Vincenzo Consolo (foto di Giovanna Borgese). zi perché non può scrivere contro se stesso. Se li scrive, i suoi non sono romanzi, ma appartengono a un altro genere letterario: sono narrazione pura, lirismo spiegato, canto aperto, autocompiacimento, musica e silenzio. 5) In un racconto d'autore ignoto, dal titolo "Un giorno come gli altri", in un sogno-viaggio tra le rovine di Ebla, l'io narrante immagina di rinvenire delle tavolette d'argilla con sopra incisa la scrittura eblaita, tavolette che, ricomposte, formano come la grande pagina d'un libro. "È un racconto", gli dice il glottologo che l'accompagna "un bellissimo racconto scritto da un re narratore ... Solo un re può narrare in modo perfetto: egli non ha ha bisogno di memoria e tanto meno di metafora: egli scrive, comanda, scrive e narra contemporaneamente". 6) Ci sono periodi nella storia letteraria, nella storia del romanzo - e non sappiamo se questa storia continua o sta per finire - in cui l'elemento logico, storico, sociale, prosaico e comunicativo si ritrae, si perde, e prende il sopravvento, invade il campo l'espressione, la poesia, il canto; il romanzo si trasforma in bella pagina, in prosa artistica, "rondista"; pratica terni esistenziali, assoluti, eterni; l'io sostituisce il lui. Periodi cioè in cui il romanzo perde la sua essenza, la sua funzione e il suo significato. 7) A noi sembra, dunque, che in questo particolare periodo, che oggi, in Italia, in questo periodo che hanno chiamato di "riflusso" (che noi chiameremmo più propriamente di "risacca") siano emersi (si siano rinvenuti come detriti sulla spiaggia) scrittori che soffrono di un potente desiderio di immedesimazione col re (ossia con Reagan o con Agnelli, con Craxi o con De Mita) e scrivono, senza dubbi, senza memoria e senza metafora, in bella, levigata, cortigiana o curialesca prosa; scrivono di vita e di morte, di miti e di Dio; si disperano e piangono per questa vita, bellissima e crudele, che passa in un soffio, si spegne. Scrivono in una prosa bassa, neutra, sorda, passiva trascrizione d'un parlato di massa ottusa e consenziente, serivono del loro Grande Dolore e non sognano che d'essere abbracciati e consolati dal re. E da qui in poi si potrebbe continuare, catalogare e esemplificare. Parlare per esempio del potere e delle trombe del potere, dei romanzi del Pentagono, e dei visitors allo spazio Krizia; parlare del "Corriere della sera" che ha sempre creato scrittori per i suoi lettori milanesi e lombardi, da Buzzati (dietro la cui misteriosa fissità da salotto di via Montenapoleone o via De' Togni, c'è il nulla, il vuoto) e giù a Bevilacqua, alla Fallaci, a Barbiellini Amidei, e via degradando. BibliotecaGino Bianco 15
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