Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

106 SCHEDE/FOFI un gioco di elementi formali e tematici attorno a cui ruota tutta la struttura del romanzo. David, sensibile ed intelligente osserva quel mondo violento e sovraffollato: "valanghe di suoni... infiniti bambini... infinite carrozzine... infinite madri... lunghe strade, tante strade... tante case di legno..." La presenza del ghetto cittadino è incombente, le descrizioni della struttura del quartiere, i tenements, le strade tutte uguali nelle quali il bambino si perde, la topografia monotona e angosciante della realtà cittadina, rendono il romanzo vivido di immagini che si riflettono nella mente di David. Egli dunque si apre alla vita cittadina, è educato alla e dalla città. Il tema dell'iniziazione morale e dell'educazione del bambino, filo conduttore del romanzo di Roth, si inserisce nella tradizione letteraria americana; in particolare gran parte della letteratura ebraica americana può essere ricondotta al filone del Bildungsroman. La situazione centrale del romanzo d'educazione riproduce in certo qual modo l'esperienza sociale e psicologica degli ebrei americani, l'abbandono di un milieu chiuso, di una società integrata (la shtetl) in favore di una società urbana e industrializzata, dove l'individuo isolata deve fronteggiare un mondo tutt'al più indifferente, o peggio ancora, ostile. È evidente il parallelismo tra l'esperienza del bambino o dell'adolescente che ripudia insieme le costrizioni e la protezione della famiglia, per affrontare i complessi rapporti della vita di adulto. Questa esperienza, questo viaggio di esplorazione nel corso del quale i valori tradizionali sono esaminati, accettati, rifiutati o trasformati, ha un posto importante nella coscienza ebraica americana, tanto che fu l'unica fonte d'ispirazione per un certo numero di scrittori, la cui opera si ridusse a volte in un'opera unica. L'investimento emozionale e affettivo a volte è stato cosl intenso da esaurire la vena creatrice dell'autore, come successe appunto a Henry Roth, che per sua stessa ammissione è riuscito solo molti anni dopo a superare quel blocco che gli aveva impedito di continuare a scrivere. Le descrizioni del romanzo si concenBibliotecaGino Bianco trano tuttavia solo in parte sugli aspetti storico-sociali della vita del ghetto. Centro d'interesse è soprattutto la famiglia, un unico piccolo nucleo che rischia di perdere la propria identità, al centro della quale sta David con le sue angosce. E proprio attraverso queste angosce, percepiamo le difficoltà di adattamento alla nuova realtà sociale della famiglia, il trauma provocato dalle contraddizioni insolubili tra due culture. Da una parte le tradizioni ebraiche saldamente mantenute dalla madre, simbolica guardiana della fede davanti alle candele del sabato, fonte di pace, centro affettivo, garanzia di coesione e di equilibrio in un mondo frammentario. Dall'altra l'incal.zare della vita "americana", i nuovi amici, la profonda curiosità di David che tenta continuamente di invalidare la figura del padre violento, creandosene un altro goy, (non ebreo), quindi ipoteticamente più integrato nella cultura cristiana predominante. David, con la sua fervida immaginazione, durante tutto l'arco della narrazione è alla ricerca di una luce di salvezza che lo purifichi .dai mali che lo circondano. In una scena di grande forza ed efficacia vediamo David gettare un mestolo di ferro nella monorotaia di un tram elettrico per fame scaturire la scintilla che egli crede essere divina. Questa ricerca della luce che egli mette in atto anche a rischio della propria vita, è la metafora dello stesso popolo ebraico in esilio: nulla è al suo posto nella storia del romanzo come nella storia religiosa e sociale dell'ebreo esiliato. David che proviene da un'altra terra, non è a suo agio in un mondo costruito dagli adulti, il rubinetto della cucina è irraggiungibile: la realtà frammentaria che si cela sotto i diversi codici linguistici, fedelmente riportati dall'autore, sembra non più ricomponibile, le scintille di luce divina sparse chissà dove per il mondo sono introvabili. Tutto è in esilio: come nella religione, anche nel rapporto con la realtà sociale e storica, l'ebreo deve ricomporre la propria identità e il proprio passato con i frammenti sparsi nella nuova realtà varia ed eterogenea. (Aggiungo in questa sede un chiarimento a un'affermazione che ho fatto nel mio precedente articolo (vedi Un grande romanzo e poi il silenzio, in "Linea d'ombra" n. 13, 1986). Affermavo erroneamente l'esistenza di tre racconti di Roth non citati nella biografia di M. Materassi (in Rothiana, Giuntina 1985). Essi venivano citati in alcune biografie americane, ma Materassi, che ne ha chiesto notizia direttamente a Henry Roth, rende noto che si tratta di un caso di omonimia.) ILVENTREDELLAGUERRA Goffredo Fofi Si leggono ormai i romanzi per cercarci antiche identificazioni-consolazioni (e ognuno allora finisce per trovare il pasto che meglio nutre i suoi sogni) o, i "lettori colti", per il solletico di emozioni intellettuali, varianti di varianti, esangui astrazioni. Romanzo, ma memoria, ma saggio, e a suo modo trattato clinico e storico e filosofico, a suo modo pamphlet, un libro come L'impero del sole di J.G. Ballard (Rizzoli, pp. 325, L. 22.000, la traduzione, che dev'essere stata sudatissima, è di Gianni Pilone Colombo) non può piacere ai due tipi di pubblico sommariamente così distinti, e sembra non lasciar traccia, semplicemente perché è difficile da digerire per entrambi. J.G. Ba/lord.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==