28 STORIE/ROTH "Che cosa, per esempio? Sono curioso di sapere come ha fatto a localizzare una cosa come quella tanto rapidamente. Io ho dovuto fare un bel po' di ricerche prima di essere sicuro". Ortega fece una smorfia. Sembrava star riflettendo. Spazzò via dal tavoli'Yà1cunapiccola falda di cenere di sigaretta. "In questo ha ragione", disse. "Ma come?" Lo spagnolo si coprì per un momento gli occhi con la mano. "Sefìor Stigman", disse, "e se le dicessi che mio nonno mi disse che suo padre, quando fu molto vecchio, accendeva una candela la sera del venerdì - lo faceva perché non poteva farne a meno? Accendeva una candela e la metteva in una brocca?" "Ah, ecco perché", disse Stigman. "Ecco perché lei sapeva dov'era il quemadero". "In parte. Sapevo dov'era il quemadero perché provo per quelli che vi sono morti ciò che prova lei. Perché non posso dimenticare la loro eroica fermezza, come la chiama lei. Era l'eroica fermezza di spagnoli che erano anche ebrei". "Spagnoli!" Stigman guardò l'altro con un'espressione sbigottita. "Era l'eroica fermezza di ebrei che erano anche spagnoli!'' Ortega sedeva immobile. Una volta tanto, il suo viso inquieto sembrava in pace. "E lei, la accende una candela il venerdì sera?" domandò Stigman. L'avvocato scosse la testa, quasi disdegnando il pensiero. "Una candela fatta di consapevolezza è sufficiente, non crede? E lei?" "Oh, no", disse Stigman. ,;Io ho abbandonato la fede dei miei avi molti anni fa". · I loro bicchieri erano vuoti. Ortega fece un segno al cameriere, che ne portò tre pieni e rimosse gli altri. "Penso che la parola, adesso, debba essere l'chaim", disse Mary Stigman. "La cono~ce?" domandò Stigman, levando il bicchiere. Ortega levò il suo. "Certo. È l'equivalente del nostro spagnolo salud". S-:, a una qualche finestra aperta o.dall'entrata di un caf- ... fé, una voce maschile sospesa nel tremolio di una flamenco raggiunse gli Stigman mentre camminavano per una stretta stradina del barrio di Santa Cruz. Un sottile tanfo di urina emanava dai ciottoli in ombra. Enormi portoni che sorreggevano altre porte al loro interno, e tempestati di schiere sfarzose di capezzoli d'ottone, si aprivano sul selciato di tranquilli patios. Dentro, vassoi di rame scintillavano fra vasi di piante; in un patio v'era un pozzo da cortile, in un altro vasi e conchiglie di strombo. Sulle loro teste pendevano i piatti balconi delle case, chiusi da vetrate o carichi di piante, e al di sopra di questi gli stessi tetti facevano crescere borraccina e erbacce fra le tegole ricurve. BibliotecaGino Bianco "È incantevole", disse Mary Stigman. Camminava stretta al fianco del marito lungo l'angusto acciottolato. "Stiamo andando bene?" "Sì, credo di sì. La prossima dovrebbe essere Mateos Gago, e poi dovremmo vedere la cattedrale''. "Un uomo notevole, il sefìor Ortega, non trovi?" osservò Stigman. "Gli spagnoli pagano sempre, ha detto quando ho cercato di pagare il cameriere. Los espafìoles siempre pagan - come se fosse una tradizione". Guardò sua moglie. "Finirò col pensare che anche tu sei notevole, se riesci a trovare un'uscita da questo labirinto", disse sorridendo. "Vorrei tu non avessi tanto insistito che eravamo in grado di trovare la strada anche senza il suo aiuto". "HÒ qui in borsa la guida di Siviglia". "Brava. Non so se c'è qualcosa di storto nel mio senso della realtà, o nel mio senso dell'orientamento", disse Stigman. Prese il braccio di sua moglie. "Devono esser stati quei due cognac", aggiunse debolmente. Arrivarono all'angolo e voltarono nella Mateos Gago. Per un momento, gli aranci che fiancheggiavano la strada s'interposero, ma poi la videro - la Giralda, la Fe, la banderuola. La Fede stava eretta sul suo alto pinnacolo sopra la cattedrale, indicando ogni vento con il suo ramo di palma del trionfo. Qualche altro passo, e il nobile minareto moresco che la sorreggeva fu completamente in vista, ergendo alti i suoi balconcini e i suoi archi sinuosi, i suoi pilastri di marmo dai cui capitelli delicati trafori in mattone si levavano come fumo che si diffonde da un braciere. "Sì, eccola là. L'hai trovata", disse Stigman. "Ora so dov'è l'albergo". Proseguirono camminando sicuri. "Aspetta un momento!" disse, e si fermò di colpo. "Che c'è?" Involontariamente, sua moglie si guardò alle spalle. "Oh, no, nessuno ci sta seguendo. Lo sai che cosa ho fatto?" Stigman alzò il suo impermeabile. "Ho dimenticato la corona". (traduzione di Mario Materassi) Copyright Henry Roth 1956 e 1966.
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