/11 a/10: Mignon Cood Eberhan; sono: Doris Mi/es Disney. BibliotecaGino Bianco Le tue detective stories sono decisamente colte, per via di citazioni e riferimenti letterari e per via di un uso assai sofisticato del linguaggio. La tradizione letteraria inglese è popolata di scrittrici di detective stories di ottimo livello. Ti dirò che una delle ragioni per cui ho cominciato a scriverne anch'io è che non avevo più gialli da leggere. La mia amatissima Dorothy L. Sayers era morta e veramente rari erano i libri in cui si potessero trovare storie di donne legate tra di loro da amicizia, lavoro, idee, progetti comuni. Vedi, a me piacerebbe essere un grande romanziere, come Jane Austen, Charlotte Bronte, Dostoevskij, ma non posso, così scrivo le storie di Kate Fansler. Perché non puoi? Hai provato? Ho provato, ma si sono sempre trasformati in gialli. Gli altri li ho buttati via, perché non ho talento sufficiente per sostenere la traiettoria narrativa fuori da quella struttura. Qual è il problema? La tenuta della storia; quello che mantiene l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine di un libro. A quello che ho provato a fare io manca qualcosa, quel qualcosa che fa continuare la lettura. Il mio desiderio sarebbe di scrivere un romanzo capace di farsi leggere tutto d'un fiato, che una volta finito però facesse venire la voglia di ricominciarlo per rimanere in compagnia dei personaggi. Ecco, mi piacerebbe scrivere un libro che si ha voglia di rileggere anche quando si sa cosa c'è dietro la cortina nera. Com 'è composto il tuo pubblico? È senza dubbio un pubblico intellettuale. Gente che ama la letteratura, i libri, la conversazione. I miei lettori non sono certamente i blue collar. Non piaccio neppure a quei lettori, in maggioranza inglesi, che vanno pazzi per i "duri" americani, Hammett e Chandler, per intenderci. Questi ultimi proprio non mi sopportano, mi dedicano delle recensioni cattivissime. Cosa li disturba così tanto nei tuoi libri? La lievità? Il tuo neanche tanto velato femminismo? Mi considerano troppo elitaria. Come Virginia Woolf. Una snob da piccolo gruppo. Ma vedi, a me piace scrivere di donne che hanno la possibilità e la libertà di fare delle scelte. Una donna povera non ha scelta. Io lavoro, per dare la possibilità di scelta anche a loro, ma per ora non ce l'hanno. La mia vita è così, non riesco a immaginare di avere dei bambini e un marito che mi picchia. Posso, ma senza la forza che richiede il raccontare. Un fatto buono del movimento è che mi ha fatto scoprire l'amicizia tra donne. Io sono vecchia, non ho amiche della mia età. Nel mio mondo, ambiente, lavoro sono stata sempre circondata da uomini. Le mie coetanee, tutte rigorosamente sposate, erano perse altrove. Per anni ho avuto solo uomini per amici. Con le donne, che incontravo nel loro ruolo di mogli di qualcuno, mi annoiavo. Oggi mi sento felice, come un bambino che incontra per la prima volta altri bambini. Che rapporto hai con le donne? Inevitabilmente ho un ruolo materno. Anche se non sono e non mi sento materna. Adoro i miei figli, ma non mi piacciono i bambini. Mi piacciono gli adulti, mentre non sono molto brava a parlare con i bambini. Non mi penso materna, ma in un certo senso lo sono. Le donne più giovani sanno che posso aiutarle, che sono nella posizione per farlo. E io a mia volta sono stata aiutata moltissimo da loro. I tuoi libri non ti descrivono materna. No, per niente. Eppure, in realtà lo sono. Tendo a incoraggiare, a valorizzare. Non è un atteggiamento necessariamente materno. Potrebbe esserepaterno o parentale. Paterno no. Nell'idea di paterno c'è questa cosa del dare la parola, del far calare dall'alto. Anche nel rapporto didattico io sono cambiata molto. Non voglio dire che il rapporto tra chi insegna e chi impara sia alla pari, ma ho alcuni studenti molto in gamba, che ne sanno più di me e che sono più intelligenti di me. E io penso che sia proprio perché sono una donna che posso accettarlo e esserne contenta. Nessuno dei miei colleghi maschi accetterebbe di sentirsi meno preparato o dotato di uno studente. Infatti nessuno di loro accetta di insegnare qualcosa di 37
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