Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

BibliotecaGino Bianco ' ATTORNO A~'RONDO" INCONTROCONKAZIMIERZBRANDYS a cura di Sandro Ferri Nel suo romanzo Rondò, di recente tradotto in italiano per le edizioni E/O, il protagonista Tom crea un'organizzazione di resistenza, "Rondò", per amore, come ad affermare quindi Leragioni individuali, i sentimenti, sulle ragioni della Storia. D'altra parte, Tom stesso milita attivamente nella Resistenza anti-nazista. Non c'è contraddizione tra questi due comportamenti, il primo cosi beffardo nei confronti della Storia, anti-eroico, e il secondo invece tipico di chi ha creduto alla giustezza di certi movimenti di massa? Ma c'è davvero una contraddizione? Il bisogno di proteggere la donna che si ama mi pare naturale, in un uomo innamorato. Tanto più che questa donna è un po' folle. La giovane Tola, in Rondò, vuol sacrificare la vita per la patria, partecipare alla cospirazione anti-nazista e probabilmente morire. All'uomo, Tam, non sembra che questo abbia molto senso. Per lui morire per la patria è una specie di servizio militare, un dovere civico che riguarda solo gli uomini. Sono i vecchi costumi alla polacca ... Impegnandosi dunque nella clandestinità militare sin dagli inizi dell'occupazione hitleriana Tam è ben cosciente di tutti i pericoli che ne conseguono, ma poiché vuole risparmiarli alla donna che ama, inventa per lei un'organizzazione clandestina fittizia, inesistente. Dopo un po' di tempo questa organizzazione diventa reale, comincia a esistere contro il suo stesso volere e infine condanna a morte il suo fondatore. Perché non è vero soltanto che la realtà crea le finzioni ma anche che le finzioni creano la realtà. Vedo in questo il principale paradosso di cui tratta Rondò. Ha scritto Ceno Pampaloni che in Rondò c'è un forte desiderio di libertà. Che cosa significa per Lei, oggi, essere liberi? Come si può esserlo in un mondo dove cresce la concentrazione dei poteri. Essere liberi? Diciamo: vivere in un paese in cui c'è consonanza tra le leggi che vengono imposte all'individuo e i diritti di cui egli gode. Oppure: essere indipendenti dalle pressioni esercitate dall'opinione pubblica, dalle convinzioni propagate dal potere, la maggioranza sociale, l'ambiente. Non inchinarsi davanti alle mode, intellettuali, artistiche. Un mio amico francese sostiene che la letteratura in Russia è annichilita dalla burocrazia politica mentre in Occidente è corrotta dalle mode. Solo a prima vista Rondò è una semplice storia d'amore e di avventure. In realtà è anche una meditazione sulla crisi del nostro secolo che si riflette nella costruzione stessa del romanzo: continuo stravolgimento dell'ordine cronologico degli avvenimenti; la strada del lettore volutamente disseminata di equivoci che disorientano; personaggi alle prese con i più diversi problemi di identità; ecc. Lei crede che questa instabilità delle persone e delle cose sia tipica del nostro secolo e che sia più forte in quell'Europa orientale che tanto è stata segnata dagli avvenimenti storici? L'Europa centrale ha subito un'evoluzione mentale analoga e quella dell'Occidente. La sua coscienza è stata ugualmente influenzata dal marxismo e dal freudismo, dalla teoria della reattività, il surrealismo, l'esistenzialismo, lo strutturalismo ... Eppure mi sembra che le società dell'Europa centrale abbiamo subito più profondamente dell'Occidente le prove del totalitarismo. È in conseguenza di queste prove che tutte le idee dell'umanità del XVIII e XIX secolo sono andate in fumo nei paesi in cui l'uomo ha imparato di poter essere un testimone passivo dei grandi crimini collettivi. E in compenso mi pare che l'Occidente abbia subito con più fatica la vergogna del colonialismo. È un'origine della inquietudine morale ignota in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia. In ogni modo, questo doppio tipo di esperienza ha prodotto il fenomeno che lei chiama della "instabilità delle persone e delle cose". Ma le differenze sussistono e a volte è difficile capirsi.

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