Linea d'ombra - anno IV - n. 13 - febbraio 1986

avevamo sistemato un lettino; ero particolarmente abbattuto per aver rastrellato il Quartier del Piave tutto intero alla ricerca di una ragazza che badasse ai piccoli, e anche in questo ero fallito. E con angoscioso rimorso ricordavo l'offerta che mi era stata fatta di un appartamento in piazza, al terzo piano, come su un campanile, Avevo rifiutato dicendo che era ridicolo starsene a un terzo piano in campagna. 111':1 i doveva parlare anche del progetto della casa, di que- l.I sto saltare in avanti, stringere il futuro. Avevo parecchi amici architetti che me l'avrebbero fatto gratis o per pochi soldi, e mi trovai una sera con Baraldi, vispo, frizzante delia sua potenziale e attuale capacità d'azione. Egli erarimasto meravigliato che la grazia non avesse toccato anche me, confinato in un angolo non ripulito dalle correntie della congiuntura favorevole. Mi promise di fornirmi un progettino il più economico possibile, adatto però alle mie esigenze; e mi esortò a non temer troppo i debiti e poi mi aiutò molto. Ma dopo aver comperato il terreno ero rimasto con circa trecentomila lire e per quanto tirato potesse esser quel progetto ci volevano milioni. Esclusi Fanfani o Tupini, come trovarli? lo non ho mai voluto aver a che fare né con denaro né con debiti. Entrare in circoli viziosi di guadagno-consumo è sempre stata cosa estranea alla mia mentalità non saprei se post o precapitalistica. Per me il denaro o/et veramente. Io avevo associato sempre all'idea del denaro quella del puzzo di gabinetto: e non solo perché da piccolo, portato talvolta da mia zia in visita da certi ricchi, avevo scoperto che avevano il gabinetto in casa dalle zaffate che filtravano da una porticina. Quelle erano altre età e le apparecchiature non saranno state perfette come le attuali, ma io resto un po' nostalgico della cabina all'aperto, com'era allora la nostra, alla quale pur dovetti dare addio con l'evolversi dei tempi. Netto di calce sopra la concimaia, pulitissimo senza aver la pretesa di esser una delle parti più importanti della casa, remoto, anzi, dalla vita nobile, il chiostretto se ne stava appartato in una sua dignità. Tali gabinetti potevano avere i loro inconvenienti (né quelli dell'inverno erano i peggiori): come quando capitò a Carlo che una gallina, trapassata esplorando dalla concimaia fin sotto il buco, arrivasse a piluccare le fin troppo pendule virilità e il sedere di lui contratto in una difficoltosa operazione. Scosso dal beccuzzamento imprevisto, aveva fatto "sciò, sciò" al pollo, che impaurito era sbucato fuori e si era messo a starnazzare tutt'intorno per la cabina, sugosamente benedicendo dalla testa ai piedi l'utente. Carlo era a sua volta sbucato tenendosi su le brache con una mano e parcheggiando contro la sorella che non chiudeva mai bene i polli nel loro recinto. Pulizia e modesta penuria di denaro mi sembravano sinonimi, anche perché la vera povertà, la miseria (per fortuna qui abbastanza rara) non mi appariva meno odorosa: BibliotecaGino Bianco STORIE/ZANZOTTO esemplarizzata nella signora Caterina Chiari. Forte della solennità di una nonna carducciana, volto alcoolico sotto un casco di capelli bianchi e grassi, lunghe palandrane bigie terminanti in uno strascico che sollevava la polvere della strada a puf, puf, passo a passo, Caterina lasciava alle sue spalle per parecchi decametri il senso quasi tangibile del suo fendere l'atmosfera incedendo, un denso vibrare, un cocktail di puzzi. Non aveva alcun gabinetto, abitava in una baracca montata su quattro grossi blocchi di cemento e quando doveva badare alle sue faccende personali alzava una tavola dell'impiantito, da lei resa opportunamente mobile, e si accomodava per poi ritappare. Tra il puzzo clamoroso della miseria contrassegnata dal mendicare e dal non aver mai moneta, e il puzzo alluso, ma non meno stabile e appiccicoso, della ricchezza, si stendeva una zona libera, deodorata dal vento o dal freddo, in cui si accampava lo strato sociale dove circolava poca moneta, ma quasi sempre quel tanto che bastava a far tenere la testa fuori dell'onda, uno strato sociale per cui non c'erano di mezzo le banche. Il denaro non si doveva né prestare né domandare a prestito, e mio papà, che per animo ben più generoso del mio aveva violato queste due norme, era finito per arrivare a vendere quasi tutto quel po' che aveva racimolato con le sue pitture. Egli era giustificato; non poteva più lavorare perché era contrario al Fascio, aveva dovuto far debiti sempre più grossi per darci da mangiare, come aveva prestato soldi ad amici bisognosi di aiuto. Ma io non volevo appestarmi di debiti per una causa tanto banale; almeno mio padre l'aveva fatto per qualche cosa di serio, per non dire di eroico, e io mi sentivo fiero dei suoi debiti di un tempo (per altro pagati fino all'ultimo soldo), ma mi era rimasta sempre in testa la paura delle banche, di cui la mamma continuava a parlare anche ora come di abominio, pur comprendendo perché Carlo si scoprisse il capo con rispetto e tenerezza passando davanti ad esse, specie nel caso della "Banca cattolica del Veneto", giudicata piu sicura delle altre come "depositaria". Io non volevo comunque entrare nel ciclo che mi costringesse a guadagnar molto per spendere molto, soprattutto perché le cose che tornano su se stesse realizzano il meccanismo ossessivo, me lo ricordano momento per momento, mi tolgono alla rettilineità della vita che io intuivo, fin dall'infanzia, valida solo perché stabilita su un, diciamo, rapporto intenzionale, impostata su un punto all'orizzonte, su una radice quadrata di meno-uno eccedente il campo in cui mi movevo. E la casa era destinata comunque a divenire un lusso, un "gran consumo" richiedente grandi guadagni, perché, a parte le giuste pretese della moglie, ero certo che anch'io mi sarei insensibilmente lasciato convincere a "un po' più di questo", "si tratta di una piccola modifica non molto costosa", "però qui, il marmo, vuol mettere?" Pensavo al piano di finanziamento, ma intanto non avevo la minima idea del numero di milioni che dovevo procurarmi. Avevo stabilito come termine i tre milioni e mezzo, che in dieci anni di risparmio forse saremmo riusciti a mettere da 43

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