Linea d'ombra - anno IV - n. 13 - febbraio 1986

DUELETTERE Elsa Morante Roma, sabato 18 ott. '69 Caro Goffredo 1) il vecchio Milarepa (purtroppo oggi troppo "chiacchierato"; ma "consumato" mai!) a un suo scolaro che gli chiedeva: chefare, dunque, andare fra gli uomini, o meditare in solitudine? (Marta o Maria) - ha risposto: È inutile andare fra loro finché non si è capito (ciechi che guidano altri ciechi), e perciò sarà meglio meditare da soli finché non si sia capito qualche cosa, e quando si ha qualcosa da dargli, andare fra loro. Naturalmente, può succedere che, meditando, si arrivino a capire solo i propri limiti: per esempio, che si è bravi solo a giocare al pallone. Ma anche questo è utile a capirsi: allora si tornerà fra gli uomini senz'altra pretesa che di distrarli la domenica col gioco del pallone. Oppure anche si potrà meditare meditare meditare e non capirci mai niente. E questo, ormai, è il mio caso. Ci sono infine quei felici che attraverso la meditazione arrivano a capire sia pure un grammo o un chilo di verità. Sono gli angeli (cw-yEÀVi = colui che porta la notizia) e ti auguro con amore di essere uno di loro. MORALE: però la meditazione è un intervallo necessario. Il guaio di P.P.P. per esempio è che non si ritira mai a meditare un po'. Si capisce che la convivenza con se stessi (soli con se stessi) è la più terribile (specie per Narciso). Ma ... 2) ''Dacci oggi il nostro pane di domani''. Se il pane va preso alla lettera (di questo vorrei riparlare con te un giorno) io preferisco: "a ogni giorno basta la sua cura. Guardate gli uccelli del cielo ... " ecc. Marx invece, da bravo Ebreo, preferiva secondo il Vangelo degli Ebrei: senza, lui, prevedere che domani il pane sarà diventato un pane di plastica. 3) Tu mi dici di scrivere. Invece in questi giorni io sto rileggendo (o leggendo nel caso di mie vergognose lacune) i miei cari AUTORI anarchici (a proposito, non riesco a trovare una riga di testo di Kropotkin. Sai dove lo hanno riposto? ne esiste ancora qualche copia?). E vedo che secondo Bakunin: "a ciascuno secondo il suo lavoro". Io sono già arrivata all'età della pensione. (Invece, purtroppo non mi va. Il mio sogno sarebbe, come si dice, di morire sulla breccia. Magari semplicemente investita da qualche macchina; e a quel punto là, che sia una 500 o una Rolls Royce non farà nessuna differenza, nemmeno ironica. Veramente in quel punto avrò perdonato a tutti. Del resto il guidatore della 500 o della Vespa magari, o anche l'appiedato magari, sono corresponsabili delle Rolls Royce, dal momento che le desiderano. La lotta di classe è l'equivoco principale, un'altra droga. Il punto sarebbe di far capire a tutti che una Rolls Royce conta una merda, e che il bello è altrove. "Odiare i ricchi" significa già essere ricchi non meno di loro). * * * 1) Fine della parentesi: E. M., ritira tutto quello che hai scritto più sopra (all' l)! CHI TI DICE che Marta forse non fosse lei nel vero? Andrai fra gli uomini comunque (COMUNQUE), anche senza aver capito! il meno che potrebbe BibliotecaGino Bianco capitare, sarebbe, per esempio, trovare un tale in panne, e aiutarlo a riavviare il motore! sempre meglio questo, che stare nella cella a rimuginare elucubrare gestare senza capirci mai niente di niente! MORALE (interessata): Insomma Goffredo li farai o no quei tuoi 40 giorni di deserto a Gubbio? dove finalmente ti veniamo a trovare!! in macchina! e parliamo di Cristo e di Bakunin, e di Marx e del Beato Angelico! e stavolta vorrei io esserci insieme a rifare l'I King per te. (Il mio ultimo I K. diceva che al posto del cielo mi ritorna la terra). Baci La NONNA Roma, 21 dicembre 1971 Caro Goffredo con questa mia lettera ti mando i miei auguri di Natale e Anno Nuovo, e ti racconto, per l'occasione, un fatto vero (vero almeno in parte, e fino a un certo punto). Avvenne più di 50 anni fa, nel periodo delle feste (credo fossero proprio le feste natalizie). In un collegio di preti (o frati) una diecina di ragazzetti erano costretti, per motivi di famiglia, a passare le feste dentro. Il pranzo della festa principale (giorno di Natale) fu - relativamente - lauto. La lista era: Fettuccine - Abbacchio con patate - 1 pera. Alla fine viene portata in tavola una magnifica torta (zuppa inglese) del diametro di almeno 45 cm. Si alza il Priore e dice: "Figlioli, in questo santo giorno vi invito a pensare a tanti poveri bambini che non hanno nemmeno il pane: e nel pensiero di questi poverelli vi propongo di offrire un fioretto a Gesù. A ciascuno dei presenti qui raccolti a questa tavola tocca, o toccherebbe, una fetta della torta che qui vedete. Ebbene, ecco la mia proposta: rinunciare alla propria fetta di torta, offrendola come fioretto a Gesù. Tutti i bambini buoni che sono d'accordo su questo fioretto, adesso si alzeranno da tavola. Va bene?" Tutti quanti rispondono compunti: Sì, padre. E si alzano. Tutti quanti meno uno, un certo Egidio che non risponde e non si alza. A trattenerlo sulla sedia è una sensazione strana: gli sembra che quel fioretto puzzi. "Egidio! Hai sentito? E perché tu non ti alzi? Tutti i bambini buoni si sono alzati. E tu?" Egidio si fa rosso, e non trova che questa risposta: "Io sono cattivo." "Ah!" fa il Priore amareggiato. E sia pure controvoglia, è costretto a tagliare una fetta della torta e a metterla nel piatto di Egidio. Il quale rimane solo a tavola con la sua fetta di zuppa inglese. Il peggio è che, fra tutti i dolci, proprio la zuppa inglese non gli piace. Ne mangia un pezzetto, ma non gli va. In quel momento vede, dietro la vetrata del refettorio, un cagnaccio di nessuno che fissa il suo piatto con ingordigia. Tanto per finirla, gli dà il resto della sua torta. Il cane l'ha divorata in un lampo. Exit Egidio. Rientra il Priore. E guarda quella torta non più intera, cioè mancante di una fetta, che gli urta doppia-

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