Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

Tom, il protagonista maschile di Rondò, è un giovane onesto, serio, un po' tradizionalista, tranquillo e bene educato, ingenuo, molto anti-ideologico. Perché, secondo Lei, gli eroi di questo tipo sono cosi rari nella narrativa contemporanea, dove prevalgono piuttosto i tipi inquieti, pessimisti, violenti? Incontravo e conoscevo personalmente numerosi "protagonisti maschili" del tipo di Tom. Non erano rari, nella mia generazione. Non esistono più? Non lo credo. Nonostante la "instabilità delle persone e delle cose" questo tipo d'uomo è sempre presente. È piuttosto alla letteratura contemporanea che esso appare poco interessante. Il tipo psicologico vicino al personaggio di Tom potrebbe essere oggi un giovane ingegnere o medico. I giovani medici che collaborano all'organizzazione "Medici senza frontiere" sono pessimisti, inquieti, violenti? Ho molto spesso l'occasione di vederli da vicino. Ci sono tra loro ragazzi onesti, tranquilli, seri e anti-ideologici. Nella letteratura a volte è difficile sapere fino a che punto essa sia un'immagine della realtà e quanto vi sia di trasmissioni e influenze della letteratura stessa. Quel che è sicuro è che la prosa letteraria del nostro tempo è stata più segnata dall'influenza di Kafka e di Joyce che ispirata dalle opere di Conrad o di Thomas Mann. Non ritiene che il Tom di Rondò abbia alcuni tratti caratteristici dell'Hans Castorp della Montagna incantata e che i singolari vincoli che lo legano a Tola e Cesar evochino a volte il fascino esercitato su Castorp da madame Chauchat e da Peeperkom? Rondò è ambientato in gran parte durante la guerra. E però la guerra vi è descritta, in modo non inconsueto, come un periodo in cui la vita privata della gente non si ferma ma può anzi arricchirsi sfruttando nuovi spazi di libertà. Ma non crede che la sua generazione tende piuttosto a voler dimenticare la guerra e a vederla come una parentesi senza interessa dal punto di vista della vita privata? Piuttosto il contrario. La resistenza polacca anti-hitleriana è nella giovane generazione aureolata di leggenda. In Rondò, in cui la narrazione si svolge negli anni 19331973, la guerra è presentata come un frammento della vita e in qualche modo di una trama romanzesca. Il mio libro non è un romanzo sulla guerra o sulla Resistenza, che nella letteratura polacca è diventato un genere speciale e un po' sacrale, che ha i suoi numerosi tabù. Ho vissuto a Varsavia dal primo bombardamento del settembre 1939 fino al bombardamento del settembre 1944. E benché secondo le leggi del Terzo Reich io fossi condannato a morte, vivevo, ero innamorato, bevevo vodka e giocavo a carte. Non era soltanto la guerra, era anche una vita. Una domanda di carattere politico. A trent'anni dal '56 e dalle speranze che sollevò, Lei crede che qualcosa di positivo a partire da quegli avvenimenti sia stato acquisito alla coscienza dei popoli, a est a ovest? Sì. La coscienza che il totalitarismo non si lascia riformare e che si può solo sperare nella sua caduta. BibliotecaGino Bianco 17

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