della psiche sicuramente immune. Si diceva che un tale dalla montagna si era preso in mano tutta la faccenda e che, pianificatore grezzo ma allenato da precedenti esperienze, avrebbe diviso e venduto ragionevolmente quel terreno, molto ampio, dopo aver risolto alcune rogne di passaggi, che gli toglievano valore. Bergoni era un uomo correttissimo, distinto nel vestire e di colorito roseo, parlantina lenta e precisa; a cinquant'anni, con imprese varie che andavano da mobilifici ad allevamenti di polli e di maiali, godeva finanziariamente buona fama in tutta la vallata; esercitava un po' di senseria sulle aree come per obbi, ci si divertiva, ma non per questo era meno diplomatico e tenace nelle trattative. Soltanto uno come lui avrebbe potuto affrontare la questione dei passaggi del grande appezzamento: questione da parlarne per secoli. In altri tempi, prima delle villette-benessere, tutta quella zona era un'ampia luce di vegetazione che conteneva il paese, prati da riposarvi e soprattutto da andarvi a baciare e toccare le ragazze, uscendo esse da una via e noi diciassettenni da un'altra, e ritrovandoci dove queste due vie, dopo un lungo giro, finivano per convergere. Mi restava il sapore del superamento di molli resistenze; una ragazzina irrequieta; baci che indugiavano sul collo e sul seno fresco, odoroso d'erba, di pulito, in certe sere estive. E anni dopo, proprio su quell'incrocio, da cui si potevano sorvegliare le due strade, io sostavo anche ore, bicicletta alla mano, per spiare da gran distanza dritto in piazza, e senza farmi notare, l'arrivo dell'autobus che portava un'altra ragazzina: era il mio amore, veniva in autobus da Conegliano e poi tornava al suo paese proseguendo in bicicletta; io di là potevo vederla e poi inseguirla senza che si facessero troppe congetture da parte della gente; la raggiungevo, talvolta, e lei era imbarazzata, non mi amava e non sapeva dirmi di no, per anni avevo sofferto di questa incertezza. Altre sere non arrivava ed io rimanevo là ad immergermi nel crepuscolo, con grilli e papaveri sempre più violacei, talvolta con bufere che crescevano nel cielo, minacciavano, svanivano senza far nulla, sgocciolando un po', tuonando senza convinzione sulla figura cupa del paese, sulla piazza in cui s'erano già accesi i lumi. Si era aggiunta poi un'altra novità, cioè che la scuola media sarebbe stata costruita là vicino: un ragguardevole agio per me e mia moglie. Infatti anche i cinque minuti guadagnati nel più breve tragitto verso il lavoro avrebbero reso meno confusionaria la colazione mattutina con lavaggio lucidamento e trasporto dei bambini all'asilo, meno precipitosa e disgustosa la preparazione del quasi tutto scatolame di mezzogiorno. Ma occorreva disfarsi subito dell'altro pezzetto, e proposi al Bergoni una permuta, riservandomi di saldare il resto a breve scadenza. Quanto avrebbe valutato la mia roba? I suoi lotti erano assai vasti, sui mille metri e più, anche se lui avesse calcolato alla pari il mio, avrei dovuto aggiungere parecchio. Bergoni scosse il capo, alle mie proposte, egli aveva intenzione di vendere, non di permutare, ma, considerato, mi disse, che quel lavoro di aree lo faceva disinteressatamente e per passatempo, era disposto a venirBibiiotecaGino Bianco STORIE/ZANZOTTO mi incontro. Gli faceva piacere vendere a gente come me e il segretario comunale, che si era deciso anche lui per uno di quei lotti. Sapeva esattamente a che prezzo avevo comperato il mio quadratino da permutare; non avrebbe potuto certo valutarmelo a milleotto, ma insomma me lo voleva considerare a millesei: con qualche cento e rotti in più, da pagarsi seduta stante, l'affare si poteva dire fatto. "Tu dormi e la terra cresce", era solito ripetere il Rase!, quello delle aree proibite .in Ca! Santa; anch'io avevo dunque sperimentato questa verità e guadagnato in poco tempo più di duecentomila lire sul vecchio prezzo d'acquisto? Sentii destarsi in me un compiacimento, "dilettazione d'impurità e violenza", un vino carico e fortemente condito che mi dava la rivelazione di un altro possibile me stesso, gonfio di denaro come di un sangue massiccio e naftoso, anziché di quel vinello annacquato, del liquido stinto che mi scorreva nelle arterie e nelle vene di eternamente vampirizzato. E tutto questo insieme a ira, vergogna, mancamento. Ma mentre bisognava trovare il resto dei soldi, mentre il cosiddetto guadagno era solo un gioco di fantasmi; si trattava per prima cosa di strizzare dalle impolpose casse dello Stato il minimo apporto Enpass, di questo ente che deve assistere, ed assiste con tanto anchilosata parsimonia, i dipendenti statali. (1963) Questo testo è apparso nel volume collettaneo Sette piaghe d'Italia, Nuova Accademia, Milano 1964. Le due poesie sono tratte dalla raccolta Idioma che chiude la trilogia del Galateo in Bosco e che Mondadori editerà prossimamente. Copyright Andrea Zanzotto 1964, 1985. 45
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==