su i capannoni o si sono fabbricate le case dove potevano pagare meno la terra. Spesso si tratta di ex emigranti che sono andati, senza aspettare nulla dallo spettrale governo, a fare i servi all'estero (ci sono stato anch'io, ci sono stati mio padre e tutti i miei bisavoli, che giravano l'impero kakanico a piedi, fino in Transilvania e in Galizia, a pitturare Madonne ed ex voto ai contadini); molti di essi sono morti sul lavoro, schiacciati da macigni, stritolati da macchine, o precipitando da impalcature; quasi nessuno ha pensato a questa gente e al suo interesse, e poi a farle capire il suo interesse. Ora il peggio esiste. Dovrò esaltare perfino quelli che non hanno mai voluto vendere il terreno intorno al "centro" del paese e che ora cominceranno perché i prezzi anche qui puntano alle duemila lire al metro. Il caro terra ha difeso, qui in campagna, brandelli di silenzio: sordidamente: alcune vetuste più o meno feudali hanno difeso i loro broli, lussureggianti sotto cartigli che annunciano la forza, la costanza, l'intrepidità dei loro antenati. L'amministrazione comunale, con molto ritardo, ha comprato un pezzo d'altro nucleo agricolo-feudale in ridimensionamento e lo ha destinato a "villaggio degli emigranti"; nessun lotto è stato venduto; nonostante il prezzo modesto e le buone intenzioni, gli emigranti si sono giustamente presentiti come in un ghetto e hanno preferito costruire male o a caso, con tirchieria e con distorta dignità. Invece le vecchie che possiedono il centro, meditano sui pregiati vini delle loro cantine e passano i giorni tra avvocati, geometri e consultori vari a soppesare la fabbricabilità dei loro broli, i coefficienti di dispetto che se ne possono definire e usare a smacco dei concittadini e dell'amministrazione che, per quanto in mano alle forze del cielo, a queste vecchie appare infernalmente sinistrorsa. Io dovevo comunque sloggiare dalla gabbietta dove mi ero trovato; avevo trattato l'affitto di una casa il cui padrone, ambulante di caramelle e biscotti, aveva deciso, nel costruirla, di trarne quella pensione che il governo negava alla sua categoria. Voleva che gli pagassi due anni interi di affitto anticipato e che installassi il riscaldamento a mie spese; avrei potuto in seguito portar con me il bruciatore. Ma io sono contrario ai bruciatori a nafta, il sapere che il combustibile viene da tanto lontano mi dà una specie di vertigine; mi turbano questi italiani che vogliono tutti ormai, anche nelle campagne, riscaldarsi a nafta e pavimentarsi a onice del Pakistan. Io preferirei legna, ma legna ormai ce n'è poca e bisogna quasi chiederla per favore; ormai, quando vado a comperare la legna intravedo un'India dove si acquistano volta per volta, se si trovano, alcuni fili di iuta a far da stoppino per scaldare i legumi di mezzogiorno. Nemmeno con quell'ambulante potei combinare, perché ad ogni colloquio di sondaggio esigeva di più; ma lui trovò un siciliano disposto a entrare immediatamente alle condizioni impostegli, lasciando perdere il riscaldamento. Dall'anno precedente, da quando Bambucci era venuto al mondo ad affiancarsi al fratellino e poco tempo dopo box carrozzine e culle mi avevano intasata l'esistenza, avevo esplorato il paese e i dintorni con la sempre delusa speranza BibliotecaGino Bianco STORIE/ZANZOTTO di trovare un appartamento meno tagliola, finché apparve chiara la necessità di fabbricare in proprio e senza soldi. Feci allora un inventario delle possibilità che avevo davanti per superare la strozzatura: INA-Casa? o legge Tupini? Per avere il finanziamento si doveva costituire una cooperativa, disse qualcuno bene informato e che aveva visto in più luoghi begli appartamenti a riscatto. L'idea del riscatto, della redenzione applicata all'appartamento cooperativo, di sbocconcellare per venticinque anni il debito-colpa gravante sulla casa, mi portava a considerarmi per il futuro in un'altra e più agghiacciante specie di galera, a espiare il peccato della spazialità, della tridimensionalità in un uomo senza soldi; però pensavo bene del governo che forse mi avrebbe dato una mano per trarmi dai guai, benedicevo l'opposizione che aveva trascinato per i capelli il governo così da fargli stanziare quei fondi. Quanto alla cooperativa, si arrivò abbastanza presto a parlarne, tre maestri, il segretario comunale, il maresciallo dei carabinieri (che poi, si seppe, non poteva partecipare, per regolamento), due altri impiegati e alcuni prestanome. Erano tutti più o meno nelle mie condizioni, certo si sarebbe andati d'accordo. Il segretario venne incaricato, come autorità più valida, di parlare con le vecchie, per vedere se si poteva costruire verso il centro, al riparo da eventuali capannoni, ma le vecchie si rifiutarono di prendere in considerazione la richiesta; rimanevano però due appezzamenti discreti di terreno appartenenti al parroco e che questi sembrava disposto ad alienare. Un esperto, chiamato da Treviso, uno che era riuscito a condurre a buon termine tutto il lavorio dalla costituzione di una cooperativa alla realizzazione del casamento per una ventina di famiglie, ci addottrinò sulle carte che bisognava fare. Aveva una gran barba pepesale, era rubicondo e forse socialista, non era veneto ma nemmeno di là in fondo, perciò dava qualche affidamento, anche quando aveva detto che i soldi erano quasi esauriti fino a nuovi improbabili finanziamenti e che soltanto pochissimi avrebbero potuto gioire del prestito. Lui c'era riuscito (ma in qualche anno di torturati procedimenti) ed era come stordito dalla realtà di questo suo successo, non sapeva se credersi un superuomo di furberia o un privilegiato dalla fortuna. Diceva di avere delle conoscenze e queste sue conoscenze egli ci metteva a disposizione, ma insisteva soprattutto sulla necessità di una tenacia che egli immaginava in se stesso come duttile e invincibile, ricca di sofismi e pur pronta al raptus dell'intuizione di cose e di uomini. "I salami bisogna saperseli spiccare" ripeteva alzando testa e mano verso il soffitto e imprimendo alla mano raccolta e carpente un mezzo giro quanto mai deciso. I suoi occhi facevano capire che egli la sapeva lunga sulla tecnica dello spiccare salami: intanto vuotava una dietro l'altra ombrette di vino bianco. In realtà non era un imbroglione, i suoi buoni uffici non dovevano essere ricompensati, soltanto raccomandava di favorire, eventualmente, un'impresa edile da lui conosciuta e avallata come onestissima. La cooperativa naufragò dopo alcune sedute, perché c'era sempre qualche defezione o nuo41
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