film si avvale di un'analoga struttura corale di personaggi per denunciare lafollia dei tempi. Altman è uno di quei rari intervistati che parlano con totale distacco della propria esperienza e dicono sempre con estremafranchezza quel chepensano. Se non riesce ad arrivare subito al punto di un argomento, significa che non vale la pena parlarne. Quando Sam Shepard le propose di dirigere Folliad'amore, lei sulle prime si mostrò esitante. Mi chiamò il giorno del debuttodella pièce al Magie Theater di San Francisco. Ci andaie ci pensai su, senzaperò riuscire subitoa immaginarlacome film.OriginariamenteSamvolevaJessica(Lange)come interpretefemminile,maper qualchemotivo lei improvvisamenterifiutò.Non ho ancora capito bene perché. Alloraconvinsi Sama interpretarelui il protagonistamaschilee convocammoper unprovino Kim Basinger, che non avevomai visto recitarema che mi lasciò assolutamentesenza fiato. È fantastica. Di chi è stata l'idea di far interpretare a Harry Dean Stanton il Vecchio? Ci sono alcuni momenti in Follia d'amore in cui il Vecchio continua a camminare, caratteristica questa del ruolo di Stanton in Paris, Texas di Wim Wenders. E naturalmente entrambe le parti sono state scritte da Shepard ... L'idea è stata mia. E stranamente,Samnon ne è mai stato davveroentusiasta.Ero rimastocolpitoda quellamisteriosasomiglianzaquasi genetica tra i due attori.Sono entrambicosl armoniosamenteasciuttie forti. È stato in qualche modo influenzato da Paris, Texas? Entrambi i film hanno un certo ritmo poetico. Quel tantoche bastavaper sapereche era esattamentequelloche non volevo. Girare come ha fatto lei con dialoghi e monologhi spesso fuori sincrono rispetto a/l'immagine costituisce un modo molto creativo di lavorare sul testo di Shepard. Lei ha già usato questa tecnica altre volte, ma mai in maniera tanto deliberata. Qui i perso-

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