84 STORIE/MENEGHELLI come simboli odiosi e odiati, facendone dei fossili che continua a contemplare, nella memoria, come se fossero vivi ed esprimessero veramente gli individui che con quegli occhi la guardavano". "Vuole opporre alla mia superbia una superbia più dura e più altera?" La voce dell'uomo della memoria fu di una lieve, rabbiosa ironia. Lo sguardo di ognuno dei due non abbandonava lo sguardo dell'altro, le voci erano basse. Una nube invisibile, pensò il medico, ci avvolge e ci chiude, una nube di solitudine che emana da noi. "La mia superbia - rispose - mi consente di riconoscere la sua. Hanno la stessa origine. Ci pongono al di sopra degli altri ma da questa comune altezza vediamo uomini diversi". "Perché decidiamo noi - chiese l'uomo della memoria - quali uomini vogliamo vedere, come devono essere?" "Sì, - continuò il medico - essi sono in noi, nella nostra idea dell'uomo, nascono dal nostro rapporto con loro. Ma, indipendentemente da noi essi esistono in se stessi, liberi dalla nostra volontà, e uno dei nostri due giudizi si avvicina più dell'altro a quello che realmente sono. Ed è questo che conta. Siamo partiti dai bambini e arrivati agli uomini. Attraverso i bambini lei accusa e rifiuta tutti gli uomini, esclusi quelli che portano nel corpo i suoi medesimi segni". Dopo un istante di silenzio, durante il quale vide l'esplosione, la rovina e le ceneri, vide se stesso fra gli esseri umani di allora e fra quelli di oggi, l'uomo della memoria disse: "Non li odio perché hanno dimenticato, perché hanno voluto dimenticare. Avrei potuto sentirli ugualmente miei simili. Ma la vita che fanno, ma la città che hanno costruito, ma le parole, ma le risa, ma i gesti, ma i volti rivelano che una è la loro essenza, una la sostanza. Hanno portato a compimento l'opera e la distruzione della bomba. La bomba era la prova, oltre la quale sembrava non si potesse andare, della malvagità umana, ma questo luogo e questo tempo dimostrano che la malvagità umana non aveva, quel giorno, toccato i suoi limiti. Viviamo in un luogo e in un tempo che si sono dati un unico compito: fare persuasi gli uomini che, dopo la bomba, la vita e la società umana possono essere più forti, più allegre, più sicure di prima, che la bomba è stata niente di più di una guerra, una tragedia come tante altre dietro di noi, e che insieme ad essa si può tranquillamente vivere, gioire. Ogni uomo che non ha sul corpo questi segni ha contribuito a stendere sul mondo lo sterminato inganno. Certe volte, quando penso a loro, mi pare che le ceneri di quei giorni abbiano preso forma umana e in questa forma siano rimaste fra noi, eterne. Di fronte a questi uomini noi sopravvissuti siamo gli incontaminati. Nostra è la memoria, noi siamo la prova di quel che l'uomo è, nostra è la notte del mondo e la verità che nella notte si nasconde". Il medico strinse l'una all'altra le sue mani piagate, se le portò al viso senza piaghe, e disse: "No. Non soltanto nostre. A tutti appartiene la notte, come a tutti la luce del giorno, a tutti l'azzurro del cielo e la tempesta. Lei formula giudizi assoluti sulla più relativa delle esperienze umane, l'esiBibliotecaGino Bianco stere. Il suo odio è una spugna, assorbe in lei ogni altra passione e sentimento, tutto riducendo a se stesso, e fuori di lei cancella gran parte della complessa semplicità delle cose e dei fatti. Cancella il tempo, che non è solo il naturale scorrere degli anni ma tutto ciò che fa essere il tempo vita ... " S'interruppe, sentì la propria vecchiaia, mormorò: " ... e la vita tempo". Poi riprese: "Cancella i bisogni, le necessità, le leggi, la fragilità e la forza della vita. Questo - vita - è il vero nome dei suoi mostri, e quello che a lei appare un orribile, demoniaco disegno è soltanto l'ostinato, misero, cupo, faticoso e necessario realizzarsi della volontà di vivere. Non hanno dimenticato, ma sepolto in se stessi per poter vivere, e mentre sotto la terra dei cimiteri seppelliamo dei morti, dentro di noi seppelliamo sempre dei vivi. Non hanno scelto di vivere insieme alla tragedia della bomba, vivono nel tempo, nel mondo, nella tragedia in cui sono nati. Possono destare pietà, ma come ogni uomo che vive. E noi sopravvissuti siamo uomini come loro, e anche noi meritiamo pietà. Siamo i testimoni degli abissi dove può scendere l'uomo, forse ogni uomo. Siamo le immagini di quel che hanno sepolto. E dunque non dobbiamo fuggirli, né disprezzarli dall'alto delle nostre piaghe. Dobbiamo vivere insieme a loro, e liberarli dalla tentazione di credere morto ciò che dentro di loro resta vivo. Questo lei non vuole. Ha voluto annientare in sé il tempo e la vita, si è inchiodato alla sua memoria della bomba e ne ha fatto la sua prigione, ha desiderato che il resto del mondo s'imprigionasse con lei". mon disse altro, e l'uomo della memoria fu stanco di parole. Non si guardavano più. Avvertirono gli ultii rumori delle strade e delle case. Ancora per alcuni momenti rimasero seduti. Il medico disse: "Continuerà ad aspettare morendo la morte". "È la mia vita" rispose l'uomo della memoria. "È vero, e questa è la mia" disse il medico. In silenzio si alzarono, in silenzio raggiunsero la porta, in silenzio il medico uscì. Nel corridoio attendeva la bambina che andava da lui ogni sera. Osservò fissamente il medico allontanarsi, poi volse lo sguardo all'uomo della memoria, un lungo sguardo interrogante. Entrò, chiuse la porta, gli si avvicinò e disse: "Te ne vai?" L'uomo scosse la testa. "Resti con noi?" insistè la bambina. "Sì, con voi, e voi con me", e le sorrise. La bambina sorrise al sorriso·deforme, si sedette accanto a lui e incominciò a raccontargli gli avvenimenti della sua giornata.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==