84 SCHEDE/SPLENDORE di intellettuali o di artisti. La visione del mondo di Hrabal, sebbene contrassegnata da un'acuta percezione del dolore e dell'ingiustizia, non può dirsi propriamente pessimistica. Il pessimismo, se mai, riguarda solo la dimensione sovra-individuale della storia, matrice di violenze, di sopraffazioni e di assurdità: non l'essere umano in quanto tale, che appare sempre in una luce sostanzialmente positiva proprio in virtù della sua istintiva sensualità, del suo desiderio di libera espansione vitale, della sua creaturale spontaneità. Quello che resta invece del tutto aperto è il problema della mediazione fra l'individuo e la storia, cioè dell'inserimento del singolo in un consorzio sociale organizzato: ovvero, della progettazione di più vivibili ipotesi di socialità, affrancate dall'oppressione e dalla mistificazione. L'uomo di Hrabal, chiacchierone candido e scaltro, ingenuamente proteso verso una disarmata esplorazione del reale, offeso e frastornato, ma non piegato e non zittito, finisce per rivolgere verso gli animali quei sentimenti di solidale fraternità che gli uomini non sembrano più degni di meritare. E tuttavia in lui persiste, più forte che mai, la smania di raccontare, di parlare di sé. Un meccanismo difensivo, questo, un argine, che se da un lato serve a proteggere un'identità minacciata dalle frane della storia, dall'altro impedisce che la resistenza alla storia sfoci nell'elegia rinunciataria o evasiva, nell'abbandono nel grembo della natura - e quindi nel rifiuto della socialità. Non a caso, ogni capitolo si chiude su un nuovo appello ai lettori: "Vi basta? Con questo per oggi termino". La presenza e l'attenzione di un uditorio è condizione essenziale perché il protagonista serbi la forza di narrare la propria travagliata esistenza, e di mostrare cosl (è questa un'altra espressione ricorrente) " in che modo l'incredibile è divenuto realtà". Agli inizi degli anni Sessanta la narrativa di Hrabal (che peraltro ha scritto la maggior parte dei suoi romanzi dopo il 1968) ha esercitato un notevole inOusso sulla nouvelle vague del cinema ceco; fra l'altro, la versione cinematografica di Treni strellamenle sorvegliali diretta da Jiri Mcnzel ottenne l'Oscar nel '66. Ma I lo servito il re d'Inghilterra conferma soprattutto nel più evidente dei modi l'indicazione critica che dava Angelo M. Ripcllino nell'introduzione al primo suo libro apparso in Italia, Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare (1965; Einaudi, 1968) . Hrabal, sia pur con un decisivo apporto del surrealismo, rappresentato principalmente da Vitezlav Nezval, si BibliotecaGino Bianco colloca esattamente all'incrocio fra la linea metafisica della cultura praghese, quella di Kafka e di Gustav Meyrink, con la linea umoristica e grottesca ("scurrile - loquace") di Jaroslav Hasek. All'archetipo di Svejk, o per dir meglio, al modello comune di Svejk, Sancho Panza, Charlie Chaplin e altri ancora, si rifanno, chi più chi meno, un po' tutti i personaggi di Hrabal. Ma a lettura conclusa è difficile dire se rimanga più viva nella memoria l'immagine delle loro accattivanti, gesticolanti parlantine, o l'impressione del vuoto in cui le voci si levano. UNADONNA METÀ Paola Splendore Il romanzo di Doris Lessing Il diario di lane Somers. (The Diary of a good neighbour, trad. di Marisa Caramella, Feltrinelli 1986, pp. 254, L. 19.000) ha avuto una curiosa vicenda editoriale. Pubblicato nel 1983 in Inghilterra con lo pseudonimo di Jane Somers - pseudonimo incorporato poi nel titolo della traduzione italiana - il romanzo passò quasi inosservato. Pochi riconobbero nell'epica sottotono di Jane Somcrs la mano di Doris Doris Lessing (Archivio Feltrinel/i). Lessing. Qualcuno parlò di imitazione. L'autrice rese successivamente pubblica la sua identità dichiarando di aver voluto mostrare, in solidarietà con i giovani scrittori, la scarsa attenzione con cui la critica accoglie generalmente le opere di autori sconosciuti. Il carattere di apologo di tale vicenda nulla dice tuttavia della necessità interna dell'autore di servirsi, per questo romanzo, di uno pseudonimo. Perché inventarsi un nom de piume proprio per un romanzo apparentemente cosl segnato dalla sua impronta? Tanto più che questo interrompeva la saga fantascientifica Canopus in Argos che D. Lessing avrebbe potuto facilmente passare come opera d'altri. Una spiegazione viene da lei ,stessa in un articolo pubblicato su "Granta" (13, 1984), apparso tagliato sul "Corriere della Sera" del 26 febbraio 1986: "Naturalmente tutti gli scrittori diventano vari personaggi, man mano che scrivono: tutti i nostri personaggi sono in qualche posto dentro di noi. (Questo può essere un pensiero terrificante). Ma un libro intero è una cosa diversa, significa dar vita a una delle tante persone che ci abitano dentro, darle vigore, lasciarla libera di crescere." La voce di Jane Somers/Janna è profondamente diversa da quella dei tanti personaggi nei quali era facile intravedere l'esperienza di vita di D. Lessing e la sua visione del mondo; qui l'io narrante non deve identificarsi con l'autore, e tuttavia va accettato come una delle sue 'voci di dentro', che abitano anche molte di noi. Janna è bella, elegante e sicura di sé; è caporedattrice di una rivista femminile 'emancipata', una donna di successo, ma la sua è un'esistenza inconsapevole. La morte per cancro di suo marito e di sua madre, a breve distanza l'uno dall'altra, non riesce a scalfire la superficie smallata dietro cui Janna nasconde le proprie insicurezze e fragilità: la sua efficienza non sembra ammettere la possibilità del dolore e del lutto. Eppure, rispondendo a un oscuro quanto insopprimibile impulso, un giorno si mette a seguire una vecchia emarginata, Maudie Fowler, incontrata per caso in una farmacia. Ne nascerà un rapporto, dapprima rifiutato da Maudie e inspiegabilmente ricercato da Janna, che diventerà presto indispensabile nella vita di entrambe. Nonostante il bisogno reale di solidarietà e di aiuto da parte di Maudie, è Janna che ha maggiore bisogno dell'altra, che scopre in sé la propria dipendenza emotiva. Janna non ha mai stabilito legami stretti con nessuno, né con la madre, né
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