16 Max Horkheimer, a metà degli aMi Venti. Max Horkheimer negli ultimi aMi. BibliotecaGino Bianco una succursale dell'Istituto di Francoforte, e a Ginevra c'è Horkheimer, cui ho parlato di lei e che vorrebbe conoscerla". Così mi sono rivolto ad Horkheimer, che mi ha risposto immediatamente. Era il 1934, io ero a Parigi, e lui scrive: "devo venire a Parigi, devo consultare un medico, e posso vederla il tale giorno alla tale ora". Ci incontrammo, ed ebbi l'impressione di piacergli, e alla fine del colloquio mi disse: "le dò un lavoro da fare; stiamo lavorando a un grosso volume sull'autorità e la famiglia con Marcuse e altri, e lei potrebbe fare una ricerca sul ruolo dell'autorità nell'anarchia". Ho scritto questo saggio, che è pubblicato nel volume di Francoforte e che ha avuto un ruolo curioso nella rivolta degli studenti nel '68 perché venne ristampato illegalmente, senza chiedere il permesso a nessuno, un volume coi tre saggi di Marcuse, Wittfogel e Mayer. Fu questo il primo lavoro che feci per Horkheimer, e purtroppo si dovette scorciarlo perché troppo lungo, venne pubblicata solo una versione riassunta dei due ultimi capitoli: e, ironia della sorte, i due capitoli sacrificati, che non si trovano nel libro stampato, erano quelli che più avrebbero interessato gli studenti del '68, perché parlavo dell'influenza dell'anarchia nei movimenti degli studenti, ma allora sembravano così inattuali da venir sacrificati. Prima o poi pubblicherò il testo integrale, chissà. Ero ormai un borsista dell'Istituto e di Horkheimer, e a Parigi mi fu possibile conoscere grazie anche a questo Walter Benjamin. Vi passai altri due anni più tardi, dopo Ginevra e prima della guerra, ed entrai in contatto con il Collège de sociologie, cioè con Bataille, l..eiris, Caillois, Denis de Rougemont, Benjamin, Jean Wahl eccetera. Nello scorso mese di gennaio ho fatto un discorso al Collège de France, su invito degli Amici di Georges Bataille, e c'erano diverse persone che ancora conoscevo da allora. Fino all'inizio della guerra, cioè fino a quando fu possibile inviare denaro dagli Stati Uniti in Svizzera, ho fatto quasi un centinaio di articoli per la "Zeitung fur Sozialforschung", ma il lavoro più grosso fatto per Horkheimer è stato un libro, un libro che ha venduto ormai circa centovemila copie ed è considerato un classico tra i germanisti, il Georg Buchner und seine Zeit, un mio progetto finanziato dall'Istituto. Ne feci una sintesi che avrebbe dovuto uscire sulla rivista col titolo Il pensiero sociale di Georg Buchner, ma poi venne la guerra, e sembrò che questi testi fossero andati tutti perduti. Avevo spedito una copia dei saggi su Biichner e di altri a New York, e a guerra finita Horkheimer fece fare delle ricerche, ma non si ritrovò niente. Poi, più tardi, fu Leo Lowenthal a recuperarli e a spedirmeli - il saggio riassuntivo sul pensiero sociale di Biichner è tuttora inedito - ed ecco che vedo a margine del testo la nota di lettore di un membro dell'Istituto che diceva: "sì, il testo di Mayer è molto interessante, ma l'aspetto teorico non è così importante perché Biichner non rappresenta un vero problema teorico", ed era una dichiarazione proprio sciocca. La nota proseguiva: "Propongo di passarlo alla rivista di Thomas Mann Mass und Wert', è più adatto per quella. Biichner non è poi un personaggio così interessante". E chi è che ha scritto questa stupidaggine? Nessuno lo indovinerebbe, credo, pensando a quanto ha sostenuto più tardi. È Herbert Marcuse. Quando ho visto Marcuse per l'ultima volta, a un Congresso su Hegel tenuto a Stoccarda, non avevo ancora questo testo, altrimenti ci avremmo riso su insieme! Dopo la guerra ho rivisto Horkheimer quando ero incaricato dei corsi di sociologia all'università di Francoforte, la sua vecchia università, che però ora non voleva neanche sentirlo nominare. Più tardi ne diventò rettore, e fu nominato cittadino onorario di Francoforte ecc. Esisteva allora l'Accademia del lavoro, organizzata dai sindacati, e ho invitato Horkheimer a dare lì la sua prima conferenza in patria non appena tornato dagli USA. C'erano ancora tra noi rapporti molto stretti. Mi era affezionato, come io a lui, mentre i miei rapporti con Adorno cominciarono molto più tardi, quando a sua volta è venuto a Francoforte. Però i rapporti con Horkheimer si guastarono quando divenni professore a Lipsia, nella DDR, si guastarono dalle due parti. Feci una volta una visita al magnifico rettore dellUniversità di Francoforte Horkheimer, ma fu una cosa molto fredda da entrambe le parti. Gli feci delle domande: com'è possibile che lei, rettore dell'Università, abbia ammesso di nuovo quelle infami corporazioni di studenti (sa, quelli con sciabola e berretto)? Horkheimer era furioso, e naturalmente si tagliò corto. I rapporti si ruppero del tutto. Poi, nel '69, Adorno era morto improvvisamente, Horkheimer mi cercò. Ma devo prima spiegare i miei'rapporti con Adorno ... C'erano stati tre lunghi dibattiti radiofonici tra me e Adorno, alla radio di Francoforte e di Amburgo, due dei quali sono stati trascritti, ma non il terzo. Una volta abbiamo discusso di Stefan George; un'altra sull'opera tardiva di un artista alla fine della sua vita, e Adorno parlava dell'opera tarda di Beethoven e io di quella di Goethe, Mann e Fontane; la terza una polemica tra Adorno e me su Gustav Mahler. Era stata causata da un articolo che avevo scritto - che oggi è molto citato tra gli studiosi di Mahler - in cui parlavo di Mahler e della letteratura sostenendo che Mahler non avrebbe saputo che farsene della grande poesia, che aveva bisogno di falsa poesia. Oggi è una questio-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==