Linea d'ombra - anno IV - n. 14 - maggio 1986

28 STORIE/BESNARD sento più tanto bene: È a causa di Georges, è contagioso, e di Snif. Come tutti gli uomini soli, mi sono rimesso a bere. Cerco di limitarmi, ma bere mi dà coraggio. Per far che? Per partire? Sì, partire, con questa fiammella che mi rimane. È finito tutto, lo sento. Vacca di una vita, ti ho amato, è sicuro, ma ora ogni mattina hai il gusto amaro del vino adulterato. La sera mi fermo sempre un po' di più al deposito. Non per sostituire Georges, no. I miei gesti sono più lenti e il mio sguardo più lontano. Sto a lungo sotto la doccia. Ci sono due uomini in me: li vedo nel grande specchio della stanza in cui ci laviamo. Il primo il Cavaliere della Spazzatura, con la sua splendente armatura-scafandro. Resto lì a scrutare quello strano sguardo che sbuca dall'occhio ciclopico attraverso la finestrella reticolata del casco di rame. Cavaliere di un tempo trascorso che sogna un mondo diverso da quello fatto di rifiuti di pesce, di transistor giapponesi e di escrementi umani. D uòri un vento cane lambisce i vetri e la pioggiagode senza ritegno sotto i suoi baci prolungati. "Dovresti rientrare, Berger" ma lui resta là, sedotto da quest'essere fantastico venuto dalla notte dei tempi, incapsulato, avvitato, metallizzato, che gli rimanda la luce interrogativa del suo sguardo. "Una vita monda da immondezze" mormora a malincuore con un falso sorriso, come per sfuggire al fascino di se stesso. La notte esita alla finestra. Un uomo può nasconderne un altro. Berger toglie la corazza incantata, ed eccolo nudo come Giobbe. La trippa piena di pieghe, i peli ingrigiti: in questo ultimo scorcio di secolo la tentazione di quelli che stanno invecchiando è di confondere la loro agonia con quella del mondo intero, sogno senile, visione di apocalisse ridotta, ahimé, a brandelli di carne intristita ... E tutti ad agitarsi in ogni direzione nella speranza di riuscire ad acciuffare qualche pelo dal culo di Madonna Gloria nell'operetta televisiva del gigantesco Teatro Comico! Che ne rimarrà per il terzo millennio? Neppure un peto! Il telefono lo fermò proprio mentre chiudeva il deposito. Georges! Non andava tanto male, no, si trattava di certo di un piccolo cancro da qualche parte, come tutti. Un attacco mentre lavorava ai palazzoni detti Tours des Flandres. Non gliene importava, ormai non lo impressionava più niente. Jean chiamò Snif, non c'era nessuno. Partire, partire ancora, non aveva fatto che quello in tutta la vita, in tutto il mondo, un mondo grande come un fazzoletto, per piangerci dentro, un mondo sempre più piccolo, troppo piccolo. Le Tours des Flandres, a forma di organi. Il vento, ancora, terribile orgasmo che soffia dove vuole, come l'amore. Si infilò nello scarico senza convinzione e cominciò la sua ascesa. Il palazzo rumoregggiava di grida, di imprecazioni, di risate, di musica. Splendori dei grandi caseggiati. . . BibliotecaGino Bianco Gli avrebbero pagato lo straordinario. Scemenze! quanto te ne darà la vita, di straordinario? Eppure ti amo ancora un po', vita, ma preferisco lasciarti prima che sia troppo tardi, prima di smettere di amarti e che tu faccia lo stesso. E per te, Snif, piccolo mio, mio adorato, non sono dunque più nulla per te, prima che il mio ricordo non ti colpisca come un pugno alla presenza crudele del silenzio definitivo? Era l'ora del pranzo. I rifiuti piovevano. L'abitudine. Sentì un gran vuoto, nessuno più l'aspettava, né l'avrebbe aspettato. C'era solo l'appuntamento con quella bianca ragazza dai grandi seni che passeggia come una iena sul terrapieno dei nostri sogni. Rumori ancora, e urla, il mondo nçm era altro che un immenso cimitero pieno d'anime folli. Circolavano in gran fretta, in tutti i sensi, senza vedersi. Se ne faceva commercio. Ma con l'inflazione la quotazione era scesa. Tutto aveva una fine, di valori sicuri non ce n'erano più. Continuò la sua ascesa e intravvide attraverso gli oblò di plexiglas degli appartamenti alcune scese terribili che non sarebbe delicato riferire qui. Un cartone di detersivo ostruiva la condotta, di nuovo! Lo rimosse con rabbia. Verso la cima si indovinava la pelle rosa del cielo che cedeva teneramente alla seduzione della notte. Decise di aspettare le tenebre per guardare Parigi addormentarsi. Aveva tutto il tempo e avanzò senza fretta. Niente se non questo barlume strano, lassù in alto, simile a quello che aveva sorpreso a volte nello sguardo dello scafandro. "Sollevate e vedrete ... " Si tirò su, sulla terrazza. Era uno spettacolo grandioso. Il giorno respingeva le proposte della notte con un pudore accondiscendente e segretamente colpevole; si affrontavano in una gigantesca lotta amorosa su un fondale da teatro in fiamme. Lontano le nuvole svanivano in lunghe falde ghiacciate e rosa, dentro un abisso sconosciuto. Si sentiva rumor di stivali venire da Oriente (evidentemente!). Ben presto sarebbero cominciate le prime scariche. Ce ne sarà per tutti i gusti: preparatevi, ragazzi, al grande fuoco nucleare, saranno formidabili, i grandi cimiteri sotto la luna! Il lungo corridoio nero si apriva sotto i suoi piedi, come un richiamo. Lo avrebbero ritrovato tra i rifiuti e i gatti morti: sepoltura regale! Tutto era pronto per la vita eterna. All'orizzonte l'aurora boreale cresceva ineluttabilmente prima di chiudere la sua immensa palpebra sulla Terra inorridita. Guardò un'ultima volta, e non senza malinconia, il grande sudario del mondo. • Poi si fece il segno della croce, e con un ruggito gioioso si precipitò a testa in giù nello scarico dell~ spazzatura. (traduzione di Giorgio Pisano) Copyright Pierre Besnard e "Les Temps Modernes" 1982. Ringraziamo Simone de Beauvoir, redattore-capo della rivista, per la gentile autorizzazione alla traduzione.

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