so, e la cosa è tanto più strana in quanto i popolani di Boli sono in genere tutt'altro che degli stupidi; In secondo luogo: l'inverosimiglianza psicologica è una conseguenza di quella sociologica. I Balek hanno sì ottenuto il titolo nobiliare e si atteggiano in tutto e per tutto a feudatari, ma non sono dei signori medioevali che trattano con servi della gleba, altrimenti non userebbero la bilancia, più semplicemente incamererebbero i funghi e il resto ricompensando i raccoglitori con denaro o pedate, a loro discrezione. Invece rappresentano un esempio palmare di sfruttamento capitalistico, dal momento che traggono utili non solo dall'orario di lavoro, ma persino dal tempo libero degli sfruttati e dei loro figli, visto che funghi eccetera non sono destinati ad abbellire le tavole dei Balek (come avverrebbe con dei signori feudali), ma vengono rivenduti. Neanche una multinazionale moderna potrebbe escogitare qualcosa di meglio. E allora, perché dei capitalisti così avanzati usano una bilancia truccata? Cosa può significare per loro, in una situazione di totale assoggettamento, una così misera cresta? Forse un piacere puramente estetico dell'inganno per l'inganno? Ma questo è un sentimento del tutto estraneo al capitalismo. Lo sfruttamento capitalistico presuppone bilance esatte, con quelle truccate crollerebbe su se stesso. Queste sarebbe meglio lasciarle al bottegaio, le cui fortune dipendono esclusivamente dalla sfera della circolazione: bilance del genere sarebbero quindi di casa nel mondo hebeliano. I Balek sono tanto avanzati nella prassi quanto retrogradi nella consapevolezza: sembrano non aver afferrato il carattere del capitalismo che rappresentano e dopo questo passo falso con la bilancia dovrebbero venire esclusi di diritto dall'associazione degli industriali. Terzo: cos'è la giustizia e cos'è "ciò che manca alla giustizia"? Qui il canto religioso sembra andare più a fondo dell'intelligenza dei villici, dato che afferma "la giustizia terrena, o Signore, ti ha ucciso" e non, ad esempio, "la carenza di giustizia terrena ...". In effetti, ciò che uccide la gente del villaggio è il lavoro massacrante alle gramole e non i cinque decagrammi e mezzo di cui viene defraudata nella vendita dei funghi; non la bilancia truccata, ma quella asserita esatta. Per Michael Kohlhaas le cose stanno diversamente. Il mercante di cavalli vuole affermare il suo diritto contro le condizioni feudali e scopre poco alla volta che queste poggiano sull'ingiustizia non perché i potenti trucchino i pesi, ma perché sono al di sopra di ogni tipo di peso, di ogni fatto quantitativo in genere. Invece il mondo dei Balek è appunto un mondo di giustizia quantitativa, ed è questa giustizia che bisogna smascherare e confutare, non quanto le manca. Ciò significa forse che i Balek, con l'approvazione dei villici e dell'autore, sarebbero autorizzati a fare il bello e cattivo tempo per altre cinque generazioni se solo pesassero in modo corretto? Che a Boli sembra discutibile non la norma in sé, ma unicamente il suo abuso, del tutto ingiustificato? Non è il caso di pronunciare una sentenza affrettata. L'impressione della seconda lettura, un po' pedante, non deve cancellare completamente quella suscitata dalla prima. Per quanto fragili siano i concetti su cui si basa il racconto, non abbiamo a che fare con un'ennesima variante dell'esaltazione di un ordinamento voluto da Dio e di cui uomini indegni fanno un uso indebito. Benché non nutrano sospetti precisi, gli abitanti del villaggio si rendono conto molto lucidamente di essere oppressi, e la scoperta di Franz Briicher è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Scoperta forse di per sè non fondamentale, ma spesso soBibIioteCaGino Bianco APERTURA/CASES no proprio gli aspetti secondari a far prendere coscienza delle cose essenziali. E Boli si guarda bene dal prospettare una qualunque soluzione positiva. In Hebel sarebbe forse entrato in scena un monarca illuminato, Giuseppe II o Napoleone, che avrebbe punito l'abuso e migliorato le condizioni di vita. Per la maggior parte degli altri narratori tedeschi non si sarebbe neppure arrivati alla rivolta: bastava solo che la buona gente del villaggio avesse congiunto le mani in preghiera e tutti i Balek si sarebbero convertiti al bene, mentre l'ultimo bracconiere incallito, preso da un colpo, sarebbe caduto Il secco. Invece Boli fa diventare i genitori del piccolo Franz, se non proprio bracconieri, quanto meno canestrai ambulanti senza più patria, perché hanno dovuto riconoscere che "in ogni luogo il pendolo della giustizia oscillava in modo sbagliato". Boli infatti parteggia per i bracconieri, i girovaghi, i clowns, gli outsiders che non conoscono né patria né legge. Egli crede certo anche lui alla patria e alla legge, ma non le vede realizzate da nessuna parte e se gli si esalta l'ordine costituito come voluto da Dio, quello è un Dio che lo disgusta. n ul carattere di quest'ordine Brecht aveva le idee molto più 11:111111 chiare: metteva in dubbio non il decimo che manca alla giustizia, ma la giustizia stessa. E, come Hebel, aveva pronta una soluzione, anc~e se non si chiamava Giuseppe II, bensì comunismo. Dato che Boli non ne ha una simile, è ben comprensibile come la sua aspirazione verso un ordine giusto faccia talvolta risuonare la melodia del vecchio canto tedesco della comunità organica. Anche nel suo romanzo Fine di un viaggio di servizio, i due falegnami che si ribellano allo Stato appartengono agli avanzi di questa comunità, costretti nella società odierna a diventare bracconieri, e ricordano ad esempio il personaggio dell'apicoltore ne Gli incolpevoli di Broch. Ma quanto in Broch scaturiva da una visione del mondo accuratamente ponderata, in Boll è puramente istintivo. Perché il punto fondamentale rimane per lui la negatività, quella che Adorno e Marcuse chiamano la negazione determinata. I suoi saggi politici, da annoverare tra le sue cose migliori, sono senza eccezione negazioni determinate: Boli parte sempre dal dato concreto, da ciò che conosce con esattezza, dal cattolicesimo, da Colonia e dalla Germania. Non a caso il suo capolavoro in questo campo è la brillantissima recensione delle memorie di Adenauer, che certo sopravviverà al libro in questione. In questo senso varrebbe la pena di leggere La bilancia dei Balek una terza volta. Certo qui, come abbiamo cercato di dimostrare, i rapporti sociali e ideologici in apparenza lineari sono estremamente contraddittori, per non dire assurdi, ma forse proprio questo presupposto impossibile offre lo sfondo adatto agli intenti di Boli. Il paragone sopra introdotto tra i Balek e l'odierno predominio dei monopoli non era poi così campato in aria come poteva sembrare in un primo momento. Perché a Boli preme dimostrare che viviamo in una società dove anche la raccolta di funghi e fiori officinali è asservita a un apparato di potere contro cui ci si deve ribellare. Un esame approfondito della natura di questa società per Boli non è così importante come per Brecht, a lui interessa soprattutto l'azione che spezza l'incantesimo. Ma non è appunto questo l'atteggiamento che richiede la situazione odierna? Siamo talmente concresciuti con la cosiddetta società industriale che non è più necessario inda9
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==