102 DISCUSSIONE/STUPARICH in quel ciaro paeseto. E mi, ridendo, ghe digo de no, e lui me ridi e el me disi sì sì. ('Na marina in riva, pag. 182). Realtà e sogno: desiderio di evadere e accettazione rassegnata della propria realtà. Questo poeta che ha cominciato con gli amori inquieti, si radica nella famiglia, questo vagabondo della libera strada si fa una propria casa e se la difende, se l'accarezza con appassionata tenerezza, con la trepidazione costante di perderla. Casa e famiglia sono i motivi dominanti nella sua poesia, perché rappresentano, prima ancora che concretati, l'ideale rifugio e l'ancoraggio della sua vita d'uomo. Fin dai versi giovanili il poeta ha desiderio d'un amore quieto e d'una casa per la famiglia. Delicatamente lo esprime ne / zacinti. E la speranza che gli empiva il cuore, si concreterà. Il poeta avrà una casa sua, una casa per sé e per la Nina, la sua donna, una casa dove nasceranno e cresceranno i suoi figli, tre figli: Tanda, Paolo e Franco. Creature, che rivivono nella sua lirica e l'accompagnano nel suo svolgimento, sempre con quel tono discreto e con quell'intensità di presenza significativa che sono le qualità essenziali della poesia di Giotti. Quanto amore per la casa sua propria, e per la casa in genere: riparo all'intimità e porto alla vita dell'umile; e quante case nei titoli delle sue poesie: A casa, La casa fuminada, La casa di colori, El fio torna' a casa, La casa e La casa incantada di sera; fino a esser trasformata in Paradiso: E sterno insieme, e tuti insieme spassegiemo; e se metemo in tola e magnemo e bevemo pulito; e se vardemo un co' l'altro nel viso; e in pase se parlemo; e semo in paradiso. (El paradiso, pag. 162) Ma dopo essersi concessa l'evasione in un immaginato paradiso, il poeta torna subito alla realtà, alla sua casa vera, e vi torna con l'animo che risente dell'emozione di quel paradiso, perché dentro in questa casa è racchiusa veramente tutta la sua vita: le cose e il senso delle cose, l'espressione e l'intimità gelosa dei suoi affetti: Mia casa, ma te son ti pròpio vera po'? Mia casa squasi vera! Un sogno che me go BibliotecaGino Bianco trovà drento putel te son. Ma vera, sì, pal mio cuor, pai mii oci, che i te vedi cussì. Fermo 'sto cuor, seradi 'sti do oci, e anda ti, mia, mia casa bela, te gavarà finì. Il significato più profondo della poesia, dell'anima poetica di Virgilio Giotti è in questi versi. Non soltanto la casa, tutta la vita viene presentata qui nella fluente sostanza di realtà - sogno. "Mia casa, ma te son ti pròpio vera po'?" La vita costruita pezzo per pezzo con le proprie mani, goduta nelle sue gioie parche, cementata con le proprie lagrime, la realtà fuggevole coi giorni lieti e tristi che s'accumulano nella memoria, appare, in conclusione, al poeta come una verità soggettiva: realtà vera per il suo cuore e per i suoi occhi, perché egli la sente e la vede così. Ma è lui che quasi se la cava dal di dentro, dalle radici profonde del suo proprio essere, è lui, maturo d'anni, che se la ritrova come il proprio sogno di fanciullo. Ed ecco il poeta si leva contro il destino: lo affronta, non lo subisce più: venga pure l'ultimo colpo, egli è pronto ad accettarlo ("ma mi, anca se tremo, / resto l'istesso in mezo I de la mia casa, pronto I de andar 'basso con ela."), perché egli ha riscattato tutta la vita con la propria poesia. Fermato il cuore, chiusi gli occhi, anch'essa, la sua vita, sarà finita; per lui, per lui solo, solo con se stesso. Ma non per noi, non per gli altri, a cui "quel cuore" e "quegli occhi" si sono consegnati perennemente nelle sua poesia. Perché la poesia di Giotti è nata anch'essa, anzi sopra tutto essa, dalle profonde radici della vita. Noi possiamo ammirare di questa poesia il magistero della forma, la limpidezza e l'armoniosità dei versi e delle strofe, noi possiamo sentire in Giotti tutto l'impegno dell'artista nel condurre a perfezione l'opera, impegno che comprende la disciplina e la meticolosità stessa dell'artigiano che sta nel fondo d'ogni vero artista, ma non dobbiamo mai dimenticare che la poesia di Giotti viene da un impegno umano, non formale ma sostanziale: impegno con se stessi e col mondo. La forma in Giotti è un problema bruciato: la sua poesia non è solo forma, è stile dell'uomo - poeta, attinto con profonda serietà umana dal proprio destino. Crudele destino, considerato personalmente, ma, universalmente, superato dal poeta nel momento stesso che lo subisce e col suo canto trasformato in conforto per tutti coloro che hanno un cuore per sentire e occhi per vedere. Conferenza tenuta al Centro pedagogico di Trieste il 16 aprile 1958 e replicata al Circolo di cultura di Venezia alla fine di maggio dello stesso anno. Copyright Giovanna Stuparich Criscione 1986.
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