38 ..... In alto: E/izabeth Ferrars. S0110: Ngaio Marsh. BibliotecaGino Bianco cui non si sente sicuro. Da parte mia, se uno studente viene e propone qualcosa che non conosco, dico va bene, ma non l'ho mai letto. Poi si va in classe e si comincia a parlare. Non ho problemi di controllo. Senza banalizzare, perché so di essere comunque in una posizione che mi consente di tenere in mano le situazioni e di esercitare una funzione critica, voglio dire che a me non costa nulla mettermi in una condizione di minor potere. Non ho tutta questa paura di perderlo. Hai ragione tu, in ogni caso, a dire che idealmente questo mio atteggiamento è più parentale che materno. Il mio riferimento mitico infatti è a Demetra e Persefone. Il loro non è un rapporto tra madre e figlia, ma tra una donna anziana e una donna giovane. La prima mette il proprio potere, e il potere di Demetra non era certo da poco, al servizio della donna più giovane, in una relazione di protezione e di affidamento. Il problema serio è quando una donna è sola in mezzo agli uomini: non le resta davvero che cercare di mimetizzarsi, di cancellare ogni traccia di differenza, come se per essere accettate occorresse dimenticarsi di essere se stesse. Il tuo riferimento al mito implica anche un 'attribuzione e un riconoscimento reciproco di valore? Lascia che ti dica una cosa. (Sottovoce, quasi bisbigliando): strada facendo mi sono accorta che le donne sono tanto più interessanti degli uomini. Ci si parla con molta immediatezza. Ma esistono dei luoghi, delle strutture, per questa valorizzazione reciproca? In università esiste la rete degli Women's Studies. Prima di Reagan la legge era dalla nostra parte. Se da Berkeley ci arrivava una telefonata in cui ci dicevano che c'era un posto libero per una donna, ma che non avevano la candidata, puoi stare certa che il giorno dopo gli facevamo trovare una lista di cinquanta nomi tra cui scegliere. Ci aiutavamo tra di noi. Praticamente decidevamo noi le persone da assumere. C'era naturalmente il problema della qualificazione. Aiutarsi, infatti, non può significare favorirsi secondo una logica clientelare. La solidarietà è un'altra cosa e ha a che vedere con il valore, non con la miseria. Ritorniamo alfa scrittura, chi sono la tua scrittrice e il tuo scrittore preferiti? Virginia Woolf. Tengo corsi su di lei e sono convinta che non abbiamo ancora neppure cominciato a capire il genio di quella donna. E Henry James. Il tuo registro preferito sembra essere quello dello humor. È un registro che consideri comune nella scrittura delle donne? Sì, decisamente. Prendi Dorothy L. Sayers, è davvero molto comica. Predi Jane Austen. La commedia è una grande difesa per le donne. Se si è troppo seri non si riesce a dire niente. Ci vuole troppo coraggio. Prendi Lisa Alther: è seria, ma anche esilarante, come quando in Kinfficks (trad. it. 'Istantanee di famiglia') racconta di una donna che si fulmina usando un vibratore. E la Wollstonecraft? O Jane Austen. Addirittura devastante nei confronti della società in cui viveva. Come Amanda Cross hai dei modelli e dei maestri o tendi a inventare? Credo che sia tutto dentro di me. Deve essere lì. Non è stato detto che i buoni scrittori rubano, mentre i cattivi imitano? E dietro questa battuta, solo apparentemente paradossale, sta l'idea che chi ruba sia colui o colei che si appropria di qualcosa, facendola diventare parte di sé. E quello che è parte di noi, salta poi fuori da tutte le parti, senza neanche rendersene conto. È ricca Amanda Cross? Sì, Kate Fansler continua a farla guadagnare bene, tanto è vero che Carolyn Heilbrun ha una fantasia o un sogno: dare vita a alcune borse di studio dedicate a Kate, Kate Fansler's fellowship, con il denaro di Amanda Cross.
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