DUERACCONTI Nathanae/ West TRATTATIVA · Per un'ora, dopo che il barbiere se ne fu andato, Mr. Eugene Klingspiel, capo della Gargantua! Pictures, della West Coast, lavorò freneticamente. Dapprima lesse "Tue Hollywood Reporter", "Variety'', e "The Film Daily". Poi sciolse due cucchiaini di bicarbonato e si distese sul divano per prendere alcune decisioni. Non passò molto tempo che Mr. Klingspiel cadde in quello stato che soleva chiamare una leggera réverie. Vedeva la Gargantua! Pictures inghiottire i concorrenti come un boa constrictor, spazzando via intere catene del divertimento. Tra la veglia e il sonno di somandava se non fosse opportuno incorporare la Balaban e Katz; tuttavia, poiché non sapeva che farsene di Katz, incorporò solo Balaban, e poi fu la volta di Spiros ~kouras e dei suoi sette fratelli. Forse come inizio sarebbe stato meglio assorbirne solo tre. Ma quali? Que!Ji nel mezzo, o due da un lato e uno dall'altro? Infine sistemò gli otto Skouras in uno squadrone come soldatini di piombo e ne giustiziò cinque a caso. Il gracidare. del citofono interno interruppe quel piacevole gioco. Fece scattare l'interruttore, irritato. "Chi è?" ' "Hwonh hwonh hwohn hwohn hwohn." "Li vedo più tardi," disse Mr. Klingspiel. "Faccia entrare Charlie Baer." "Hwonh-hwonh." Si accese un sigaro, voltò le spalle alla porta, e assunse un'aria così severa da far invidia a una stampa giapponese. Che non creda l'ultimo sbarbatello uscito dal Columbia College di poter estorcere del denaro proprio a me, abbia scritto o no film di successo. Dopo un dignitoso intervallo si girò verso la porta. Charlie Baer, con la sua faccia tonda e noncurante, guardava fuori da un'altra finestra voltandogli le spalle. "Ebbene, Charlie." Mr. Klingspiel riuscì a stento a controllare la sua irritazione per quella mancanza di rispetto e provò a sorridere benevolmente. "Ti ho mandato a chiamare ieri." "Ah sì." Charlie lo guardava placidamente. Quell'innocenza rugiadosa era decisamente stomachevole. "La signorina ti ha chiamato alla palazzina degli scrittori, ma le hanno detto che stavi lavorando con Roy Zinsser a Malibu." Mr. Kingspiel si schiarì la voce. Forse si poteva alleggerire la tensione con una battuta. "Tu era là, Charlie?" Se ne penù subito; lo sguardo gelido di Charlie gli fece apparire quell'osservazione del tutto fuori luogo. E così questo furbastro crede davvero di farmela, rifletteva il signor Klingspiel, infuriandosi. "Charlie," cominciò, torcendo la faccia per esprimere profonda disapprovazione, "non mi è piaciuto il tuo ultimo copione. Non aveva grinta. Gli mancava la cosa più importante per una commedia." "Che cosa?" chiese Charlie senza curiosità. BibliotecaGino Bianco "La spontaneezza", replicò Mr. Klingspiel serio. "Vedi, se fossi in te, Charlie, farei tesoro di quest'idea e ci rimuginerei sopra tutta la notte." "Vabbè" disse Charlie, facendo per prendere il cappello. "Ah, un'altra cosa." Mr. Klingspiel fece finta di consultare delle carte. "Il tuo contratto scade il quindici, vero?" "Vero." "E va bene Charlie, voglio essere sincero con te. Hai fatto dei gran bei film. Ti rinnovo per un altro anno, e questa volta a due e cinquanta la settimana." Charlie continuava a fissarlo. Mr. Klingspiel era radioso. "In altre parole il doppio di quel che prendi ora. Che ne dici?" "Non va" disse Charlie. "Cinquecento a settimana o non lavoro." "Stammi a sentire," disse Klingspiel, "Rispondimi una cosa sola. Quanti ne conosci di ventitre anni che guadagnano due e cinquanta alla settimana?" "Devo pensare alla vecchiaia," disse Charlie. "Quando avevo ventitre anni io," continuò Mr. Klingspiel, assumendo il suo atteggiamento da Dall'ago al milione;" che cos'ero io? L'ultimo arrivato, e lavoravo per quattro soldi. Mi potevo permettere solo latte e gallette. Tu non sai quanto sei fortunato." "Sì, lo so," rispose Charlie. "Una volta ho provato una tazza di latte con le gallette." "Sta a sentire, Charlie," disse Mr. Klingspiel paziente, "Perché non cerchi di ragionare? Un uomo solo come te in poco tempo potrebbe accumulare..." "Cinquecento," interruppe Charlie ottusamente. Mr. Klingspiel tamburellava leggermente sulla scrivania. "Ascolta, Charlie," disse dopo un attimo, ti voglio raccontare una storia. È la storia di Adolph Rubens, l'uomo che ha fondato questa grande organizzazione." Charlie abbassò gli occhi scoraggiato. "Cerca solo di immaginare che non esiste nessuna Hollywood, nessuna industria del cinema, niente. Ventott'anni fa. Un piccolo pellicciaio chiamato Adolph Rubens cammina per una strada ventosa di St. Louis. È un omino, Charlie, ma è un duro. Ha freddo e fame, ma nella sua mente c'è un sogno. Tutti ridono di lui e parlano della follia di Rubens, ma lui non se la prende. Perché? Perché nel suo cervello vede il progetto di una grande industria del divertimento che porta il piacere e l'istruzione a milioni di persone a Est a Ovest. E oggi quel sogno è divenuto realtà. Questo non è un'impresa commerciale, Charlie; è un monumento costruito dal pubblico agli ideali di Adolph Rubens, e noi continuiamo quell'impresa." "Cinquecento dollari, o smetto di costruire," disse Charlie nello stesso tono metallico. "Charlie," aggiunse Mr. Klingspiel dopo un momento, "Ti voglio chiedere una cosa. Vieni qui. Non ll... vieni da questa parte della scrivania." Si alzò. "Ora siediti sulla mia poltro-
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