Linea d'ombra - anno IV - n. 14 - maggio 1986

Hans Mayer (foto Katharina Rehldau, 1962). Giulio Einaudi, Hans Mayer, Cesare Cases e Renato So/mi alla Libreria Einaudi di Roma (Labor Foto, circa 1963). BibliotecaGino Bianco UNAMANCIATADI RICORDI INCONTRCOONHANSMAYER a cura di Mario Barenghi, Goffredo Fofi e Maria Maderna Su Cari Schmitt Il titolo del libro di memorie che ho pubblicato di recente potrebbe venir tradotto in italiano come Un tedesco sottoposto a revoca, perché mi venne tolta la mia identità nazionale sotto il nazismo; hanno poi voluto ridarmela, ma è un po' come in Kafka, una volta è per sempre. In questi ricordi c'è un capitolo sul mio maestro Hans Kelsen, il teorico del diritto, l'uomo che tra l'altro ha scritto la costituzione austriaca, tuttora valida. Il capitolo, per l'esattezza, è intitolato Hans Kelsen e Cari Schmitt. Mi interessa molto parlare di Schmitt, perché sono appena rientrato da un colloquio organizzato dall'Istituto Goethe di Madrid su problemi culturali attuali, con studiosi spagnoli e tedeschi. C'era tra gli altri un professore spagnolo che parlava del "luogo" della filosofia nell'arte e nell'estetica moderne. Aveva iniziato molto bene, con Kant e il problema dell'umanismo e dell'inumano, e poi si è mosso irresistibilmente verso Cari Schmitt e ci ha presentato, con grandi apprezzamenti e con mio grande furore, la teoria politica di Schmitt su amico e nemico, che è davvero nefasta. E so che Cari Schmitt ha i suoi estimatori anche nella sinistra italiana ... Quando il mio libro uscì, la "Frankfurter Allgemeine" lo criticò severamente a causa del capitolo su Schmitt. Si è detto che ho un carattere terribile, perché parlavo male di Schmitt! Ma, perdio, ci sono ragioni non da poco per parlar male di quest'uomo! Un uomo nefasto, che ha continuato ad avere un suo ruolo in rapporto al governo di Bonn, e che ha una certa influenza oggi qui in Italia come in Spagna, dove la sala del detto convegno era piena per ascoltare Eugenio Trias che faceva l'elogio della sua teoria - della sua filosofia politica, se si può parlare di filosofia. Dal punto di vista morale e dal punto di vista del carattere, Schmitt è forse l'uomo più malvagio che ho conosciuto nella mia vita, un uomo che ha costantemente tradito tutti e tutto. Il decisionismo resta l'idea base del neo-fascismo, ed è molto pericoloso che intellettuali di sinistra prendano in considerazione Schmitt. Quando ero suo allievo, Schmitt amava circondarsi di studenti e giovani intellettuali ebrei - il futuro antisemista arrabbiato! C'erano Neumann, Kirchheimer, poi della scuola di Francoforte, io e Flechtheim il futurologo, molto noto in Germania, professore di scienze politiche a Berlino e mio vecchio amico. Esule negli Stati Uniti, Flechtheim rientrò in Germania dopo la guerra in uniforme americana, incaricato di istruire a Norimberga il processo contro i giuristi nazisti, e dunque di esaminare anche la posizione di Schmitt. E Flechteim, che è un uomo molto dolce e molto sensibile, rinunciò a qualsiasi forma di vendetta, lasciò correre. Io non l'avrei mai fatto, l'avrei mandato in prigione, e a giusto titolo. Flechteim sapeva tutto, aveva tutti i materiali a disposizione, tutti gli scritti di Schmitt di epoca nazista. Schmitt è l'esempio del traditore nato, traditore di idee, traditore di uomini, di amici e di nemici... Era nato in una zona tra la Westfalia e la Renania, dove anche è morto, molto vecchio, l'anno scorso. Aveva cominciato col processo al romanticismo politico, in cui si opponeva all'occasionalismo dei romantici dicendo che i loro salti da una posizione all'altra non erano seri. D'altra parte, se i romantici erano degli occasionalisti, allora Schmitt è il maggior romantico di tutti i tempi! Poi è passato alla critica del parlamentarismo borghese, dicendo che è chiacchiera, ma certo non era il primo a dirlo, l'avevano detto molti già dagli inizi dell'Ottocento, non avevano aspettato Schmitt per dirlo, e l'avevano detto anche Marx, Bakunin, Lenin e cento altri. Ma Schmitt per la prima volta parlava della miseria del parlamentarismo in veste di cattedratico. Rileggendole, dice cose vere, a Bonn come a Roma sono ancora cose vere, lo sappiamo bene! Le conseguenze che però ne tirò Schmitt, non immediatamente, furono che per la politica la cosa più importante era astenersi dai discorsi, dai compromessi, dalle chiacchiere, ma anche dall'atifkliirung... L'aufkliirung è dialogo, ogni umanesimo è sempre basato sul dialogo con l'altro per arrivare a nuove posizioni, altrimenti c'è solo la violenza. E Schmitt per l'appunto adorava la violenza. Innanzitutto per l'intermediazione delle riflessioni sulla violenza di Sorel, poi attraverso Pareto e poi attraverso (e l'ho detto a Trias) uno spagnolo, un conservatore aggressivo a base cattolica, Donoso Cortes. la sua base era questa: Sorel, i residui di Pareto, e il clerico-totalitarismo di Cortes. Schmitt, non va dimenti-

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