Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Jean Gene/ con Simone de Beauvoir nel 1949 (foto Vals/Gamma). la scena. Fa comunque differenza. Parlo dei rischi del simbolismo a teatro, perché è un'opera d'arte, eccetera eccetera ... È un'opera d'arte, ma tutti i miei lavori, da Les bonnes fino a I paraventi sono comunque, in un certo modo, un po' politici (o almeno io ho la debolezza di pensarlo) nel senso che affrontano la politica di sbieco, l'affrontano obliquamente. Per il fatto di essere venuto in Libano, sono stato portato a un'azione non politica ma all'interno di un movimento puramente rivoluzionario. Si. Di qui la grande differenza, secondo me, per un lavoro teatrale scritto 30 anni fa e presentato oggi di nuovo. Cambia di forma, il contesto è diverso. Quando Chéreau o Stein mettono in scena oggi un suo lavoro esso è diventato molto diverso da quello che lei ha scritto all'epoca. Naturalmente. Dato che parla di I paraventi, quando I paraventi sono stati rappresentati, allora, molta gente era contro il lavoro e contro di me, perché vi vedeva un'allusione immediata alla guerra di Algeria. Ed erano contro perché gli Algerini erano riusciti ad avere la loro indipendenza. Adesso credo che Chéreau non facesse nessuna allusione alla guerra d'Algeria, e nel testo peraltro non vi si allude mai. I paraventi si sostiene oggi - se così si può dire - solo sulle sue virtù teatrali. E si potrebbbe immaginare Il balcone come satira atroce della vita politica attuale... È possibile, non ce l'ho molto in testa... ... e ci sono poi I negri ... I negri, sa, l'ho visto a Berlino, ma era in tedesco. Le interessa il teatro, intendo come spettatore? No, no, non ci vado mai, no. Le dico questo: tutti i miei lavori teatrali sono stati scritti su ordinazione. È cominciato con Les bonnes, e non ricordo più chi è che mi ha commissionato / negri, un regista belga molto noto. Jouvet non mi ha mai detto di scrivere un lavoro sulle cameriere, evidentemente, mi ha solo detto di voler montare un lavoro con due attrici perché non aveva molti soldi. Così ho pensato alle Bonnes, ma tutti i miei lavori teatrali sono stati scritti su commissione. Era insomma un modo molto obliquo di affrontare la politica. Non la politica in quanto tale, perchè quella la fanno gli uomini politici, ma le situazioni sociali che provocheranno una politica. Quando ora si trova con i suoi amici palestinesi, ha l'impressione che la vedano anche come Jean Genet lo scrittore? Certamente no. Non hanno mai letto i miei libri, salvo forse Leila che ne ha letti uno o due. No ... non credo. Questo le dà sollievo? Per la verità non ci penso affatto. (traduzione di Paola Costa) Copyright Riidiger Wischenbart, 1984. BibliotecaGino Bianco 25

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==