DICHEPARLIAMO QUANDOPARLIAMO D'AMORE Raymond Carver D I mio amico Me! McGinnis stava parlando. Me! McGinnis è un cardiologo, e a volte questo gli dà il diritto di parlare. Eravamo seduti tutt'e quattro al tavolo della sua cucina, a bere gin. La luce del sole riempiva la stanza dalla grande finestra dietro il lavandino. Eravamo io e Me!, la sua seconda moglie, Teresa - Terri per gli amici - e mia moglie Laura. Vivevamo ad Albquerque, a quei tempi. Ma venivamo tutti da qualche altro posto. C'era un secchiello col ghiaccio, sul tavolo. Il gin e l'acqua tonica continuavano a girare, e a un certo punto non so come cominciammo a parlare dell'amore. Me! pensava che l'amore vero non potesse essere che spirituale. Disse di aver passato cinque anni in seminario, prima di iscriversi a medicina. Disse che considerava ancora quei cinque anni passati in seminario come i più importanti della sua vita. Terri disse che l'uomo con cui aveva vissuto prima di mettersi con Me! la amava tanto che aveva tentato di ucciderla. Poi Terri disse, "Una sera mi picchiò. Mi trascinò per tutto il soggiorno, per le caviglie. Continuava a dire, 'Ti amo, ti amo, brutta puttana.' E a trascinarmi per il soggiorno. Sbattevo la testa dappertutto." Terri girò lo sguardo intorno al tavolo. "Che cosa si può fare, davanti a un amore come questo?" Era una donna dall'ossatura sottile, carina, occhi scuri e capelli neri sciolti sulla schiena. Le piacevano le collane di turchesi e gli orecchini lunghi. "Dio mio, non dire sciocchezze. Quello non era amore, e tu lo sai," disse Me!. "Non so come si potrebbe chiamarlo, ma di certo non amore." "Di' pure quello che vuoi, ma io so che era amore," disse Terri. "A te può sembrare una follia, ma è la verità. Non siamo tutti uguali, Me!. Certo, ogni tanto si comportava come un pazzo. Lo ammetto. Ma mi amava. A modo suo, magari, ma mi amava. Era amore, quello, Me!. Non dirmi che non lo era." Me! lasciò andare un sospiro. Col bicchiere in mano, si girò verso Laura e me. "Quell'uomo mi minacciò di morte, ripetutamente," disse Me!. Vuotò il bicchiere e tese la mano verso la bottiglia di gin. "Terri è una romantica. Terri appartiene alla scuola del picchiami-e-saprò-che-mi-ami. Terri, tesoro, non fare quella faccia." Me! tese la mano attraverso il tavolo e sfiorò la guancia di Terri. Le sorrise. "Ora vuole addolcire la pillola," disse Terri. "Quale pillola?" disse Me!. "Quale pillola dovrei addolcire? Ho detto quello che penso, ecco tutto." "Com'è che siamo venuti a parlare di questo?" disse Terri. Alzò il bicchiere e bevve un sorso. "Me! non pensa ad altro che all'amore," disse. "Non è vero, tesoro?" Sorrise. E io eensai che la discussione finisse lì. "E solo che io non definirei amore il comportamento di Ed. Solo questo sto dicendo, tesoro," disse Me!. "Che ne dite voi ragazzi?" chiese Me! a me e a Laura. "Vi sembra amore, questo?" "Non chiederlo a me," dissi io. "Non l'ho mai conoBibliotecaGino Bianco sciuto, questo Ed. Ne ho solo sentito parlare ogni tanto. Non saprei cosa dire. Dovrei conoscere i particolari. Ma mi sembra che quello che tu stai dicendo è che l'amore è un assoluto." Me! disse, "Il genere di amore di cui sto parlando. Il genere di amore di cui sto parlando non è esattamente quello che ti spinge a tentare di ammazzare la gente." Laura disse, "Io non so niente di questo Ed e non conosco la situazione. Ma d'altra parte, com'è possibile giudicare la situazione di qualcun altro?" Sfiorai il dorso della mano di Laura. Lei mi fece un rapido sorriso. Le presi la mano. Era calda, con le unghie lucide, perfettamente curate. Le circondai il polso largo con le dita e la tenni così. "Quando me ne andai, prese del veleno per topi," disse Terri. Si tormentava le braccia con le mani. "Lo portarono all'ospedale di Santa Fe. È lì che vivevamo, allora, a una quindicina di chilometri dalla città. Riuscirono a salvarlo. Ma il veleno gli spappolò le gengive. Si ritirarono, lasciando scoperti i denti. Sembrava che avesse le zanne. Dio mio," disse Terri. Aspettò un minuto, poi smise di tormentarsi le braccia e prese su il bicchiere. "Cosa non farebbe la gente!" disse Laura. "Ormai è fuori dalla mischia," disse Me!. "È morto." Me! mi porse il piattino col limone. Ne presi uno spicchio, lo spremetti nel bicchiere, e girai i cubetti di ghiaccio col dito. "Ma non è finita qui," disse Terri. "Si sparò un colpo in bocca. Gli andò male anche quella volta. Povero Ed,'' disse. Terri scosse la testa. "Povero Ed un cazzo," disse Me!. "Era pericoloso." Me! aveva quarantacinque anni. Era alto e slanciato, coi capelli morbidi e ricciuti. Aveva la faccia e le braccia abbronzate dal tennis. Quando era sobrio, i suoi gesti, i suoi movimenti, erano precisi, attenti. "Però mi amava, Me!. Questo me lo devi concedere," disse Terri. "Non ti chiedo altro. Non mi amava come mi ami tu. Ma mi amava. Questo me lo puoi concedere, no?" "Gli andò male come?" dissi io. Laura si sporse in avanti col bicchiere. Appoggiò i gomiti al tavolo e afferrò il bicchiere con entrambe le mani. Girava gli occhi da Me! a Terri e aspettava, con un'espressione stupefatta sulla faccia sincera, come se non potesse credere che cose del genere succedessero a persone che conosceva bene. "Gli andò male come, se si uccise?" dissi. "Te lo dico io come andò," disse Me!. "Ed prese questa ventidue che aveva comperato per far paura a me e a Terri. Oh, non sto scherzando, non faceva che minacciarci. Avreste dovuto vedere come vivevamo, a quei tempi. Come clandestini. Me l'ero comperata anch'io, la pistola. Ci credete? Io con una pistola. Ma me l'ero comperata. Per legittima difesa, e la tenevo nel cassetto del cruscotto, in macchina. Certe volte dovevo uscire in piena notte. Per andare
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