Jacob A. Riis, Il vicolo Baxter, New York fine secolo (Museum of the City of New York). IDENTIFICARSI ... INCONTROCONHENRYROTH a curadi Mario Materassi Quanto segue è parte di una conversazione con Henry Roth registrata a New York il 24 ottobre 1973 nel mio appartamento nel West Side. Smarrita due anni più tardi durante un trasloco e ritrovata pochi mesi fa, la cassetta risulta incisa da un solo fato: impossibile, oggi, ricostruire se anche l'altro lato fosse stato inciso, o sia invece andato cancellato. Certo è che quella registrata è soltanto una parte della funga conversazione che ebbe luogo durante la visita dello scrittore; così come è certo che fu Roth stesso a suggerire di mettere in funzione il nostro registratore, e quindi a occuparsi degli aspetti tecnici dell'operazione - fui, che tra macchine e macchinari si è sempre trovato a suo agio. Non tutta fa registrazione viene qui presentata. Alcuni omissis si riferiscono a discorsi tra vecchi amici, il cui interesse è soltanto personale. Buona parte della conversazione trascritta concerne alcuni nodi problematici che spesso Roth affronta nelle interviste - soprattutto, i rapporti con il Partito comunista americano, e fa sua nuova identificazione con Israele. In questo senso, fa conversazione non tocca regioni inesplorate dell'uomo o dello scrittore - anche se tocca quei nodi, quelle costanti preoccupazioni esistenziali, con un approfondimento forse maggiore rispetto a tante delle interviste anche recenti. Un punto soprattutto, peraltro, è da sottolineare, in quanto ch'io sappia mai Roth lo ha discusso in pubblico: le complesse basi estetico-ideologiche su cui si fonda fa sua nuova scrittura. Sono parole, quelle che Roth spende inproposito, che sarà utile tenerpresenti allorché si legga uno degli ultimi brani pubblicati dallo scrittore, Weekends in New York - A Memoir ("Commentary", settembre 1984); e che a maggior ragione dovranno esser meditate quando uscirà Mercy of a Rude Stream, i/ "romanzo informa di memoria" a cui l'autore di Chiamalo sonno sta lavorando e di cui il suddetto brano è uno s1 trafcio. Prova: uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci PROVA! Adesso lo teniamo acceso per una mezz'ora, e poi avremo un documento immortale con le voci di due ... Se non lo rovino - se non lo cancello... No, non lo rovinerai. Lo spegnerò fra mezz'ora. ( ... ) Stavi dicendo qualcosa a proposito di Israele. Sì. Stavo dicendo quanto insistente (e uso questa parola con la debita cautela) sia diventata la mia identificazione con Israele, nonostante certe grosse riserve e il senso di ingiustizia nei riguardi di altri gruppi all'interno di Israele - gli arabi, prima di tutto, e poi gli ebrei orientali. Voglio dire, è una società che tende a stratificarsi, dalla classe capitalistica giù giù fino al proletariato. E, be', questo proprio non si accorda né con i miei sentimenti socialisti, né con il mio senso di una giustizia ebraica - e delle due cose, credo che la seconda sia la più forte. Tuttavia, Israele è diventato per me un paese dove possono avvenire trasformazioni in direzione di una maggiore giustizia sociale - trasformazioni nelle quali ho interesse a partecipare, in una misura quale mai ho conosciuto quando, nel passato, sono stato politicamente impegnato. ( ... ) Che effetto ha sul tuo lavoro, questo tuo nuovo interesse per Israele? Be', in questo senso costituisce la più grande trasformazione, per me, da quando per la prima volta mi resi conto, se vogliamo, di essere un letterato, o diciamo mi resi conto di voler fare lo scrittore. Rappresenta ... non so - non è che l'abbia analizzata sotto tutti i possibili profili - ma rappresenta la trasformazione più straordinaria nel mio modo di vedere personale da quando per la prima volta assunsi, apparentemente, la prospettiva del letterato. In altre parole, ciò che rappresenta è uno stato d'animo opposto, in quanto inizialmente, all'inizio degli anni Trenta, quando divenni uno scrittore, il mio atteggiamento era di completo distacco - o, almeno, così pensavo. Ero distaccato da tutto: paese, classe, certamente la gente, perfino la mia gente. Tutto era, semplicemente, oggetti: proprio nel senso, proprio nella tradizione degli scrittori BibliotecaGino Bianco
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