Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

fino alla nostrana microstoria attenta alle voci di quel mondo perduto che si agita sotto la superficie dei grandi mutamenti dell'Italia alle soglie dell'età moderna. In Duby come in Brunner (non a caso entrambi medievisti) la distanza si misura già a partire dalle "parole": l'estremo punto di contatto con un passato che pare scivolare sempre più fuori dal nostro sguardo. Quanto suona lontana, allora, la domanda che un grande storico, H. Pirenne, rivolgeva a se stesso intorno agli anni trenta. Come sarebbe dato altrimenti penetrare nell'universo mentale degli uomini del passato - si chiede Pirenne - se non ammettendo "che sia possibile ragionare sulle azioni dei morti come su quelle dei vivi"? ROMANZO EGIOVENTÙ Mario Barenghi Da un libro di critica letteraria possiamo richiedere ragionevolmente svariate cose. Innanzi tutto, che ci convinca dell'importanza dell'argomento che tratta. In secondo luogo, che lo tratti in modo da farcelo comprendere meglio (per esempio, offrendoci strumenti interpretativi che favoriscano la nostra conoscenza di determinati testi). E queste sono le cose principalissime. Un buon libro di critica letteraria è poi quello che, in piìl, ci fa venir voglia di leggere o di rileggere le opere di cui parla: e che, senza ·eludere i problemi da cui è partito, ce ne ponga di nuovi, altrettanto interessanti e degni di riflessione. Vi sono poi libri che oltre ad estendere le nostre cognizioni in fatto di letteratura ci danno l'impressione di approfondire la nostra conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda: o almeno, di influire direttamente su di essa. Non credo di sbagliare dicendo che Il romanzo di formazione di Franco Moretti (Garzanti, pp. 364, L. 18000) appartiene a quest'ultima ristretta categoria. Su alcune singole sue affermazioni si potrà anche non essere d'accordo, e lo stesso sforzo di sintesi che egli compie non va esente da una certa schematicità. Ma la quantità dei problemi sollevati è cosi ingente, e il disegno storico complessivo che egli traccia cosi ampio e suggestivo, che il suo saggio merita senz'altro di essere annoverato fra i contributi più notevoli alla conoscenza della civiltà del romanzo. L'eroe dell'epica classica, esordisce Moretti, come Achille, Ulisse, Ettore, Enea, è un uomo adulto. L'eroe del romanzo, invece, è un giovane. La gioventù rappresenta la determinazione sostanziale dei protagonisti del "secolo d'oro" della narrativa, quali Wilhelm Meister, Elizabeth Bennett, Waverley, Renzo, Rastignac, Julien Sorel, Evgenij Onegin, DaBibliotecaGino Bianco SCHEDE/BARENGHI vid Copperfield, Frédéric Moreau, e tanti altri. Come è avvenuto questo spostamento? Perchè una parte cosi rilevante della letteratura europea fra Sette e Ottocento ritiene che nella gioventù sia racchiuso l'intero significato dell'esistenza? Il fatto è che nella società moderna, evolutiva, instabile, sottoposta a trasformazioni incessanti, ora tumultuose e improvvise, ora insidiose e surrettizie, la socializzazione dell'individuo è divenuto un fatto intrinsecamente problematico, tanto gravido di aspettative e promesse quanto denso di incertezze e di pericoli. Ecco allora che alla gioventù, grazie ai suoi caratteri di mobilità, di precarietà, di dinamismo, di insoddisfazione interiore: di età dominata dall'inquietudine e dal senso del divenire, viene attribuita una centralità simbolica precedentemente sconosciuta alla cultura occidentale. Nasce il romanzo di formazione, ossia quella particolare forma di narrazione romanzesca che attraverso il resoconto di una gioventù problematica esprime la problematicità dell'immagine della modernità nella coscienza collettiva. Moretti distingue essenzialmente tre fasi nella storia del romanzo di formazione. La prima è quella del bildwigsroman classico, rappresentato principalmente da Goethe e da Jane Austen. La giovinezza non appare più come un pacifico, rettilineo apprendistato: bensi come un'esplorazione dello spazio sociale, un vagabondaggio alla ricerca di una verità personale 117

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==