18 Brecht e Helene Weigel nel 1953 a Berlino (Archivio Klaus Volker). Disegno di Herbert Sandberg. BibliotecaGino Bianco rie sul teatro senza la possibilità di verificarle. Si è sempre visto come un pedagogo, uno che dava stimoli; ed è comprensibile, allora, che volesse avere la sua edizione dell'opera completa, proprio come l'hanno i classici borghesi. Ma c'è anche un altro aspetto della questione. La posizione materialista di Brecht - decisamente contrapposta all'idealismo - fa sì che nelle sue opere assistiamo a un contrasto perenne, a una negazione continua dei concetti fondamentali del classicismo tedesco. Ma non si tratta, nel suo caso, di "mancanza di tradizione", come aveva stigmatizzato Thomas Mann; piuttosto, di una ben precisa scelta di tradizioni. Quando nei testi di Brecht si parla cli classici, s'intendono Marx, Engels e Lenin. Non per nulla si era definito un "leninista della scena". Tornando alla questione del classicismo, secondo me Brecht è stato un custode e promotore della tradizione allo stesso modo, eppure diverso, di un Thomas Mann. Soltanto che si tratta, come dicevo, di tradizioni assai diverse. Classica è comunque, in Brecht, la forte consapevolezza della padronanza di tutti i generi e di tutte le forme possibili (Brecht, infatti, si è applicato a ogni ambito della creazione e della critica letteraria). Insomma, per Brecht si può parlare del rappresentante cli un nuovo classicismo. Le sue proposte sono rimaste valide come risultati di un'epoca scientifica. Oggi ci si potrebbe però chiedere: di quale scienza? L'era scientifica era per lui quella marxista, era l'epoca dialettica. Oggi è diventato di moda dire che quello che ci ha insegnato Brecht è ormai stato confutato. Da parte mia penso che, in sostanza, il pensiero marxista è tuttora valido ed è stato confermato dalla realtà, anche là dove si è creduto che Marx non avesse considerato determinati aspetti delle cose. Prendiamo per esempio questa cosiddetta seconda rivoluzione industriale, in cui la forza lavoro degli sfruttati viene sempre più sostituita dai computer e dalle nuove tecnologie. Ebbene, tutto questo c'è già nel secondo volume del Capitale. Ovviamente però quello che a Brecht, del marxismo, interessava di più era il metodo dialettico. Inteso come metodo però che non considera il progresso in modo "ingenuo"; Brecht ha sempre riso di constatazioni, da parte sovietica, del tipo: "Adesso siamo nella fase iniziale del socialismo, entreremo poi nel primo stadio del comunismo, poi nel secondo ecc.". Lui obiettava che chi parlava così pensava in modo antimarxista. Importante è anche la sua intuizione delle due culture: quella della classe dominante e quella dei dominati. Brecht si chiedeva spesso che cosa avrebbero potuto trarre degli operai dalla letteratura mondiale, piena di gesta eroiche e delle vittorie della classe dei potenti. Per Brecht era invece obbligatorio leggere quegli autori che potevano dire qualcosa alla povera gente. La controcultura degli oppressi che può competere con la cultura ufficiale, questa è un'intuizione che non è stata ancora smentita dal punto di vista scientifico. Brecht stesso però viveva, rispecchiando la propria situazione sociale, un paradosso. Si considerava uno scrittore marxista: le sue origini erano però borghesi, e non aveva nulla del proletario. D'altra parte doveva (senza essere predestinato a questo ruolo a causa delle sue origini) con l'aiuto del teatro epico e dialettico, formare la coscienza di chi sarebbe appartenuto - o già apparteneva - a una società socialista. Ecco spiegato il leit-motiv, nelle sue opere, delle figure del rinnegato e del "finto" ideologo. Alla fine di Il signor Punti/a e il suo servo Matti, quest'ultimo si libera del giogo patriarcale, ma diventerà cli sicuro un proletario. Si può dire, allora, che Brecht abbia dato al "tradimento" ima nuova struttura sociale, e abbia intuito che anche "tradendo" un capitalista, il proletario è pur sempre costretto a trovarne un altro, continuando a restare un ingranaggio del sistema e confermandone la struttura e l'efficacia. La libera concorrenza esige in continuazione questa forma di "tradimento". Nella classe operaia è invece l'opposto: il proletario, contro lo strapotere dei rapporti di produzione capitalistici, non può che opporre la sua solidarietà. Ma non è facile, perché il capitalismo cerca sempre di impedire il formarsi di un comportamento solidale. Brecht è sempre stato affascinato dalle circostanze in cui si verifica la non-solidarietà (che ha analizzato, per esempio, nella Santa Giovanna dei Macelli o ne L'anima buona del Sezuan), o anche dalla figura della spia (come dimostra una scena cli Terrore e miseria del III Reich). Forse si può supporre in questa curiosità un processo cli "identificazione". Ma al Brecht sociologo e autore drammatico interessava di più, ovviamente, la figura del "rinnegato" come esemplificazione del tradimento di classe che lui stesso, figlio di un direttore di fabbrica, aveva commesso. Lui stesso avev..adovuto cambiare ruolo e subire un processo "pericoloso". Un'altra figura ricorrente nell'opera e nel pensiero di Brecht sarà allora quella dell'intellettuale borghese che, anche se diventa "manovale" ideologico dell'altra classe, non riuscirà mai, però, a integrarvisi. Purtroppo oggi per Brecht si potrebbe affermare quel che disse una volta Marx a proposito di Hegel: viene trattato, cioè, "come un cane morto". Peter Hacks, che aveva iniziato lavorando con Brecht e che vive tuttora all'Est, ha osato dichiarare che Brecht in realtà ha scritto solo testi teatrali che potrebbero interessare unicamente i sindacalisti. La trovo una cosa politicamente infame - perché dimostra, oltretutto,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==