Linea d'ombra - anno IV - n. 13 - febbraio 1986

2 DISCUSSIONE/CIAFALONI zia diventasse pubblica tutto era già bollito e l'inscatolamento procedeva ai ritmi normali. La 'prima reazione dei giornali fu, ovviamente, di rivolta. Ci fu persino chi, nel governo, tentò di minimizzare e di sostenere che si era trattato di un fatale incidente nell'uso di un deodorante, pur necessario dato l'affollamento. Ma quale fosse la politica giusta da adottare fu subito chiaro. Il presidente del consiglio, a nome del governo, si assunse la piena responsabilità dell'accaduto. Anzi annunciò il piano permanente per l'annullamento della disoccupazione e lo sviluppo produttivo. Nessuno poteva vivere in Italia senza essere titolare di un posto di lavoro. Erano automaticamente produttori tutti i proprietari, a qualunque titolo, in quanto titolari del capitale. Gli altri o avevano un posto o dovevano aspirarvi. Era quindi fatto obbligo a tutti i cittadini italiani in età di lavoro di partecipare ai concorsi che lo stato avrebbe indetto, oppure a iscriversi ai corsi che sarebbero stati aperti per l'avviamento al lavoro nel settore privato. Siccome però, tendenzialmente, c'era uno squilibrio tra i posti creabili e gli aspiranti obbligatori, sia nel settore pubblico che in quello privato, una certa percentuale di aspiranti era di troppo e doveva essere, con dolore, gradualmente riassorbita. E quale modo più nobile, più produttivo e socialmente alto di farlo che utilizzarla per sostenere i cittadini che avevano prodotto e non erano ormai più in grado di produrre? Un calcolatore imparziale avrebbe deciso quanti e quali concorsi andavano gasati, secondo un andamento nel tempo da concordare con le parti sociali, tenendo conto del deficit e del fabbisogno dei pensionati. La polemica, in Italia e all'estero, fu subito aspra, ma anche complessa e confusa. Il governo sudafricano capì subito di avere trovato un inaspettato e fertilissimo nuovo filone d'oro e cominciò a sfruttarlo, culturalmente dal primo giorno e praticamente non appena le potenzialità del nuovo mercato furono chiare. Le autorità religiose di mezzo mondo e molti religiosi in Italia insorsero. I paesi del nord Europa minacciarono di rompere le relazioni diplomatiche, di spaccare la Cee, di applicare le sanzioni, di chiudere le frontiere a difesa delle carni minacciate dei loro cittadini. I movimenti nazionalisti e gruppi terroristi del medio oriente emisero un comunicato congiunto per sottolineare l'inusitata crudeltà. I governi integralisti islamici lanciarono accuse violente e avviarono gruppi di studio segreti del Corano per vedere se non ci fosBibliotecaGino Bianco ('\ ,~ ~;.l I~{~ \ j'" l/{ 0J~) se un modo di applicare in casa propria la soluzione, sostituendo però all'ignobile assassinio di inconsapevoli il volontario sacrificio nella Jihad. Ancora adesso non riesco a credere al modo in cui reagì la sinistra. Ferma condanna, naturalmente, per i morti. Soprattutto per il loro numero e la casualità della scelta. Ma pieno apprezzamento del piano complessivo. Giusto: dovevano essere indetti i concorsi obbligatori, e i corsi di avviamento generali. Tutti dovevano essere produttori. Ma il riassorbimento non poteva essere affidato a quella particolare tecnica, e soprattutto non poteva colpire indiscriminatamente persone che magari già svolgevano e certo volevano svolgere funzioni produttive, mentre c'erano devianti, sfaticati, delinquenti che erano tutti rimasti immuni nel primo esperimento (loro i concorsi non li facevano mica) e che solo il caso avrebbe potuto colpire in seguito. La Cgil si lanciò perciò in una serie infinita di proposte, di rivendicazioni, di piattaforme, in cui alla fine miracolosamente i conti tornavano, inclusi quelli dei pensionati cui, previa sterilizzazione, andavano in scatola i morti naturali, e non c'era più bisogno di gasare nessuno. La Cisl, con la sua solida cultura assiJ,,, <k l~ \\t J1." .,,_;..,_.- stenzialista, fu invece per lo scontro frontale. La scardinò l'enciclica Resurrecturi. Date Caesari quod Caesaris, era il primo punto. La Chiesa non poteva e non doveva prendere posizione su scelte di politica economica. Certo questa era una scelta grave, perché ledeva il diritto alla vita di alcuni. Ma cos'erano mai sessantamila morti in confronto al mezzo milione di aborti, ai milioni e milioni di esseri umani innaturalmente non concepiti? E non c'era forse un elemento alto di sacrificio per gli altri, in questa totale donazione di sé? Era stato indubbiamente grave che i primi non avessero saputo, ma non era forse più alto, contro l'umano desiderio di sopravvivere, accettare consapevolmente, santamente il rischio del sacrificio totale? Se esisteva al mondo un problema demografico, non era meglio affrontarlo con l'accettazione della morte piuttosto che con la soppressione della vita? Non si poteva paragonare il braccio di uno stato laico e violento, che sostituiva il comando del ministro del tesoro a quello di Dio, col braccio di Giacobbe. Ma ben si potevano paragonare i sacrificati a Isacco. Comunione e Liberazione capì subito che non poteva schierarsi con quei defunti desiderosi di stipendio e non di Graal. Caso mai andavano criticate le soluzioni totali in quanto pretendevano di eliminare il male dal mondo, privilegiavano l'essere rispetto al divenire, abolivano la carità, la volontà, la bontà. La Cisl si frantumò. Il pubblico impiego era solo nei figli. Si fece rapidamente una piattaforma nazionale che la Cisl appoggiò con uno sciopero generale dei servizi pubblici per il ruolo ereditario. Bisognava sottrarre al calcolatore i figli degli iscritti. La Cgil rispose con la proposta di opzione per la qualifica di produttore ai figli dei dipendenti dei grandi gruppi. Molti si dimisero, molti se ne andarono, qualcuno si ammazzò. Gorrieri si rifugiò in America, paese violento ma vario, che gasa i cittadini solo in piccoli numeri e per motivi definiti, in cui i preti hanno la voce da pastore e i pastori la voce da prete, e in cui, tra nord e sud, per uno studioso serio, nonché cattolico, c'era del lavoro da fare. Li, in ogni caso, quelli che pensano che non bisogna dare i sussidi dicono proprio che bisogna lasciar digiunare i disoccupati fino a che non si decidono a lavorare per meno, e bisogna lasciar morire i malati se non pagano; e quélli che non vogliono farli né digiunare né morire dicono che bisogna pagarli e non battezzarli produttori. Fu allora che me n'andai anch'io. Senza

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