HALLEYE ALTRE POESIE Car/os Drummond de Andrade Da tempo conservo in un cassetto la traduzione di alcune poesie di Carlos Drummond de Andrade. Le tradussi anni fa con l'intenzione di farne un libriccino per un editore italiano, poi non se ne fece di nulla, non mi ricordo se per colpa mia o dell'editore o di entrambi. Nel 1910 il bambino Carlos Halley Il sole va diminuendo di grandezza e di colore e di interesse intorno a te. Ci sono meno ragioni di ridere e persino di piangere. Qualcuno suona - forse - il campanello. Svelto! Non c'è più tempo per vestirti, la barca nera impaziente è giù in strada. Tutto è come se non fosse successo perché dopo essere successo - cosa è rimasto? Ah, sì, è rimasta Halley che illuminava da una parte all'altra il cielo del 1910. Il bambino Murilo Mendes la contemplava da Juiz de Fora il bambino Marques Rebelo da Vila lsabel il bambino Carlos dalla foresta di Itabira tutte e tre assolutamente affascinati come doveva contemplarla nel Brabante nel 1302 il bambino Ruysbroeck il Mirabile. Halley ritornerà Halley ritorna sempre con la puntualità commerciale degli astri. Poco importa che siano altri bambini a vederla nel 1986 illuminare da una parte all'altra la notte della vita. Lettera Vorrei scriverla proprio con parole risapute, le stesse, usuali, seppure frementi di un tocco di passione. Forando gli oscuri canali di argilla e ombra, essa andrebbe raccontando che sto bene, e amo sempre e amo sempre più in questa mia maniera contorta e reticente, Bibliotec~ Gino Bianco Drummond de Andrade guardava, dalla foresta di Itabira, il passaggio della cometa di Halley. Quest'anno che la cometa è tornata di nuovo nel nostro cielo, mi è venuto voglia di far uscire alcune di quelle poesie dal buio di un cassetto. e aspetto una risposta, ma che non tardi; e chiedo un oggetto minuscolo solo per dar piacere a colui che lo offre; essa direbbe del tempo che fa dalle nostre parti; le piogge sono cessate, i bambini studiano, un'ultima invenzione (non ancora perfetta) per leggere nei cuori, ma tutti noi speriamo di rivederci presto. Tanto presto, non proprio. Si sta facendo, il tempo, stranamente lungo via via che si accorcia. Ciò che ieri schioccava, suono dirompente, oggi si paralizza in sfinge di marmo, e anche il sonno, il sonno che era grato e era assurdo è un dormire sveglio in una cupa pianura. Rapido è il sogno, appena, che fugge, di mandare notizie amorose quando non c'è amore da dare o da ricevere; quando è solo ricordo, ancora meno, polvere, meno ancora, niente, niente di niente in tutto, in me più che in tutto, e non serve svegliare chi magari riposa sulla collina spoglia. Tuttavia questa è una lettera. (Antonio Tabucchi)
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