della vicenda, che risulta forse il meglio caratterizzato e il piìl memorabile: vecchio 'pazzo' che si muove nei meandri sotterranei del quartiere residenziale parigino di Déem come un topo, a suo agio nei cunicoli oscuri che sorveglia. E altri personaggi ancora. Lo sfondo, in apertura, è quello della più importante città contemporanea deJJ'Italia del nord, Milano; la Parigi della parte centrale del romanzo si riassume nell'ipermoderno quartiere residenziale che ospita la prima parte della vicenda, caratterizzato da un'atmosfera asettica di sapore fantascientifico, mentre parte della storia si svolge in Abruzzo, a casa Manaris, in un Abruzzo brullo e impervio, nitido e immutabile, sul quale si staglia - condensandolo in immagine imponente - il Gran Sasso. La vicenda: storia di una vita e di una carriera coronata dall'approdo a una maturità segnata con i graffi della consapevolezza scettica di un'autocoscienza disillusa: alla fine il bilancio di un'esistenza grigia seppur movimentata che si avvia verso un'anzianità incolore e solitaria, attraversata da destini di giovani e di vecchi. I temi trattati sono diversi, di carattere letterario ma anche di trasparente attualità. Metaletteraria e allusiva è la 'fame' di racconti che divora il piccolo Charles, bambino riservato che gode nell'ascoltare le storie raccontategli da Giorgio (poco importa se di persona o per mezzo di cassette registrare nelle quali significativamente non vengono incise né canzoni né musica). Attuale è la vicenda del fallito BibliotecaGino Bianco matrimonio di Giorgio e cosl la mancanza di 'problemi' nell'accettarne la precoce morte; d'altra parte Charles è un figlio di genitori divisi che vive con lo zio, non sposato ma 'convivente' di Renée. Attuale è la figura di Pietro, terrorista braccato dalla giustizia internazionale. La storia si apre dunque con il rapporto Giorgio-Cristina, fidanzati: il punto di vista del giovane sembra quello di un qualsiasi ragazzo di oggi; un ménage tranquillo e sicuro che si contorna, da parte di lui, di una serie di 'scappatelle' con altre donne. Si tratta di avventure che vengono vissute non alla stregua di alternative radicali ma solo di casuali occasioni, se mai di 'peccati veniali', che non incrinano il piìl sicuro amore di Giorgio, il quale sembra essere solo vagamente turbato dal proprio atteggiamento. La situazione rispecchia con una certa fedeltà la qualità del legame che unisce parecchi giovani dei nostri giorni, che hanno perso da tempo fiducia nel concetto astratto e assoluto di una Fedeltà totale come valore morale, e per i quali non per forza l'avventura con altre donne sembra essere esclusa a priori dall'esistenza di un legame più o meno tradizionale, anche se il concetto di 'coppia aperta' si può tranquillamente considerare ormai del tutto 'fuori moda'. Ciò che però Giorgio avverte ma non coglie è il nuovo orizzonte relati vistico che alcuni imperativi morali - oggi - sembrano aver acquisito (e ciò vale per antichi concetti quali l'amicizia, la tolleranza, il rispetto): si rimane fedeli fino a quando non si provi l'esigenza di conoscere e frequentare un'altra donna: la fedeltà rimane un valore non in quanto tale, ma in tanto rispecchi una situazione di appagato equilibrio sentimentale, e il tradimento viene considerato semmai sintomo di disagio e di insoddisfazione amorosa. Da una prospettiva stilistica, la scrittura sembra condotta su un registro troppo uniforme e complessivamente riconducibile alla freddezza impartecipe del narratore, e qualche perplessità suscita anche la generale tenuta narrativa del racconto. C'è infatti il materiale per una vicenda di suspence, ma anche se il romanzo si fa ben leggere, la tensione narrativa sembra nel complesso debole, mentre i passi della Parigi futuribile mal si conciliano con gli spaccati che dipingono un Abruzzo rurale di lontana ascendenza veristica: lontana, visto che - e il discorso prende lo spunto da Charles ma potrebbe portare ben oltre - risulta ben difficile individuare una precisa tradizione letteraria alla quale si possa far risalire la scrittura di Piersanti. E siamo alla 'freddezza' che geSCHEDE/ZANZOTTO nericamente pervade la pagina: la vicenda si srotola come su uno sfondo un po' sfuocato e privo di sonoro, in un bianco e nero non troppo contrastato. Freddezza forse voluta, ma per certo un po' sofferta da parte del lettore. Queste le ambiguità del romanzo, troppo 'in bilico', da diversi punti di vista, per risultare davvero incisivo. Il titolo del libro richiama subito il giovane abitante di Déem, pronto a esporsi per aiutare il ricercato; ma anche ora il presupposto risulta piìl implicito che persuasivo: l'autore sposa infatti la prospettiva innocente e dissacrante di un bambino che troppo piccola parte ha nella vicenda. Sembra, in definitiva, che parecchi spunti interessanti non abbiano avuto una loro adeguata realizzazione letteraria, e che non sempre vengano giocati fino in fondo, lasciando adito a qualche ambiguità. UNLABIRINTO DIMUTAZIONI Andrea Zanzatto L'importanza di questo libro (Silvio Guarnieri, AUlobiografla giovanile, ed. Libreria Pilotto di Feltre) consiste nell'enorme sviluppo dell'affresco che Guarnien"' fa, parlando della sua vita, di tutta la società, dalla puntiforme Feltre a11'Italia dei suoi tempi, che vi si riflette intera, specie nel cruciale evento bellico 1915 -18. Si tratta di un disegno autobiografico che si sviluppa in due volumi e sarà anche completato in ulteriori tre. In esso ci è fornito uno spaccato, raro per densità e ricchezza di forme, di tutto quello che è stato il vissuto di un'intera epoca, individuato nelle sue più variegate situazioni microsociali e sociali come in un'instancabile presa diretta,durante l'arco storico che va dall'Italia giolittiana fino al fascismo, letteralmente esplodendo nel momento bellico 1915-18 che fu, in realtà, decisivo per tutto il nostro secolo. In questo libro Guarnieri riesce a combinare assai sottilmente una anàmnesi sua personale implicandola minuziosamente ai giganteschi eventi comuni senza cedere in nulla al "romanzo storico", e pur sempre attestandosi, tuttavia, in un ambito che è irrinunciabilmente letterario. È una letteratura che sovrabbonda di una sua etica interna: ed è questa un'acquisizione compiuta da Guarnieri nell'indagare a fondo l'eticità sua propria, di protagonista quasi suo malgrado, per un destino ineludibile, nel confronto con i possibili teoremi di una "ragione pratica" generale. Un giovane di 28 anni che si pone 87
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