► . . . - ·~ '◄:, ~- ~'!'!. Anna Katharine Greene BibliotecaGino Bianco una caverna e nessuno lo ha detto". Quando parlo di un linguaggio delle donne intendo la capacità di parlare prima di avere voce per dire. Come si pone il tuo discorso rispetto all'esperienza americana di emancipazione delle donne e al dibattito in corso nel movimento? Ogni volta che si parla di emancipazione si finisce per parlare di competizione. Bene, io non ho niente contro la competizione. A me sembra che il vero problema delle donne sia di sottrarsi a qualsiasi tipo di direttiva. Alle prescrizioni preferisco una donna ambiziosa e disposta a lottare per avere quello che ha in mente. Quando sento dire: "Fai tutto quello che vuoi, ma non essere come gli uomini", mi arrabbio. Perché no, se si vuole essere come un uomo? Con tutto che sono una pacifista convinta e militante, penso che le donne debbano entrare anche nell'esercito se vogliono. Tra l'altro io sono convinta dell'effetto benefico di un ingresso delle donne in tutti i luoghi tradizionalmente maschili, quei luoghi dove gli uomini si mettono proprio per stare lontani dalle donne. Nella competizione c'è poi, a ben vedere, anche il versante buono del cameratismo, della vicinanza, della compagnia. Non c'è niente di male a salire su una collina insieme a altre persone. Chi vuole può cercare di arrivare primo, ma chi non vuole, o non è interessato, non è tenuto a farlo, avrà comunque fatto del movimento e non da solo. Davvero, di tutto noi donne abbiamo bisogno meno che di prescrizioni. Un po' attorno a questo tema mi sembra ruoti il tuo concetto di androginia. Idealmente sì. Uso il termine androgino non per definire una carenza sessuale, ma per individuare la capacità a provare varie cose, a non farsi confinare in ciò che è considerato appropriato. Per esempio mi sembra molto più sano permettere a una donna di fare denaro se è questo che vuole, piuttosto che esprimere giudizi negativi o censori, solo perché personalmente non si è d'accordo. Che le donne si muovano in libertà e imparino a farlo con sicurezza, senza paura di essere criticate, neanche dalle altre donne. È un 'indicazione politica? Non forse nel senso marxista e europeo. Che io non sia marxista è evidente. Non potrei esserlo: sono ricca e non mi dispiace esserlo e credo nel profitto. Ma questo non ha molto a che vedere con il mio pensiero sulle donne. Io credo davvero che la questione fondamentale stia nel superamento degli stereotipi, a partire da quelli di stampo consumistico legati alla moda, alla sessualità, alla bellezza. Non ti sembra pazzesco, per fare un esempio, che dobbiamo essere tutte magrissime? È un incubo, come se volessero e volessimo farci scomparire. In passato ho studiato la vita animale e so che c'è una soglia di peso sotto la quale non si può andare senza alterare la biologia riproduttiva. Quello attuale è chiaramente uno stereotipo sessuale: questa idea demente di essere scheletri ambulanti. Sta di nuovo venendo fuori il discorso dell'androginia. New York, soprattutto downtown, sta rimuovendo la differenziazione sessuale, almeno sul piano fisico: magrezze e pallori da notte degli zombies. Sì, e questo scatena da una parte un'ansia fortissima, come negli anni Sessanta dei capelli lunghi e dei figli dei fiori. Dall'altra parte c'è tutta questa aggressività verso il corpo femminile. Che l'anoressia stia diventando una malattia sociale è un fatto grave ed evidente, un segno di odio contro il corpo delle donne. E non mi sembrano accettabili le spiegazioni un po' sciocche e certamente semplicistiche tipo la moda è nelle mani degli omosessuali che, odiando le donne, ne mortificano e mutilano il corpo. Direi che sta succedendo qualcosa di ben più serio: non si può più essere donne. Anche se si è vecchie bisogna essere sottili e eleganti. Naturalmente se si è professori non ce n'è bisogno: gli uomini vogliono fare colazione con te in ogni caso. E anche per gli incontri sessuali direi che gli stereotipi sessuali non hanno alcuna importanza. Tra quello che dici e Kate Fansler, la protagonista dei tuoi racconti gialli, mi sembra ci sia una connessione lineare. Ne hai voluto fare un personaggio esemplare, una sorta di figura femminile modello? Kate è una figura di fantasia, come in tutte le detective stories. Il mio esperi~ mento con questo personaggio è stato di vedere cosa si poteva fare con una donna che ha tutto, potere compreso. Si vedono spesso donne che hanno denaro, potere, cultura, educazione, posizione, ma non fanno niente. Ho pensato: costruiamo una donna che ha tutto e vediamo cosa può fare e cosa vuole fare. Cosa Kate Fansler fosse davvero l'ho scoperto solo molti anni dopo averla creata. Kate è una donna che non ha interiorizzato l'idea patriarcale di donna. 35
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