Brww Ganz in Dans la ville bianche (1983). BibliotecaGino Bianco parlano tra di loro; ricordo che abbiamo fatto diciotto volte il tragitto avanti e indietro, e credo che l'effetto sia molto appassionante in rapporto al testo. È chiaro che non si può sempre utilizzare il carrello in questo modo, ma in quell'occasione funzionava bene. È vero che i tuoi personaggi sono sempre situati in un luogo fisico preciso, ma è anche vero che in questo luogo sono isolati e nello stesso tempo in fuga verso qualcos'altro. In alcuni casi, come in Le retour d'Afrique lafuga rimane a livello ideale, in altri, come in Messidor, è anchefisica. È vero. Sono cose che faccio senza pensare. Sono le mie ori~ini: è la Svizzera, Ginevra, è partire, è ritornare ... In Svizzera si ha sempre voglia d1 partire, perché è così piccola, così noiosa. lo me ne sono andato per dieci anni, sono ritornato per caso perché un amico mi aveva chiesto di girare un cortometraggio che aveva scritto. All'epoca abitavo a Parigi. Poi c'è stato un altro film, e poi sono rimasto, ho fatto dei bambini, sai come vanno le cose. Comunque è vero, l'isolamento, la partenza, sono per me delle tematiche drammatiche costanti. Questo mio nuovo progetto, invece, è un po' "l'Italia contro la Francia". Cosa vuoi dire? In un certo senso vorrei schierarmi con l'Italia contro la Francia. Non tanto sul piano "culturale" ma su quello della mentalità. Ho vissuto in Italia per un certo tempo, ho anche lavorato su delle navi italiane, e la mia famiglia è italiana; per cui conosco abbastanza l'Italia, ed è un paese che amo. Ma non ho mai girato un film in Italia e per questo vorrei girarci una parte del prossimo film. È la storia di un regista e del suo assistente che cercano un'attrice che non riescono a trovare in Francia. In Italia la trovano, ma lei non vuole. Questo è il mio nuovo film. Limiti economici e scelte artistiche Che rapporto esiste tra i limiti economici e le scelte artistiche nei tuoi film? Ho sempre preparato un progetto all'interno dei limiti del budget. Non penserò mai ad un progetto in cui ho bisogno di tremila uomini a cavallo se non ho a disposizione i miliardi per poterlo fare. Sarebbe assurdo. Sono questi i progetti che si abbandonano e che poi restano nel cassetto. Visto che sono io stesso produttore dei miei film lavoro sempre in modo parallelo sia sulla sceneggiatura che sul "montaggio" finanziario. Allo stato attuale so quanto posso trovare - un po' in Spagna, dal distributore canadese, quello tedesco, la TV francese, la TV tedesca, il finanziamento per il cinema svizzero ... è sempre un po' la stessa cosa, è sempre un po' lo stesso budget. In fondo è questo il tipo di cinema che mi corrisponde. Non ho idee o aspirazioni di fare film più grossi, mi va benissimo lavorare all'interno di questi limiti economici. Quali sono stati i tuoi rapporti con i produttori fino ad ora? Alla base di tutto ci deve essere l'onestà. Non serve a niente cercare di prendere in giro un produttore facendogli credere chissà cosa, finire sulle liste nere e non poter più lavorare. Personalmente non ho mai superato il budget preventivo di un mio film, e non ho mai coinvolto nessuno in disastri finanziari. Trovo che bisogna esser chiari sui propri progetti con tutti: produttori, distributori, ecc. Sanno che film faccio, sanno che i rischi sono limitati, e dunque non ci sono mai stati equivoci. Ma accetteresti di fare unfilm con un grosso budget per un produttore? No, perché presuppone tante altre cose ... presuppone di mettere sul mercato un prodotto che deve richiamare un pubblico molto numeroso, presuppone quindi anche di modificare la scrittura, e io non posso modificarla. Se chiedi a uno scrittore con un certo stile di scrivere in un altro modo direbbe: no, non posso scrivere in un altro modo, scrivo come scrivo. Anche per me è così. È _essenzialmente un problema di scrittura. Se si comincia a scritturare una grossa star che costa cara, vuol dire avere a che fare anche con la sua truccatrice, il suo parrucchiere: la troupe si ingigantisce, il budget si raddoppia, si triplica, ed entri in un sistema che deve sfornare prodotti per un grosso pubblico. Non sono contro, ma non fa per me. Vado a vedere il cinema americano e mi diverto; ma non è quello che voglio fare. È un tipo di problematica, di approccio, di mestiere completamente differente. In Svizzera non è mai esistita un'industria con strutture simili; abbiamo inventato tutto noi. Siamo nati all'interno dei nostri piccoli sistemi di produzione. Forse potrei anche fare un film con una star francese, una grossa produzione ... ma non ne ho voglia. Un film è qualcosa che ti immobilizza per due anni, io non ho voglia di passare due anni della mia vita a far qualcosa che non mi piace. Sarebbe idiota. In fondo ho la fortuna di potere lavorare regolarmente - ci sono pochi cineasti ad 33
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