Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

120 SCHEDE/CLCElRI rare alcune decisive istanze narrative evidenziate opportunamente da diversi studiosi di impronta formalistico-semiologica nel corso degli anni passati, per esempio quando afferma che "Lawrence fu, probabilmente, l'ultimo occidentale che accettò l'onere di essere un'autorità universale" e, poco dopo, che "Tolstoj parla con la propria voce lungo tutto il romanzo Guerra e pace" (p. 33): tra autore reale e vicenda si possono identificare grossomodo almeno un autore implicito e un narratore, dotati di un diverso grado di autorità e con una fisionomia spesso assai differente da quella dello scrittore in carne ed ossa, al quale l'autrice attribuisce eccessive responsabilità. I latori di idee possono dunque essere svariati, e cosl i destinatari, originando una dialettica testuale articolata e mobile: il narratore si rivolge, per esempio, -sia al narratario, sia al lettore reale; l'autore orienta il sistema di comunicazione, in prima istanza, verso un lettore ideale; i personaggi parlano tra di loro e discutono sapendo benissimo di venir ascoltati dal lettore e, prima ancora, di essere strettamente sorvegliati dall'autore. Ieri come oggi lo scrittore sfrutta in vario modo e con differenti accorgimenti i meccanismi costitutivi della macchina romanzesca, premendo di volta in volta tasti diversi per inserire nel tessuto narrativo le idee che gli stanno a cuore. Nel romanzo tradizionale sette-ottocentesco (e questo è il serbatoio dal quale l'autrice attinge la quasi totalità degli esempi offerti al lettore), il portato ideologico sembra indubbiamente sempre più esplicito ed evidente, sia nella forma del comte philosophique sia nel caso del romanzo realistico, caratterizzato di frequente dalla presenza di un narratore autorevole e di un protagonista convinto assertore e strenuo difensore delle proprie ragioni. In area noventesca, invece, a partire dalle poetiche avanguardistiche inglesi per arrivare a quelle francesi dell'oggettualità, la presenza delle idee è divenuta di sicuro meno evidente; in altre parole la visione del mondo estrapolabile dal testo non si ritrova più sulle labbra del personaggio né viene comunicata direttamente dal narratore, ma piuttosto richiede al lettore un BibliotecaGino Bianco lavorio di 'smascheramento' attento: entrano in gioco il punto di vista (il fuoco della narrazione), la significanza del disegno narrativo, le tecniche di caratterizza~ zione del personaggio, per fare solo qualche esempio. Si è dunque verificato uno spostamento dal cosa della narrazione e del sistema dei personaggi, al come. Allora il lettore interessato a rintracciare le 'idee' di un romanzo apparentemente privo di idee si trova nelle condizioni di identificare, organizzare e sistematizzare i 'segni ideologici' (o ideologicamente significativi) presenti nell'opera che legge. Da un punto di vista storico l'evoluzione in senso intellettualistico del genere romanzesco trova la sua prima ragione oggettiva pel processo di stratificazione e frantumazione del suo pubblico elettivo, ancora dotato di una fisionomia relativamente unitaria in epoca sette-ottocentesca (in Italia si assiste come al solito ad uno sfasamento cronologico del fenomeno). La comparsa di un insieme di 'sottogeneri' romanzeschi - il romanzo d'avventura, giallo, di fantascienza, rosa ecc. - di impostazione (nel senso del nostro discorso) più tradizionale, rivolti alle fasce meno letterariamente competenti di pubblico e di più recente alfabetizzazione, ha fatto da pendant alla 'specializzazione' del romanzo d'arte tradizionale, quale si è verificata all'epoca dell'esplosione industriale e capitalistica prima e della società di massa poi. Sembra evidente allora come in definitiva ogni testo di indole romanzesca (e ogni opera letteraria touJ-court) veicoli sempre alcuni elementi astratti, alcune idee, che possono rimandare alla compagine stessa dell'opera, alle ragioni cioè del suo costituirsi in quel modo particolare (e allora il lettore avrà di fronte alcuni concetti relativi alla poetica d'autore che presiede alla realizzazione del testo). In alL.'"cÌasi è possibile risalire, attraverso i giudizi espliciti o impliciti espressi nel romanzo, al sistema di valori che lo informa, e quindi a una griglia astratta sulla quale ogni comportamento e atteggiamento trova una sua valutazione etica, lungo una zona di confine tra 'modo di vedere le cose' e prassi quotidiana individuale e sociale. Nel caso in cui le 'idee' siano ancor più sistematicamente organizzate si può giungere all'identificazione di una vera e propria Weltanschauung - e a proposito di ciò si potrebbe ricordare l'affermazione lucaciana secondo la quale "ogni opera letteraria è sempre una "visione del mondo formata artisticamente". Un altro discorso, che però con questo si incrocia, riguarda il grado di consapevolezza con il quale l'autore da un lato e il lettore dall'altro hanno a che fare con le idee presenti in un romanzo, tenendo ben presente che l'un livello di coscienza non implica l'altro. La forte e programmatica - perciò ben consapevole - componente ideologica presente per esempio nel Cuore di De Amicis, prevede da parte del lettore una assimilazione inconsapevole ottenuta dall'autore con il deliberato impiego di una strategia patetica (non a caso il libro trova nel giovane lettore - e nel lettore ingenuo touJ-court -, come tale poco incline alla razionalizzazione riflessiva, il suo destinatario elettivo e storico). A un livello meno sublimale e di altro esito artistico / promessi sposi si possono anche leggere come una sorta di vademecum per la neonata borghesia imprenditoriale e per l'intellettualità lombarda che sta per assistere alla nascita dell'Italia unita, una guida economico-ideologica ben mimetizzata all'interno di una vicenda "rosa" dai contorni corposamente connotati in senso storico-sociale. Al contrario, laddove non sembra venir esibito consapevolmente da parte dell'autore alcun impegno "ideale" (o meglio "ideologico", visto che non esiste alcuna idea non ideologicamente fondata), spesso il lettore scaltro o solo smaliziato può ritrovare un sistema di idee tanto più convenzionale quanto più ostentatamente taciuto. La retorica classica (di ascendenza aristotelica) individuava nel meccanismo persuasivo dell'entimema uno dei suoi principali criterium individuationis rispetto al discorso filosofo-scientifico condotto con criteri dialettici: in quanto condivisa, la premessa maggiore del sillogismo può e deve venir taciuta, e la conclusione, per rifrazione, ne amplifica la forza persuasiva. Cosl il sistema di valori e il sostrato ideologico di un testo che apparentemente si presenti alla stregua di

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