Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Una scena de Il balcone per la regia di Antoine Bourseiller (Parigi, /975; Col/. Viollel). La letteratura, tren'anni addietro L'immagine che abbiamo di Jean Genet scrittore è quella di un personaggio solitario. In questi incontri con i Palestinesi, con le Pantere nere, cerca forse il gruppo, il collettivo, il gruppo in senso molto forte? è questo ad attirarla? Sì, sì. Le parlerò un po' della mia storia personale. Ho cominciato a scrivere libri in prigione, cinque libri: non sei, cinque. Creare è sempre parlare dell'infanzia, è sempre qualcosa di nostalgico. In ogni caso, è così la mia scrittura, e la maggior parte della scrittura moderna. Sa come me che la prima frase dell'opera di Proust comincia così: "per molto tempo, mi sono coricato presto la sera". E racconta la sua infanzia in centinaia e centinaia di pagine. Quando ho cominciato a scrivere avevo trent'anni, e ne avevo 34 o 35 quando ho smesso. Ma era un sogno, e comunque una fantasticheria. Avevo scritto in prigione, e una volta libero ero perduto. Mi sono ritrovato realmente e nel mondo reale con questi due movimenti rivoluzionari, le Pantere nere e i Palestinesi. E con loro mi sottomettevo al mondo reale, che è quello che oggi bisogna fare, non bisogna fare quello che si è fatto ieri. Agivo insomma in funzione del mondo reale e non più in funzione del mondo grammaticale. Diciamo ... nella misura in cui si oppone il mondo reale al mondo della fantasticheria. Perché se si spinge l'analisi più avanti, sappiamo che la fantasticheria appartiene anch'essa al mondo reale. I sogni sono realtà. Ma si sa anche che sulla fantasticheria si può agire in maniera quasi illimitata mentre non si può agire in maniera illimitata sul reale. Ci vuole naturalmente una disciplina diversa, che non è più la disciplina grammaticale. Le ho già detto di aver letto Quatre heures à Chatila non solo come testimonianza ma anche come romanzo. Intendevo che questo testo ha in sé la sostanza di un romanzo, cosi come potrebbe venir scritto sul Medio Oriente attuale. E lei ha subito detto: "no, no, non è un romanzo, sono stato laggiù per davvero". Ho detto che non è un romanzo perché il termine romanzo mi rimanda quasi immediatamente alla fantasticheria, all'irrealtà. Madame Bovary è un romanzo. Nella misura in cui la parola romanzo è usata per definire un genere più letterario, Quatre heures ... non è un romanzo. Ma c'è anche la scrittura, nel suo libro, che fa molto sentire la presenza di Genet cronista, del Genet letterato. Ma fa sentire anche il mondo palestinese. Se vuole, si sente altrettanto il mondo palestinese che il cronista che lo descrive. Bene. Allora posso dirle solo questo, che Degas, il disegnatore, aveva scritto un sonetto e l'aveva mostrato a Mallarmé che lo trovò brutto. Degas dice a Mallarmé: "eppure ci ho messo molte idee". E Mallarmé gli risponde: "una poesia non si fa con le idee, si fa con le parole". Quella specie di piccola narrazione che ho fatto non l'ho fatta con le mie idee. L'ho fatta con parole che sono mie, ma per parlare di una realtà che non è la mia. Mi chiedo comunque dove risiede per lei questa grande differenza tra il testimone letterario e il testimone reporter, per esempio. Dato che lei ha molto insistito sul fatto di aver smesso di scrivere trent'anni fa. Non le chiederò di leggere i libri che ho scritto trent'anni fa ma, se volesse provare, vedrà che non si tratta della stessa scrittura. Vedrà però anche che a parlare è lo stesso uomo. Nel testo su Chatila si sente il mondo palestinese, si vedono dei personaggi. Lei mi ha detto che la bellezza che vi è descritta consisteva nel sentimento di libertà di questa gente. Un momento. Non solo. Credo di aver già insistito sul peso, l'efficacia, lo spessore dei gesti. Questa bellezza viene di qui. Ora chiedo io a lei: non sente che la bellezza si trova di più nella realtà? Cosa cercano i pittori, che si tratti di Rembrandt o di Cézanne? Non si tratta forse di questo? E l'hanno trovato, per quanto riguarda quelli che ho citato. Ma non sente allora che il mondo arabo non ha peso? Che si sostiene in virtù di regimi autoritari e perfino polizieschi? Allora i Palestinesi, nella loro rivolta, hanno trovato per l'appunto questo peso, - e adesso ho paura di essere troppo letBibliotecaGino Bianco 21

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