Linea d'ombra - anno IV - n. 13 - febbraio 1986

26 STORIE/ROTH "Posso vederla?" chiese l'ispettore. Stigman gliela porse; l'ispettore la esaminò brevemente e quindi la posò sulla scrivania. "E gli strumenti per le misurazioni... dove sono?" "Sono al nostro albergo, l'lnglaterra". "Lei viaggia con strumenti per misurazioni?" "Non sono miei. Li ho noleggiati. Se desidera ... " Stigman tirò fuori il portafoglio, estrasse un pezzetto di carta e lo passò al di sopra della ringhiera. "Questo è lo scontrino del mio deposito per l'uso degli strumenti". L'ispettore esaminò lo scontrino e poi lo mise giù sulla scrivania. "E i loro passaporti?" I documenti furono tirati fuori e consegnati. Dopo un'occhiata a ognuno dei libretti, l'ispettore li piazzò sulla sua scrivania. "Loro hanno svolto operazioni di misurazione su una strada pubblica di Siviglia, sefìor. A che scopo?" "Lo scopo era quello di trovare il punto per la corona". "E quel punto era l'aiuola accanto al Cid. Che cosa è sepolto nell'aiuola?" "Niente di cui sia sicuro, Sefìor Inspector. "Che cosa credeva vi fosse?" "Di questo preferisco non parlare" "Via, sefìor". "No, preferisco non parlarne", disse Stigman. "Se c'è una multa relativa a quanto ho fatto, sono pronto a pagarla. Se il caso è più serio, esigo il mio diritto di parlare al console americano". "Non siamo a questo punto, sefìor. Sto semplicemente chiedendo chiarimenti riguardo a certe misteriose attività che loro hanno svolto in pubblico. La polizia ha il diritto di fare domande su che cosa significhino". Stigman d'un tratto piegò la testa da una parte e guardò da sotto in su. "Sefìor Inspector, cosa penserebbe di una persona che è ospite in asa sua e la insultasse - un ospite che insulta il padrone di casa?" L'ispettore fece un gesto di disapprovazione. "Ovviamente, proverei disprezzo. Ma che c'entra, questo, con lei?" "Sto cercando di trattenermi dall'insultare il paese dove sono in visita". "Lasciamo perdere gli insulti, sefìor. Tutto quello che chiedo è una piccola spiegazione. Perché facevano quelle misurazioni? Che cosa è sepolto in quella aiuola? Quali sono i fatti?" "Le ho già detto tutti i fatti pertinenti", disse Stigman. Afferrò la ringhiera. "Il resto, mi rifiuto di dirglielo. Non ho fatto niente di male a nessuno". L'ispettore si appoggiò all'indietro allo schienale. "Qual è la sua occupazione?" domandò tranquillamente. "Sono un insegnante di scienze, in pensione", disse Stigman. "Mia moglie dà lezioni private di musica". "Noto che parla spagnolo molto bene". "Abbiamo passato varie estati in Messico". "E quali ragioni può avere, sefìor, per rifiutare di dirmi qual è l'oggetto delle loro misurazioni?" BibliotecaGino Bianco "Glielo ho detto: per deporre una corona. Nient'altro". L'ispettore guardò su verso l'uomo accanto a lui come se si trattasse di una autorità superiore. Con quel suo trasalire e subito rilassarsi, il difficile viso dell'uomo alto sembrava a volte appartenere a due individui diversi. Per un po' aveva studiato Stigman, e quindi la moglie di Stigman. La maggior parte del tempo i suoi occhi rimanevano posati su di lei, e allora i suoi lineamenti si facevano più sereni. Ora egli rivolse una domanda all'agente: "Ancora una volta: dove è stata deposta la corona?" "Lì, sefìor abogado: a questa estremità dell'ovale". L'agente si sporse sulla ringhiera e indicò la mappa sulla parete. "L'estremità verso la glorieta di Don Juan". "Ah". L'ispettore si girò sulla sua sedia girevole. "Non c'è niente di importante, lì", disse indicando il punto sulla mappa alla parete. "La Capitanìa, il consolato portoghese - nient'altro. Il Palazzo di Giustizia è soltanto alle fondamenta". "Proprio qui?" L'uomo alto mise il dito sulla piccola estremità dell'ovale e guardò l'agente. ''Sì, sefìor''. Le rughe sul viso dell'uomo alto svanirono. "Non c'è bisogno che li trattenga ancora", disse all'ispettore. Nemmeno l'ombra di un'espressione passò sul viso dell'uomo seduto. Prese i passaporti e lo scontrino e li porse a Stigman al di sopra della ringhiera. "Vorrei metterla in guardia contro ogni ulteriore uso di strumenti di misurazione in pubblico senza un permesso", disse. '' Allora possiamo andare?'' "S1: sefìor. Adì'os. Adlos, sefìora". Erano liberi di andarsene. L'uomo alto aveva portato la corona al di qua del cancelletto della ringhiera di legno, e la porse a Stigman. "Sa come ritrovare la strada?" disse. "Oh, sì", disse Stigman. "Da dove siamo venuti". "Sarebbe un onore, per me, poterli accompagnare per un tratto''. "Ma certo, se lo desidera", disse Stigman. I tre, una volta fuori, si soffermarono per un momento sotto la bandiera rossa e gialla al di sopra dell'ingresso. "Mi chiamo Miguel Ortega", disse l'uomo alto. "Sono un avvocato dello Stato". "L'avevo capito", disse Stigman. "Possiamo arrivare all'Inglaterra da questa parte" indicò la Menendez Pelayo - "oppure da quest'altra, attraverso il quartiere di Santa Cruz. Di qua è più pittoresco". Il suo volto si distendeva, mentre parlava a Mary Stigman. "Ogni sivigliano si sente una guida". "E ne avremo bisogno, di una guida, sefìor Ortega, se passiamo per il quartiere di Santa Cruz", disse lei. "Ed io sarò felice di far loro strada". "Di sicuro nessuno se la piglierà se metto questo impermeabile sulla mia corona", disse Stigman.

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