108 SCHEDEIFALCETIO un continuum, iperreali e irreali come la realtà è quando i suoi diapason diventano linea, ripetizione, abitudine. Una notte, nella sua fuga, fon vede un grande lampo illuminare il cielo, e più tardi capisce di aver visto l'esplosione di Nagasaki, pur lontanissima. Il doppio in cui si identifica, dell'adolescente kamikaze giapponese più volte incontrato e cui, morto, sembra poter dare nuova provvisoria vita, è un nemico. Ma qual è il nemico, ll, se i propri non sono diversi dagli altri, se non per spocchia, e se le crudeltà e il degrado morale di cui sono capaci sono uguali a quelli degli altri? Soprattutto, Jim-James sa che non è finita, che la guerra continua e continuerà sempre, che la realtà è quella e non l'ipocrisia della pace (quei suoi genitori che alla vigilia di Pearl Harbour partecipano a un ballo in maschera dei padroni della colonia!). Nella città liberata ritorna il cinema: "Dominavano questo panorama della Shanghai notturna tre schermi cinematografici, installati su una serie di impalcature lungo il Bund. Su di essi, il generale nazionalista investito dal governatorato militare della città curava, in accordo con la Marina USA, la proiezione ininterrotta di cinegiornali ilustranti gli eventi europei e del Pacifico, nell'intento di permettere ai cittadini di Shanghai di farsi un'idea della guerra mondiale appena conclusa". Ma Jim-James, che ha visto il lampo di Nagasaki, "aveva visto l'inizio della terza guerra mondiale, s'era reso conto di esserci in mezzo. Le folle che assistevano ai cinegiornali del Bund, invece, non si rendevano conto che si trattava di 'Prossimamente', di una guerra già iniziata: e, un giorno, di cinegiornali non ce ne sarebbero stati più..." La bara di un bimbo scivola, nelle ultime righe del romanzo, lungo lo Yangtse ad accompagnare la nave che riporta Jim in una patria che non conosce e che gli è estranea. Quella bara, che avrebbe potuto essere la sua, ha accompagnato la crescita di uno scrittore che è passato attraverso la morte e la guerra tra il '41 e il '45. Lo accompagna tuttora, ci accompagna tuttora, con la differenza che egli non l'ha rimossa e oggi, a quarant'anni di BibliotecaGino Bianco distanza, la lascia infine scorrere per sé e per noi verso un estuario lontano e vicino, fatto di tanti ieri e di tanti "Prossimamente" come, per molti popoli, di tanti oggi che ci fa comodo lasciare agli estremi margini della nostra coscienza. L'ULTIMOCALVINO Bruno Falcetto La lettura di Sotto il sole giaguaro (Garzanti, pp. 93, L 15.000), primo dei libri di Calvino ad apparire postumo, ci ricorda come ad animare e a sorreggere la sua opera sia sempre stata un'ispirazione certo mutevole, come si è sottolineato, ma altrettanto sostanzialmente coerente e unitaria. In effetti, ad assumere maggior risalto nell'opera è - seppure immerso in una luce particolare - un insieme di tratti tematici e stilistici che hanno sempre svolto un ruolo chiave nella produzione dello scrittore. Classicamente calviniano è, innanzi tutto, il modo in cui viene a disegnarsi la situazione narrativa che informa i tre racconti (dedicati rispettivamente all'olfatto, al gusto e all'udito: gli unici che Calvino abbia potuto scrivere di una serie che doveva intitolarsi / cinque sensi). L'attenzione dell'autore si concentra - come d'abitudine - sulla sfera dei rapporti individuali e, in maniera particolare, Italo Calvino (1981; foto di Fulvia Farassino). sulla dimensione dei legami affettivi. È, infatti, alla complessa e instabile dinamica dei rapporti uomo-donna, alla varia fenomenologia dell'esperienza amorosa che anche in questo caso Calvino affida il compito di farsi metafora di un vivere costitutivamente "difficile". Da qui la riluttanza della rappresentazione letteraria ad aprirsi alle forme del vasto affresco sociale e, invece, la sua propensione ad assumere l'aspetto di un'intensa riflessione esistenziale. Nel primo racconto (Il nome, il naso) si alternano i resoconti di tre vicende che hanno per protagonista un io narrante che pare in grado di muoversi a proprio piacimento da un'epoca all'altra. Aristocratico elegante e raffinato in una Parigi fine Ottocento, parte di un'orda di uomini primitivi nella savana preistorica o batterista di un complesso rock in un misero appartamentino degli attuali sobborghi londinesi, la storia che lo coinvolge mostra una medesima parabola: il tentativo di rintracciare e identificare, sulla scorta di una traccia olfattiva, una presenza femminile che per un attimo solo si è potuta afferrare prima che sgusciasse via, è comunque destinato a venir frustrato. Nel climax del triplice fmale la ricerca dell'amore si converte nell'incontro con lo sfacelo biologico della morte. Al centro del secondo racconto (Sotto il sole giaguaro, già apparso con un altro titolo - Sapore-sapere - su FMR) è invece il viaggio in Messico di una tranquilla coppia
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