Linea d'ombra - anno IV - n. 14 - maggio 1986

gersi a un pubblico abbastanza definito, anche se, quando affronta il problema dei destinatari cui si rivolgono le opere e a cui toccherà di valorizzare gli sforzi creativi degli autori, Sparagna n?n pre~i~~ mai troppo la fisionomia dei poss1bil1 lettori della rivista. Si augura solamente • che esista un "palcoscenico" per la subletteratura e che vi siano "altri occhi (...) appassionati a queste scritture, a queste presenze in estinzione, prep_o~ent~menU: riproposte"; un pubblico possibile m cui si riconoscano coloro che non appartengono "agli impiegati della mente che cancella", né ai "pedanti interpreti della ortodossia letteraria". Sembrerebbe dunque auspicare una sorta di i~e~tità tra .au_tori e lettori dove i secondi m quals1as1 momento' potrebbero prendere il pas~ de! primi, costituendo cosl "un crr~u1t? d1 complicità, un sodalizio, una specie d1 comunità". In tale contesto si condannano quanti "inseguono anche q~esta ,!llus!one della promozione letteraria, I illusione della fama del successo, del denaro", perché cosl facendo finirebbero per legittimare "l'esame letterario" e "la legge di decimazione" ad esso conseguente. In realtà, proprio su quelle ~lusioni fa lev~ la r!- vista per stimolare Imteresse degli aspiranti lettori, dato che propone loro l'esperienza di altri che sono riusciti a uscire dall'anonimato e a conquistarsi la loro piccola quota di successo: in tal ~odo le aspirazioni di quanti il manoscntto lo tengono ancora nel cassetto non potranno altro che aumentare. Insomma "Vomito" finisce nonostante il suo 'titolo per creare nuove illusioni senza però stimolare una vera crescita' e un preciso controllo critico negli aspiranti scrittori, avallando l'id~a ~he I~ letteratura - perché di questo m fm ~e1 conti si tratta - si risolva in semplice espulsione della propria inte~?rità. 11 tutto mischiando le carte, nob1hzzando con un attestato di antagonismo intellettuale quanti non hanno anC?ra _ricevuto_Pubblici riconoscimenti e nnchrndendo 11 tutto nel piccolo ghetto della diversità. BibliotecaGino Bianco DENTROIL"KAROO" Goffredo Fofi Non è d'uso, in Italia almeno, recensire e discutere scelte editoriali, collane, progetti di diffusione culturale, e il perché è immaginabile: c'è soprattutto I~ paura di dar fastidio, di litigare con gh editori di rendere difficili i propri rapporti di privato intellettuale con l'organizzazione della cultura, di mettere in forse anche le proprie possibilità di lavoro. Per quanto riguarda questa rivista, ci riprom~ttiamo, a quattro anni dalla nostra _nasci~ e ormai con le idee un po' più chiare, d1 farlo assiduamente, convinti che attraverso queste recensioni "anomale" più che attraverso la lode o le riserve sul singolo libro si deve e può parlare di ciò che sta a monte del libro. E ci piace cominciare con una segnalazione positiva: la nuova collana della Giunti denominata "Astrea", diretta da Roberta Mazzanti, che presenta libri di donne scelti e presentati da donne. Già esiste La Tartaruga, validissima proposta di un catalogo in continua espansione, e aperta sul nuovo oltre I~ mode e le crisi. La Astrea non pare porsi in concorrenza, poiché il campo è vasto e - con l'eccezione dell'Italia - in quasi ogni parte del mondo le donne scrittric! danno opere di valore, spesso le sole d1 valore di certe letterature. La Astrea parte da lontano, coi suoi primi titoli quasi a voler stabilire delle ascendenze' nel recupero di libri qui ignorati degni di esser letti e discussi, ma si appresta a proporre scrittrici cont~m~ranee tra le quali, si spera, anche 1tal1ane, se ce ne sono al lavoro qua e là e nell'ombra. / Misteri del chiostro napoletano di Enrichetta Caracciolo, Firdaus. Storia di una donna egiziana di Nawal al Sa'dawi Box-car Bertha di Bertha Thompson ~no narrazioni-docum~nto d! gr~- de interesse· ma certo il titolo più rilevante di qu~ste prime uscite è Storia_ di una fattoria africana di Olive Schremer (pp. 341, L. 15.rnJ?). È,, la s_co~.erta,_per il lettore italiano, d1 un classico dell Ottocento di lingua inglese, di importanza storica eccezionale: il libro che inizia la storia della letteratura sudafricana, il primo romanzo sull'Africa scritto da dentro e benché opera di una bianca, profonda- ~ente radicato nel "paesaggio" africano - in senso lato e in senso stretto, poiché vero protagonista del romanzo è proprio il karoo, il semi-deserto del fondo Sud. Non credo che gli scrittori neri abbiano potuto derivarne un modello, però, tanto il romanzo è opera di confine e bianca, descrizione degli insediamenti coloniali boeri e inglesi e della nuova cultura bianca africana nata nell'Ottocento soprattutto in Sud-Africa. Un lib~ utile a un approccio storico-antropolog1co oltre che culturale a quel mondo complesso e pieno di tensioni che è il ~udafrica, od_ierno, come egregiamente ncorda I ottima prefazione di Itala Vivan. Olive Schreiner a 29 anni (Archivio Astrea). Colpisce innanzitutto del romanzo la sua straordinaria tenuta, la sua altezza di classico. Siamo - su orizzonti del tutto inediti - in un territorio letterario che è quello della grande letteratura_dello s~o~- so secolo non al livello dei massnru, ma certa~ente a quello degli immediati vicini. Ci sembra di poter rilevare nel romanzo tre riferimenti alto-europei: l'eredità di Dickens, presente soprattutto nella prima parte nelle figure di contom? (la boera Tant'Sannie, il tedesco Otto, l'irlandese Blenkins... e negli stessi ragazzi protagonisti al loro apprendistato infantile e adolescenziale); Hardy, il grande e trascurato Hardy, con i suoi Giu~a e 1~ sue Tess, con la sua durezza d1 sogm sconfitti· e (il romanzo è del 1883) una già forte problematica femminile ~ femminista che l'irrequietezza dell'autnce ha confrontato ancora sul romanzo inglese e molto di più sulla saggistica, prima dalla Wollstonecraft che dalla Eliot. Ma la risonanza maggiore è, per il lettore di oggi, quella di Hardy, nelle figure del sognatore Waldo e della ribelle Lyndall. Con questi due tragici pers?na~gi, la Schreiner ha proposto però d1sag1 che vanno oltre l'Europa, che dimostrano e indicano il disagio di uno spaesamento bianco a venire - sullo sfondo di una solidarietà ancora troppo embrionale e incerta con i "nativi" (figurine di sfondo e, per quanto sofferte, ancora "colore locale") e di una difficoltà di apertura. che ~ova qualche quiete solo nel col)oqu10 clil"':oso e intenso di Waldo con il passagg10, con sabbie e piante e animali del kar~, e con i labili segni di un passato distrutto. ~f 'mW' f-{W,l).W· re lf4M 1 0 ~ +._ - IL MIO FUTURO.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==