Berenice Abbaii, James Joyce (1928). ILGIALLO MONDADORI Amanda Cross MORTEADHARVARD La copertina di uno dei due romanzi tradolli in italiano di A. Cross.L'altro è Un delitto per James Joyce, edizioni La Tartaruga. BibliotecaGino Bianco IL"GIALLO"DELLASIGNORACROSS INCONTROCONCAROLYNHEILBRUN/AMANDACROSS a cura di Maria Nadotti No, non sono due le signore in questione. Non mi sono trovata in una di quelle curiose situazioni in cui chi intervista deve tempestivamente interrompere, calibrare, far girare la conversazione in modo che nessuno ne esca meglio di nessun altro o che almeno ognuno abbia modo di giocarsi la sua parte. Carolyn Heilbrun, full professor ovvero ordinaria di letteratura inglese presso la Columbia University di New York, nell'84 presidente, laprima presidente donna, della Modem Language Association, autrice di numerosi saggi di critica letteraria e di teoriafemminista, e Amanda Cross, giallista di successo da più di vent'anni - al suo attivo sette detective stories (l'ottava uscirà nellaprossima primavera), che continuano a essere ristampate e che ne hanno fatto un 'autrice bestseller - sono infatti la stessa persona. Una gentile signora di circa sessant'anni, sposata da moltissimi "con lo stesso uomo", come mi dice ridendo, e madre di tre figli ormai adulti. All'intervistatrice che si era letta, inizialmente per scrupolo professionale e poi per puro piacere, un paio dei suoi libri teorici, Toward a Recognition of Androginy e Reinventing Womanhood, e tre dei suoi libri gialli e che, intrigatissima, si aspettava un personaggio sdoppiato alla Dr. Jekyll /Mr. Hyde, con un physique du ròle e chissà perché almeno qualche aspetto inquietante, si è presentata una tranquillissima, rassicurante, solida e soprattutto unitaria s:gnora dalla risata contagiosa e dalla voce forte. Senza alcuna timidezza, ma con squisita modestia, in un felice miscuglio di intelligenza, umorismo e semplicità, Carolyn/ Amanda, nel silenzio appena interrotto da remoti rumori stradali del suo afjluentissimo appartamento su Centrai Park West (inevitabili le reminiscenze warthoniane) mi ha svelato un segreto, il suo segreto. La vita, vissuta e non subita, è fatta di potenzialità e di scelte. Sta a noi individuare le prime e non avere paura delle seconde. Essere molte cose insieme non è allora sintomo di contraddizioni non risolte o, peggio, segno inquietante di sdoppiamento della personalità. Proprio nel tenersi insieme in un sistema di apparente incompatibilità, nel saper coniugare una cosa e il suo contrario, elaborando linguaggi e forme via via adeguati, sta idealmente e praticamente la saggezza dell'unità. Identità non polarizzata né frammentaria, ma lineare nellafluidità e nell'agilità, nella capacità di inventarsi spazi differenziati per le voci diverse ma non opposte che convivono in ognuno di noi. Carolyn/ Amanda, cosa significa essere due persone insieme e come è cominciata? Partiamo dall'inizio, dal '63. Ho cominciato allora a scrivere le mie detective stories. Insegnavo già alla Columbia University, ma non ero ancora stabilizzata. Avevo un marito, tre figli piccoli e un grosso cane. Direi che tutto è iniziato perché avevo bisogno di uno spazio tutto per me. Io non sono di certo una mattiniera, eppure mi alzavo un'ora almeno prima dei bambini, soltanto per scrivere. Scrivevo anche durante l'estate. Per più di dieci anni il fatto che Amanda Cross fossi io è stato un segreto tra mio marito, il mio agente e me. Mi ci potevo giocare la carriera in università, dove già il fatto di essere una donna mi faceva sentire a mala pena tollerata. Com'era la tua scrittura? Una scrittura lenta. In media ho prodotto un racconto giallo ogni tre anni. Soltanto in un caso sono stata veloce, ma c'erano delle ragioni personali: uno dei miei figli stava per partire per l'Inghilterra e io avevo meno tempo da dedicare a me stessa. Tu scrivi anche libri "seri", saggi e letture di scritti per lo più femminili. Sì e sai cosa mi sta capitando? Che, visto che sono stata tra le prime in America a scrivere di androginia, oggi vengo consultata e invitata di continuo a esprimere il mio punto di vista su personaggi alla Michael Jackson e alla Boy George. E il bello è che da quando i miei figli non vivono più in casa, io di rock star non so davvero più niente. È che è diventato un fatto scottante ed è di moda parlarne.
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